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 2013  agosto 20 Martedì calendario

Cavallo per Sette - In New Mexico ci sono circa 75mila cavalli selvatici. Ognuno di questi mangia 8 chili di foraggio al giorno e beve 18 litri di acqua

Cavallo per Sette - In New Mexico ci sono circa 75mila cavalli selvatici. Ognuno di questi mangia 8 chili di foraggio al giorno e beve 18 litri di acqua. Conti alla mano, chi ha le terre sostiene di non farcela: i cavalli distruggono, fanno danni, mangiano tutto. Gli indiani navajo, i più colpiti dalle incursioni, suggeriscono che siano abbattuti nei macelli. (Guido Olimpio, Corriere della Sera 12/8/2013) I più vecchi antenati dei cavalli, apparsi sulla Terra circa 55 milioni d’anni fa, non superavano i 30 - 40 cm d’altezza al garrese (il punto più alto del dorso) e le zampe erano formate da quattro dita, con le quali camminavano bene sul suolo molle delle foreste. I latini con la parola caballus intendevano il cavallo da fatica o castrato. Il cavallo si chiamava equus. Il cavallo domestico ha una vita media variabile dai 25 ai 30 anni. Più raramente supera i 40 anni di vita. Il record è detenuto da Old Billy, un cavallo del XIX secolo morto a 62 ann Quando Cristoforo Colombo partì per le Indie, nelle caravelle caricò svariati cavalli. Erano legati sospesi, con imbragature che non li facevano toccare a terra. Ne arrivarono a destinazione solo una ventina. Quando partecipano alle competizioni ippiche d’oltreoceano, i cavalli si spostano in aereo, su Jet 727 (che contengono fino a 24 posti), DC8 (45 posti) o MD11 (66 posti). Ogni stallo (2, 60 metri per 3) contiene fino a tre cavalli. I campioni viaggiano in business class: stallo singolo, scorta personale di fieno, 20 litri di acqua fresca. Non tutti i cavalli viaggiano volentieri. Nel 1988, Tony Bin, italiano, vincitore dell’Arc de Triomphe, rischiò di mancare al King George di Ascot: salito su un jet troppo basso, batté la testa contro il soffitto e si rifiutò di partire. Per convincerlo fu necessario un vecchio aereo Bristol (più grande, con due motori a elica). Dopo una parentesi da stallone negli Stati Uniti, Ribot, il più forte purosangue di tutti i tempi, non volle salire sull’aereo che doveva riportarlo in Italia. Rimase per sempre in America. (Giorgio Specchia su SportWeek, n.79, 08/09/01). I cavalli diventano nervosi poco prima dei temporali, quando la pressione atmosferica è alta e l’aria carica di ioni. Quando fa freddo e sono all’aria aperta, i cavalli si dispongono tutti vicini, con la schiena al vento. All’esterno del branco si piazzano i meno importanti nella scala gerarchica, all’interno i capi. Ottimi olfatto e udito, molto meno la vista, perché gli occhi sono posizionati ai lati della testa e non gli permettono di misurare bene le distanze: praticamente vede con un solo occhio. Ecco perché spesso si imbizzarriscono, spaventati da ostacoli e pericoli che si parano davanti all’improvviso. Colori tipici dei mantelli: baio, con crini ed estremità nere e corpo marrone in tutte le sue gradazioni, è il mantello ancestrale del cavallo e il più diffuso; morello, completamente nero; sauro, marrone rossastro o color zenzero. Il cavallo di Prezwalsky (Equus ferus przewalskii) è ritenuto dagli esperti l’unico vero cavallo selvatico che non ha mai subito influenze da parte dell’uomo. Ha mantenuto quasi del tutto inalterate le caratteristiche fisiche nel corso dei millenni. Scoperto nel 1881 dal colonnello russo Prezwalsky, ha rischiato l’estinzione. Negli anni 70 