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 2013  agosto 19 Lunedì calendario

SE GLI ARTIGIANI RISCHIANO L’ESTINZIONE

Sono marito e moglie e stanno tirando la pensio­ne ogni anno più in là, con la fatica tra i denti. I figli hanno scelto strade diverse, più como­de. Vivono in un paesino ligure, non lontano da Genova e per cultura e stile di vita non amano apparire sui giornali. È gente che non ha mai messo in piazza gli affari privati. Sono invecchia­ti in un mondo dove il talento è senza show. Per tutta la vita hanno fabbricato stufe, quelle in ceramica, a legna, anti­che signore del calore, quelle che sono pezzi unici, di artigianato, e per questo costano, ma sarebbe un peccato non farle più.
Ha superato i cinquanta e si è nascosta dentro una pasticce­ria, dove sforna capolavori che sono diventati famosi con il pas­sa parola, di bocca in bocca. Si sveglia da trent’anni alle 6 del mattino e tutti i santi giorni cer­ca­di trovare un senso alla sua vi­ta cercando la perfezione. Certe cose non si fanno solo per i soldi. È il dovere, è la passione, è che non ti hanno tramandato l’arte della resa. Non ha figli. Tutto ri­schia di finire con lei. Le ricette, le dosi, i segreti, l’armonia, la bel­lezza, la bontà. Chissà quanti sa­pori si sono estinti perché non c’è più nessuno al mondo in gra­do di crearli. È una spoon river di pizze fatte proprio così, di pane che non diventa pietra dopo mezza giornata, di un’amatricia­na mai più assaggiata, di mecca­nici che parlavano con i motori, di calzolai che donavano alle scarpe anni di viaggi extra,di ma­stri falegnami con l’arte tra le ma­ni. Non è nostalgia. Non è solo di­re come era bello il mondo di una volta. È qualcosa di più se­rio, strutturale. È la malattia di un Paese che sta perdendo l’arte dell’impresa e del rischio, di chi lavora controvento, la memoria di un mestiere, una classe socia­le che no­n si è mai veramente riconosciuta come classe, che na­sce con gli antichi, regge nel Me­dio Evo, si esalta con il Rinasci­mento e sopravvive all’indu­stria, alle guerre, ai secoli neri e bui e perfino alla legge degli stan­dard. Il guaio è che proprio qui in Italia, terra di artigiani e di mercanti, questa razza umana sta scomparendo, si eclissa sen­za lasciare eredi. È una specie in via d’estinzione.
È vecchia e senza eredi. Basta guardarsi intorno,ma se non ba­sta l’occhio, ci sono anche la sta­tistica, i dati, i numeri, a certifica­re questa mutazione antropolo­gica. Lo dice la Cna, la confedera­zione degli artigiani, e non scrol­late le spalle come se fosse solo un discorso di parte. L’impren­ditore artigiano, questa scoria sopravvissuta alle teorie di Marx, è un mestiere per vecchi. Uno su quattro ha più di 55 anni. Fra dieci anni dovranno affron­tare il problema della successio­ne. E non sanno a chi lasciare il mestiere e l’azienda. La verità è che fare questo mestiere sta diventando una condanna. E c’è quasi la paura di dare ai figli que­sta croce. Chi sono gli artigiani? Sono quelli assediati dalle carte e dalla burocrazia, gente che so­gna leggi semplici e invece deve fare i conti con gli arabeschi mentali di burocrati che ti incasi­nano la vita solo per dare un sen­so alla loro scrivania. È gente che nessun romanziere e nes­sun intellettuale trova interes­santi da raccontare, perché non è così che si scrive un libro di successo e poi è t­roppo difficile capi­re lo sguardo di un fornaio, trop­po diverso, troppo lontano. È gente a cui lo Stato chiede di ade­guarsi agli studi di settore, un meccanismo per cui se la realtà non corrisponde alle teorie dei burocrati, pazienza, vuol dire che la realtà è sbagliata. È gente a cui lo Stato chiede il 60-70 per cento dei guadagni, una soglia superiore alla decima della Chiesa e alla mezzadria, tanto da ridurli a servi della gleba. È lo stesso Stato che di fatto ha mes­so fuorilegge gli apprendisti, nel nome di un’ipotetica giustizia sociale. È gente che porta a spas­so il marchio infame dell’evaso­re, impresso da sfaccendati e benpensanti. Ecco perché sono rimasti in pochi e vecchi. Perché in Italia da anni hanno deciso che non c’è posto per loro. Gli ar­tigiani si sono estinti perché in questo Paese hanno distrutto il loro habitat naturale. Speriamo che qualcuno abbia almeno conservato il Dna.