Fulmini 6/7/2013, 6 luglio 2013
CAPITANO
«Montolivo non è il mio capitano… Siamo cresciuti insieme, è un anno più piccolo di me, non può esserlo…» (Giampaolo Pazzini scherzando sulla decisione di affidare la fascia di capitano del Milan al centrocampista).
GIOVANI «Quanto sono lontani i tempi in cui si ingaggiavano giovani talenti (Donadoni, Van Basten, Gullit, eccetera) e si utilizzavano giovani calciatori italiani provenienti dal proprio settore giovanile (Maldini, Costacurta, Filippo Galli, Albertini…)». (Arrigo Sacchi).
PAZIENZA «Mi piace lavorare con i giovani, ma poi loro si devono confrontare con gli esperti del gruppo. È ovvio che il Bayern deve vincere, come altri otto-dieci club al mondo. Avrei bisogno di pazienza, a parole me la concedono, però poi il tempo sfugge e il Bayern non è il posto migliore per non vincere» (Pep Guardiola).
BAMBINO «È il sogno di ogni bambino entrare in una Ferrari a un certo punto della vita. E il fatto di avere sangue italiano rende questa possibilità ancora più bella» (il pilota della Force India Paul Di Resta).
PAZZO «Sono orgoglioso perché sono stato il primo nella storia del motociclismo a correre così poco tempo dopo l’operazione. Sono stato un pazzo e un incosciente: mi sono assunto molti rischi perché, se fossi caduto di nuovo la mia carriera sarebbe stata a rischio» (Jorge Lorenzo).
LINGUA «Preferisco gente che parla la mia lingua rispetto a quelli che ci mettono tanto a capirla» (l’allenatore del Torino Giampiero Ventura).
BIRRA «Alla vigilia delle trasferte ci convocava nel bar dell’albergo e ci obbligava a una bevuta. Una bella birra a testa. E le vigilie in casa cinema, sempre cinema. Con obbligo di pop-corn e Sprite. Che tormento i film in lingua tedesca» (Andrea Barzagli, ricordando l’allenatore Felix Magath del Wolfsburg, con cui ha giocato due stagioni e mezza).
MANET «Sono particolare, sono francese, dipingo… dei piccoli Manet» (Marion Bartoli, finalista a Wimbledon).
MANDELA «In Sudafrica nessuno mi conosce. Ma adesso, con questa maglia gialla, qualcosa cambierà per il ciclismo, e molto per me. Ma c’è un corridore infinitamente più celebre di me. È Nelson Mandela. Ha compiuto imprese, fatto miracoli. Ha lottato, combattuto, resistito. Gli siamo eternamente debitori» (Daryl Impey).