una fondazione per la sua protezione si è occupata dello scambio di animali in cattività, per evitare che si accoppiassero tra consanguinei. Salvo dal 2002, quando la popolazione complessiva era di circa 1.000 esemplari, tutti discendenti da un branco di 15 catturati nel 1900 e allevati negli zoo di tutto il mondo. Il cavallo dorme 2,9 ore al giorno, disteso o raggomitolato su se stesso. In piedi può al massimo sonnecchiare, tenendo la testa bassa e il labbro inferiore pendente. Gli allevatori usano dei “cavalli ruffiani”, sterilizzati, con cui si accertano che la femmina sia disposta all’accoppiamento prima di portarle lo stallone riproduttore. La gestazione nei cavalli dura undici mesi. Con l’urina di cavallo le donne della Venezia rinascimentale si schiarivano i capelli. (Ambra Somaschini, "la Repubblica" 8/2/2004) La campionessa di ippica tedesca Ulla Salzgeber preparò il suo cavallo alle Olimpiadi di Atene con sedute di lampada abbronzante: «Per evitare che si prenda una scottatura». (Vanity Fair" 5/8/2004). William Faulkner diceva d’aver scritto Santuario per poter comprare un buon cavallo. (Javier Marìas "Vite scritte" Einaudi 2004) La regina Elisabetta da bambina non si addormentava la sera prima di aver compiuto un rituale con i suoi trenta cavalli giocattolo, alti una trentina di centimetri e con le rotelle: osservando le regole di stalla, toglieva la sella a ogni cavallo e li nutriva e abbeverava tutti. (Oliver James, Ti hanno f ****to. Come sopravvivere all’amore dei genitori, Rizzoli, 2005) I Longobardi si sentivano tutt’uno con il loro cavallo. Talvolta si facevano seppellire insieme all’inseparabile amico. (Franca D’Amico Sinatti, Il mistero del silenzio) Il prezzo più alto per un puledro fu pagato nel 2006: 16 milioni di dollari per The Green Monkey. Sulle piste, però, si rivelò un fallimento: il suo miglior risultato è un terzo posto. Varenne, trottatore, ha corso fino al 2002, vincendo 62 corse (su 73 disputate) e 6,3 milioni di euro. Oggi è uno stallone. Il suo primogenito, Icaro del Ronco, è stato venduto all’asta per 150.000 euro, circa 10 volte il valore di un comune puledro (poi infortunato, non ha mai potuto correre). La valletta Nina Senicar dice che il segreto del suo sedere tonico è l’equitazione sul suo cavallo Valebit. Jennifer Aniston regalò all’allora fidanzato Brad Pitt un purosangue (lui lo volle nel film Troy). L’attrice Francesca Inaudi e il suo cavallo: «Siamo come innamorati, mi guarda con gli occhi a cuore: ogni giorno facciamo 60 chilometri». (Corriere della Sera 23/9/2011) Giorgio Albertazzi alle donne preferisce i cavalli «perché i cavalli si cavalcano meglio». (Francesco Specchia, Libero 19/12/2004) Poco prima delle nozze, il padre di Jackie Bouvier, ubriacone, buono a nulla, spiegò a Kennedy come trattare la figlia: «Se ti crea dei problemi, mettila su un cavallo e si calma». (Amica, n. 1/2 09/01/2002) Jackie Kennedy aveva una passione per i cavalli, ma John era allergico al loro pelo. Sperando di passare più tempo col marito, imparò allora a giocare a golf (fatica inutile, visto che lui amava sfidare solo gli uomini). (Amica, n. 1/2 09/01/2002) Allergica al pelo dei cavalli anche Kate Middleton. (E.S.C., Novella 2000, n. 35, 27/08/2009, p. 79) «Le personalità che occuparono più spazio sui giornali nordamericani nell’anno 1938 furono nell’ordine Roosvelt (2°), Hitler (3°), Mussolini (4°) e, davanti a tutti, il purosangue Seabisquit. Piccolo, sgraziato, ribelle, scansafatiche, smodato nel mangiare e nel dormire il