Fulmini 10/8/2013, 10 agosto 2013
STELLE
«Noi abbiamo un obbligo morale nei confronti della stragrande maggioranza di atleti e dirigenti che credono nel nostro sport pulito. Noi siamo credibili quando parliamo di lotta al doping. Nel nuoto, ad esempio, non hanno nemmeno introdotto il passaporto ematico. Quale altro sport sanziona le sue stelle, come facciamo noi?» (Helmut Digel, membro Iaaf, dopo che il consiglio ha deciso di raddoppiare la squalifica da due a quattro anni in caso di doping)
ORI «Voglio rendere il mio Paese orgoglioso e per farlo non posso che provare a vincere tre ori. Sarebbe meglio se tutti i migliori fossero qui, ma io penso solo a me stesso. Justin Gatlin? Non parlo degli altri. Non datemi responsabilità che non ho, cerco solo di fare il mio lavoro al meglio» (Usain Bolt sotto pressione per i casi di doping).
CREDIBILITA «Qui c’è un entusiasmo e un’energia incredibili. L’arena da 20mila posti è da Nba. Le Filippine hanno una passione travolgente per il basket. La loro squadra ha addosso una pressione pazzesca. Abbiamo giocato un’amichevole con loro prima dell’inizio. Era in diretta tv. Abbiamo perso di tre. Una sconfitta che ci ha accreditato di una credibilità che forse non avevamo». (Matteo Boniciolli, c.t. dell’Astana, capitale kazaka)
RIFERIMENTO «Francamente non ho mai parlato con la Ferrari di un mio ritorno. A Maranello ho trascorso bellissimi momenti e amo sempre l’Italia tanto che la settimana prossima sarò a Forte dei Marmi. Ma sto bene alla Mercedes, stiamo facendo un ottimo lavoro. L’arrivo di Paddy Lowe non cambia la mia situazione perché io ho un ruolo diverso: sono il responsabile del team, ovvero il punto di riferimento per Stoccarda» (Ross Brawn).
BASTA «Io so che nessuno vuole incontrare le squadre italiane, ci temono sempre e tanto basta» (Claudio Ranieri, allenatore del Monaco)
TALENTO «Mi sento come Casano: l’allenamento non mi piace, proprio come a lui. Ma il mio modello resta Zanetti. À un esempio, dà tutto per la squadra. Male che vada prende la sufficienza. Sin da quando ero bambina ho imparato che il talento non basta, perché se va bene al massimo puoi azzeccare una gara» (Arianna Errigo, fiorettista).
DAJE «Alcuni amici di Roma mi chiamano anche “daje”. Anzi ora, avendo vinto, sono diventata “a ridaje”: devo riprovarci, no?» (Arianna Errigo).