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 2013  agosto 20 Martedì calendario

UN ROMANZO CON BUFALE E POMODORINI

La dove c’erano i libri ora c’è una pizzeria. Succede, in un tardo pomeriggio di fine luglio, a un amico che abita all’Eur di andare a cercare un romanzo “al solito posto” e ritrovarsi davanti a un forno a legna. Carmina non dant panem, dicevano i latini. Pane no, ma prosciutto sì: così Philippe Ridet racconta ai lettori di Le Monde la situazione dei “negozi di libri” del fu Belpaese: “Scaffali di legno chiaro per i libri, vecchie poltrone di cuoio per leggere i giornali e provare gli ultimi modelli di tablet e uno spazio dove poter comprare olio d’oliva della Liguria, prosciutto di Parma e vini del Chianti”.
Sono le nuove Red (read, eat, dream – leggi, mangia, sogna) pensate da Feltrinelli: una aprirà a Milano a settembre, nelle torri di Porta nuova. Il giornalista francese però si riferisce a quella di via del Corso 505, a Roma, chiusa precipitosamente perché le mura hanno dato segni di cedimento quasi subito. Il peso della cultura, si dirà. E che dire del Lardo di Colonnata?
In coda alla cassa della Feltrinelli in Galleria Alberto Sordi due ragazze hanno fatto una discreta spesa: tre scatole di latta francesi. Una per il caffè, una per le tisane – con appositi scompartimenti interni – una, bislunga, perfino per gli spaghetti: “Che carina la tua boîte à café “trillano e si fanno i complimenti a vicenda. In effetti sui tre piani nel cuore di della Città eterna, si trova di tutto.
Un grande supermercato che vende di tutto un po’
La libreria in realtà è diventata un grande supermercato, tutti i negozi insieme: agenzia di viaggi perché vende smartbox con soggiorni di vario tipo; cartoleria perché vende agendine, penne, taccuini; negozio di giocattoli perché ci trovi peluche e lego; blockbuster perché puoi comprare dvd e blu-ray; negozio di dischi perché sono esposti i cd. E poi portachiavi, tazze per la colazione, carta da regalo. Magliette, zaini, astucci. “In realtà – spiega Paolo Soraci, responsabile delle librerie Feltrinelli – sul nostro conto economico i libri pesano per il 70%, tutto il resto solo il 30. Non mi pare il caso di demonizzare gadget e altri prodotti: ci sono sempre stati, fanno allegria, portano altro pubblico”. Epperò, attraversando via del Corso e dando un’occhiata alla libreria sotterranea Marco Tullio Cicerone, si cade in inganno. Dalle vetrine s’intravedono solo magliette delle squadre di calcio. Allora si scendono i gradini per verificare la situazione: ma no, è ancora una libreria, solo che romanzi e saggi non si vedono da fuori. I libri resistono, ma sono solo comparse. Nei pressi di via della Scrofa una libreria annuncia: “Se compri due libri, in omaggio una t-shirt”. Segue traduzione in inglese e perfino disegnino esplicativo.
Molte ragioni per entrare
Ancora più raffinato un cartello in una libreria di via del Governo vecchio: “We speak italian very well. And we know where piazza Navona is. Various reasons to come in”. (Parliamo molto bene italiano e sappiamo dov’è piazza Navona. Molte ragioni per entrare”). A beneficio dei potenziali clienti autoctoni, l’avviso è: “Siamo molto aperti”. Ma dentro, tra mug e una vasta selezione di libri di cucina, non c’è nessuno. Il concetto non cambia anche passeggiando davanti alle prestigiose vetrine della libreria Tombolini. A due passi da piazza Venezia, è una bottega storica fondata nel 1885 e frequentata da politici, intellettuali e scrittori. Einaudi, Spadolini, Togliatti, Moravia. Oggi Giorgio Napolitano è un assiduo cliente, lo ha raccontato a Repubblica uno dei proprietari: “Si fa lasciare all’inizio della strada e arriva a piedi, l’ultimo acquisto è stato un libro di Thomas Mann, ne è un grande appassionato”. Ebbene, anche la sofisticata Tombolini espone cartoline e oggettistica varia, perfino i tarocchi. Roba di classe, ma è sempre “altro” rispetto ai libri: spille di Trifari, salsiere, brocche d’argento. E nonostante il pedigree della clientela è a rischio chiusura: l’affitto costa 50 mila euro all’anno e si vende assai poco. Di qualche settimana fa anche l’annuncio della chiusura di un altro storico negozio, il Corsaro al Pigneto: un’epidemia? “Non è proprio così – dice Alberto Galla, presidente dell’Associazione librai – Per ogni libreria che chiude ce n’è una che apre. Lo voglio dire perché questo refrain sulle librerie in crisi ci fa solo male. E poi il più delle volte si tratta di un falso allarme. Si è scritto che la Goldoni di Venezia avrebbe dato forfait, ma non è vero. È solo un cambio di gestione. Le librerie Flaccovio di Palermo erano sei. A quanto mi risulta, è previsto che una riapra”. Sarà, comunque , nel punto vendita di via Ruggero Settimo – hanno scritto i giornali siciliani – aprirà una catena di biancheria intima. Reggiseni e pigiami: è vero che ci sono meno soldi o in generale si preferisce spendere per altro?
La crisi economica e la rivoluzione digitale
C’è la crisi, questo è indubbio. Ma in tanti puntano anche il dito contro il libro digitale (nonostante in Italia l’eBook copra il 2% del mercato totale). “La realtà è più complessa – spiega Luca Domeniconi, vicepresidente generale di Ibs, piattaforma di vendita digitale e catena di librerie – Nella nostra esperienza abbiamo registrato che gli incassi sulla piattaforma on line aumentano nei luoghi dove abbiamo anche librerie a marchio Ibs. Abbiamo unificato le carte fedeltà, quella ‘fisica’ e quella digitale, ottenendo buoni risultati: c’è una maggiore circolarità tra clienti digitali e clienti tradizionali”.