quadrupede trionfò negli ippodromi californiani rivelando uno spirito combattivo senza pari. All’origine del successo le cure del proprietario, il miliardario Charles Howard, di un allenatore che viveva in simbiosi coi cavalli, Tom Smith, e di un fantino ex pugile, Ron Pollard. I tre costruirono l’animale partendo dal principio che aveva bisogno di affetto: gli misero nel box un compagno fisso grosso e pacioso di nome Pumpkin» (Laura Hillenbrand, Seabiscuit. Un mito senza tempo) Guido Piovene giocava ai cavalli sempre tutto quello che aveva in tasca e poi telefonava ai colleghi del “Corriere della Sera” di andarlo a prendere a San Siro perché non gli erano rimasti nemmeno i soldi per il tram. (Marcello Sorgi, La Stampa 23/7/2001) Churchill era un grande appassionato di corse di cavalli e quelli delle sue scuderie vinsero 61 gare guadagnando 60mila sterline. Il suo rimpianto fu però di non aver mai conquistato il Derby di Epson: «I miei cavalli girano male sulle curve a sinistra. Del resto hanno ragione, sono cavalli di un conservatore». (Mario Fossati, Repubblica, marzo 2005) La parola “manager” viene dall’italiano cinquecentesco “maneggiare”, nel senso di “trattare, ammaestrare cavalli”. (Gian Luigi Beccaria, Per difesa e per amore. La lingua italiana oggi, Garzanti) Mantenere un purosangue costa 17mila euro all’anno. (Leonardo Maisano, Il Sole 24 Ore 18/3/2011) Zorro, cavalla femmina regalata da Raffaele Lombardo a Villa delle Ginestre, struttura di Palermo specializzata nella riabilitazione dei pazienti con lesioni spinali, per essere usata per l’ippoterapia. Costo per mantenerla: 28.020 euro l’anno (2.335 euro al mese). In 14 mesi ci sono saliti solo 11 pazienti, poi è stata restituita. (Gian Antonio Stella, Sette 19/4/2012). Ritrovamenti archeologici nella Penisola Araba fanno pensare che l’addomesticamento dei cavalli iniziò lì circa 9000 anni fa. Secondo la leggenda, i cavalli arabi di oggi risalgono alle cinque giumente sopravvissute a un sacrificio religioso compiuto da re Salomone, figlio di Davide. Costui, avendo dimenticato l’ora della preghiera perché immerso nella contemplazione delle sue cavalle, per espiare ordinò che fossero sacrificate. Cinque, però, scamparono al massacro: Koheilan dagli occhi neri, Obeyan dalla coda alta, Daltaman dall’oscuro mantello, Shuwaimeh dalla voglia "trotinata" (detta Shama dal sangue del Profeta ferito) e Saglawieh dal galoppo gioioso. In altri testi le cinque famiglie di cavalli arabi sono attribuite a Maometto, che fece dell’allevamento "Asil" ("in purezza") un obbligo religioso. (Roberto Martinengo Marquet, "La Stampa" (tSt) 27/3/2002) Al-Burak, leggendario destriero di Maometto, né cavallo né mulo, né maschio né femmina. Una mattina del 1889, attraversando a Torino piazza Carlo Alberto, Nietzsche passò davanti al posteggio delle carrozze. Vedendo un vecchio ronzino frustato a sangue dal cocchiere, con un urlo si lanciò verso l’animale, gli buttò le braccia al collo singhiozzando e cadde a terra svenuto. (Massimo Fini, Nietzsche. L’apolide della resistenza) Quando Curzio Malaparte, corrispondente di guerra italiano in Finlandia nell’inverno 1939-40, raccontò al principe Eugenio di Svezia di aver visto i cavalli di un intero reggimento di cavalleria sovietico morire tra le strette di un lago ghiacciatosi d’un tratto nel crepuscolo artico, il principe scoppiò a piangere come un bambino. (Peter Daviidson, L’idea del Nord, Donzelli, 2005) «C’è qualcosa nel corpo del cavallo che fa bene all’anima dell’uomo» (W. Goethe).