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 2013  agosto 21 Mercoledì calendario

MAI CON UN CLOWN

Ridotto in numeri, il ritratto di James Deen computa 27 anni di età, 1 metro e 73 di altezza, 68 chili di peso, e 22,5 centimetri di pene in erezione.
Non ci vuole una laurea in pornografia per capire che si tratta di cifre piuttosto modeste nel mondo iper muscoloso e iper dotato dei film a luci rosse. Eppure James Deen, nome d’arte per il ventisettenne californiano Bryan Sevilla, ci ha costruito sopra la sua fortuna.
«Sono il tipo che ogni donna potrebbe incontrare al bar», dice lui. Vero. E, aggiungiamo, molte ci farebbero un pensierino visto il capello riccio, gli occhi azzurri e quel che di malizioso nello sguardo. Il punto, però, è che a sognare a occhi aperti di passare una serata con lui sono centinaia di ­migliaia di ragazzine che non hanno nemmeno lontanamente raggiunto l’età legale per sedersi al bancone di quel bar e ordinare un drink. È stata proprio la sua popolarità fra le teenager americane a far scoprire James Deen alla Tv e alle riviste, accrescendo ulteriormente la sua notorietà. E a dargli la chance di lavorare per la prima volta in un film «per tutti», The Canyons. Una pellicola a bassissimo budget, ma diretta da un uno come Paul Schrader (American Gigolo) e selezionata alla Mostra del Cinema di Venezia di quest’anno.
A fare da ponte tra lui e Schrader è stato lo scrittore Bret Easton Ellis (vi ricordate American Psycho?), autore della sceneggiatura. «Bret cominciò a interessarsi a me e a twittare a proposito della storia che stava scrivendo e del fatto che la persona perfetta per la parte del protagonista ero io. Presto, un sacco di gente si mise a parlarne», racconta Deen. Ma a dire l’ultima parola, guarda caso, è stata la moglie di Schrader, l’attrice Mary Hurt. «È lui», disse dopo aver visto il suo provino.
Pare che le ragazze la considerino non diversamente da Justin Bieber o Ryan Gosling. Ci vede qualcosa di sbagliato?
«In fondo lavoriamo tutti nell’intrattenimento. Il mio è un tipo particolare di intrattenimento, per adulti, ma è bello che i giovani esplorino liberamente la propria sessualità invece di considerarla una questione da tenere segreta. Non puoi andare a masturbarti in un luogo pubblico perché offenderesti la sensibilità di altre persone, ma puoi appendere il poster di un attore porno al muro di camera tua, o avere il suo nome su una T-shirt (magliette e altri gadget sono in vendita sul suo blog, ndr). Il sesso di per sé non è una cosa brutta. Lo è se viene fatto in modo sbagliato».
Ha detto di non essere particolarmente interessato ad altri film non a luci rosse. E ha aggiunto che l’ambiente del porno è molto meglio di Hollywood.
«Per ora questa è la mia carriera e poi sono realista, non credo che riceverò tantissime proposte. Ma se spuntasse un copione interessante sarei felice di prendere parte a un film per tutti. Quanto a Hollywood, si sa. I capi degli studios non hanno rispetto per la gente, trattano le persone come merde, e non sono neppure tanto professionali. Tutti mentono a tutti. Non è un bel posto».
Sta parlando anche della sua esperienza sul set di The Canyons?
«No. Lavorare a questo film è stato fantastico. Paul Schrader fa un po’ di giochini tipici dell’ambiente, ma solo perché è uno della vecchia guardia».
Che tipo di giochini?
«Dirti: “Hai bisogno di questo lavoro più di quanto io abbia bisogno di te”; “Non mettermi nelle condizioni di doverti licenziare” (come ha fatto con la Lohan prima delle riprese, ndr). Cose di questo tipo. Ma è un genio, e questa è la cosa più importante».
La carriera di un attore del suo genere non dura a lungo. Ha idea di che cosa fare dopo?
«Non sono d’accordo. Semmai è vero il contrario: pochi attori “normali” continuano a lavorare anche dopo una certa età. Gente come Michael Douglas, Anthony Hopkins. Ma, nella maggior parte dei casi, gli attori mainstream hanno una vita professionale più breve di chi fa porno. Rocco Siffredi, nonostante l’età, continua a fare film (ha 49 anni, ndr)».
Siffredi debutterà presto con uno show sulla Tv italiana nel quale darà consigli alle coppie su come migliorare la loro vita sessuale. Le piacerebbe fare qualcosa di simile?
«Sì, l’ho letto. Non sarebbe affatto male. Mentre non credo che accetterei di essere il protagonista di un reality tipo: La vita di James Deen».
Lei che suggerimenti darebbe?
«Comunicate. Parlate delle cose che vi piacciono e di quelle che, invece, proprio non vi vanno. Non si tratta di fare sesso tramite qualcun altro, ma con qualcun altro. È un’attività che si pratica in due. Come minimo».
Cose che lei non farebbe mai sul set?
«Non farei mai sesso con un clown».
Può succedere?
«Può succedere, in certi film feticisti. Ma la mia regola è non fare mai in un film qualcosa che non farei nella vita reale. E i pagliacci mi terrorizzano. Ho parlato con mia mamma e con mia nonna, mi hanno detto che è sempre stato così. Prima di mandarmi a una festa con altri bambini si informavano: “Ci sono clown?”. Se la risposta era “sì” non mi facevano andare: sapevano che avrei passato tutto il tempo in un angolo a piangere».