Fulmini 27/7/2013, 27 luglio 2013
RELIGIONE
«Fare il presidente abitua a una popolarità abnorme, scorretta. Sei un piccolo papa che ogni giorno cammina dividendo le folle sui marciapiedi. Moratti senza l’Inter tornerebbe un miliardario qualunque, senza un altro scopo che non sia quello di ricordare. Non c’è niente di inconsueto nel cedere un’azienda. Ma i problemi nel calcio sono di natura diversa da quelli di un’azienda che produce cose. Il calcio è una religione, l’Inter è una grande fede. Si possono vendere le religioni?» (Mario Sconcerti sulla trattativa di Moratti per cedere la maggioranza dell’Inter all’indonesiano Erik Thohir).
CUORE «Per me la famiglia Moratti sta all’Inter come la famiglia Agnelli alla Juventus. Moratti dovrebbe restare presidente a vita. I colori nerazzurri sono la sua seconda pelle. Comunque a questo magnate indonesiano vorrei dire che l’Inter non deve essere vissuta come un’azienda normale. Il calcio è anche una questione di cuore» (Gigi Simoni).
SOLDI «Voi europei vivete a velocità folle, noi in Africa abbiamo i nostri ritmi. Ho avuto il privilegio di giocare nell’Inter. Ma ci vuole tanta umiltà. Io rimanevo in silenzio e ascoltavo i compagni più anziani come Zanetti, Materazzi e Crespo. Oggi sembra che tutto stia andando a rotoli. Colpa dei soldi» (Mohammed Kallon, all’Inter dal 2001 al 2004).
RICORDI «Ho strani ricordi. Papà era qui e dopo la gara ci dicemmo che, noi che venivamo da una storia e una famiglia normale, avevamo vinto in F1. Avremmo anche potuto fermarci in quel momento. E ricordo che il giorno dopo volai con Briatore e Trulli in Polonia, mentre tutto quello che volevo era tornare in Spagna e far festa con la mia famiglia» (Fernando Alonso ricordando la prima vittoria in F1, dieci anni fa, nel Gp di Ungheria).
COLPA «Mi sentivo in colpa perché potevo acquistare vestiti cari e mangiare in ristoranti di lusso. Anziché darmi piacere, queste cose mi facevano male. La depressione mi portò insonnia e tachicardia» (la crisi che colpì Leonardo intorno ai trent’anni).
MANGIARE «Paura di mangiare? No, non ce l’ho. Ho fiducia in quello che faccio e nel gruppo che mi circonda. So che tutto quello che metto in bocca viene controllato. Assumo vitamine, come tutti, ma non integratori veri e propri. No, non ho paura di essere trovato positivo, so quello che faccio e quanto duramente mi alleno» (Usain Bolt).