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 2013  agosto 19 Lunedì calendario

«PRIVATIZZARE LE FS? NOI SIAMO PRONTI»

Le Ferrovie dello Stato ap­partengono per il 100% al Tesoro e periodicamente - specie in tempi di crisi - riaffiora l’idea di privatizzarle, almeno in parte. Ieri, a Rimini, l’ad del gruppo Mauro Moretti (da pochi giorni confermato per il suo terzo mandato triennale) ha afferma­to il suo pensiero: «Noi siamo pronti. Il governo non ha dato ancora alcuna indicazione. Ma in questi anni abbiamo prepa­rato tutto ciò che era necessa­rio, visto che abbiamo messo i nostri bilanci a standard inter­nazionali, abbiamo avuto il ra­ting, abbiamo una situazione patrimoniale e finanziaria buo­na e quindi siamo in grado di po­ter dare soddisfazioni».
Quel «siamo pronti» non si­gnifica tuttavia che la privatizzazione delle Fs sia dietro l’an­golo. Prima va identificato che cosa si vuol aprire al capitale pri­vato, presupposto per stabilire un valore: l’intero gruppo? Singole società? E, soprattutto, bi­sogna decidere se l’infrastruttu­ra (cioè la rete, appartenente a Rfi) debba restare pubblica o no: di tutto ciò, per ora, non c’è nessuna traccia di un progetto. E vivo è il ricordo del caso ingle­se, dove lo Stato si ritirò comple­tamente: il risultato fu incre­mento degli incidenti, aumen­to dei biglietti, perdita di effi­cienza, e la conseguenza fu che la rete tornò pubblica. Nel grup­po Fs, composto di una quindi­cina di società, le più importan­ti sono Trenitalia (che com­prende Alta velocità, lunga percorrenza, trasporto regionale e merci), e Rfi. Due esempi di so­cietà con quote private esisto­no già: sono Grandi Stazioni e Cento Stazioni, nelle quali Fs ha tenuto la maggioranza ma ha ceduto la gestione.
Non c’è dubbio comunque che per una privatizzazione - verosimilmente parziale - delle Fs i tempi siano maturi. Alme­no per tre motivi: primo, i conti del gruppo nel 2012 hanno chiu­so in utile per il quinto anno consecutivo: 380 milioni con­tro i 285 del 2011. Secondo, il successo del bond emesso in lu­glio: sono stati collocati 750 mi­lioni a fronte di una domanda di 3,6 miliardi, con il 60% delle richieste arrivate dall’estero. Questo significa che la reputazione del gruppo è internazio­nale e di alto profilo (altri 750 milioni saranno collocati entro l’anno, forse in ottobre). Terzo, le grandi privatizzazioni del passato (energia, tlc) sono sem­pre state precedute dall’istitu­zione di un’authority e quella dei trasporti dovrebbe presto diventare operativa.
Ma la domanda che tutti si pongono è: quanto valgono le Ferrovie? Quanto potrebbe in­cassare lo Stato? Ebbene, la ri­sposta non c’è. E la stessa azien­da, che pur per Moretti è «pron­ta», non azzarda né cifre né peri­metri. L’unico pezzo di grande valore è l’Alta velocità, che fa parte di Trenitalia, e che qualcu­no azzarda potrebbe valere 10 miliardi; ma i critici sostengo­no che essa oggi è valorizzata dal permanente monopolio sul­le linee parallele. Trenitalia complessivamente fattura 5.129 milioni con un utile di 206; ma la metà dei ricavi viene da contratti pubblici, e un inter­locutore privato complichereb­be le cose.