Alain Elkann, La Stampa 18/8/2013, 18 agosto 2013
«PORTO AL MOMA I MIEI FILM E I MIEI LEONI»
Dante Ferretti, come mai si trova a Londra e lavora anche il giorno di Ferragosto?
«Perché sono impegnato con il film “Cinderella”, prodotto dalla Disney con la regia di Kenneth Branagh. È la Cenerentola rifatta con gli attori, recuperando però il fiabesco mondo inventato proprio da Walt Disney alcuni anni fa e ambientato nel 1850. La scenografia viene ricreata negli studi di Pinewood: per l’occasione abbiamo ricostruito la casa di Cenerentola, il palazzo reale e tutti gli ambienti della storia».
Chi sarà l’interprete di Cenerentola?
«Lily James, mentre la matrigna è interpretata da Cate Blanchett. Tra gli altri attori famosi, Helena Bonham Carter».
Da quanti mesi è occupato da questa produzione?
«Sono a Londra da novembre dell’anno scorso e sarò qui fino al prossimo novembre. Si tratta di un lavoro lungo e impegnativo perché va ricostruito tutto, anche con le intuizioni e l’estro creativo di mia moglie Francesca Lo Schiavo, che fa l’arredatrice».
Perché il prossimo 25 settembre per lei sarà una data importante ?
«Perché al Museo d’Arte Moderna Moma di New York in quel giorno si terrà l’inaugurazione della mostra fatta su di me e sul mio lavoro che rimarrà aperta fino al 9 febbraio del prossimo anno».
Di cosa si tratta, esattamente ?
«Innanzitutto bisogna dire che ci sono quattro curatori: due americani del MoMA (Ron Magliozzi e Jytte Jensen), e i due curatori italiani Antonio Monda e Marina Sagona che sono stati coloro che hanno proposto questo evento. La mostra si svolgerà su tre piani e in un pezzo di giardino. Verranno esposti cinquanta bozzetti più gli allestimenti di vari film, per esempio una parte dei lampadari del film “Salò” di Pier Paolo Pasolini, i Leoni di Venezia da me rifatti per il festival del cinema, ma anche due statue ispirate all’Arcimboldo che poi andranno all’Expo di Milano. E poi vi saranno delle speciali proiezioni “incrociate” nelle quali verranno riprodotti i film dove ho lavorato come scenografo. Un po’ come il labirinto che ho immaginato e inventato per la Mostra di Fellini alla Velanda a Roma, insomma».
Ma che impressione le fa avere una mostra retrospettiva al MoMA?
«In effetti non è una cosa che capita a tutti, e sono molto orgoglioso di esserne protagonista. Poi è la prima volta che lì dentro fanno una mostra su uno scenografo».
Si vede che i nostri talenti sono molto apprezzati negli Stati Uniti...
«Sì, negli States sono sempre molto gentili con me, tanto che il mio nome è stato inserito tra quelli dei dieci italiani più conosciuti in America».
Dica la verità: per quanto riguarda la sua professione, si sente più a suo agio nei Paesi anglosassoni ?
«In effetti mi trovo particolarmente bene sia in America sia in Inghilterra, cioè dove si lavora. Vorrei tanto poter lavorare in Italia, ma non mi pare un momento giusto, perché nel nostro Paese abbiamo - chiamiamoli così - grandi problemi».
Negli ultimi anni in Italia ha lavorato come curatore o allestitore di mostre e di musei e anche in teatro...
«Sì, ho svolto degli importanti incarichi sia per il Museo Egizio di Torino, sia per l’Expo mondiale di Milano. Però sono almeno vent’anni che non lavoro nel cinema italiano. Nel nostro Paese sono stato impegnato soltanto sul set di “Gangs of New York” di Martin Scorsese, che ho portato a Cinecittà, dove abbiamo girato la pellicola».
Ma secondo lei esiste ancora un cinema italiano?
«Sì, ma è di un altro tipo. Ci sono bravi registi e c’è una specie di neorealismo per quello che riguarda il denaro per finanziarli».
Un mondo che è molto cambiato?
«Sì, a volte in meglio anche perché oggi ci sono bravi registi come Garrone, Tornatore, Sorrentino... È che la gente adesso forse va meno al cinema e la televisione ultimamente ha preso uno spazio enorme. Forse anche perché sul grande schermo ci sono cose fatte molto bene e altre meno».
È vero che lei ha lavorato anche ad alcune fiction televisive?
«L’ultima è stata il “Deserto del Sahara” molti anni fa».
Insomma, per lei le vacanze non esistono più?
«Non mi posso muovere da Londra anche se mi manca molto Roma. Il fatto è che c’è ancora moltissimo da fare perché cominciamo a girare il film soltanto tra due settimane. In realtà per me lavorare è un po’ come una vacanza, del resto dopo una o due settimane di riposo, mi annoio».
Ma lei sta bene a Londra?
«Sarebbe una bella città se potessi visitarla di più. Invece vivo un po’ come quando a Roma ero impegnato a Cinecittà. Certo, nei weekend mia moglie e io ce ne andiamo in giro, al cinema e a mangiare in qualche ristorante. Ma di Londra vedo molto poco».