Elisabetta Rosaspina, Corriere della Sera 20/8/2013, 20 agosto 2013
IN VIAGGIO L’ARCHEOLOGO RAGAZZINO E LA SECONDA GIOVINEZZA DI MISS MARPLE
«Sposate un archeologo: più invecchierete, più vi amerà»: quella vecchia volpe di Miss Marple ha capito tutto. Dopo 12 anni accanto a un marito aviatore, eroe in guerra e fedifrago a casa, soltanto qualcuno con i piedi piantati per terra, più interessato a tesori sepolti che ad acrobazie extraconiugali, avrebbe potuto interrompere la ben avviata carriera di Agatha Christie verso una solitaria e dignitosa maturità di donna e scrittrice. Già di successo, certo. Emancipata. Spiritosa. Avventurosa. Ma poco incline a rimettere in gioco la sua libertà. Nel 1930, due anni dopo il divorzio da Archibald Christie, Agatha Miller ha 40 anni, una figlia, Rosalind, una cerchia di lettori crescente, benché non ancora planetaria, pochi soldi e molte curiosità da soddisfare. Per esempio, vagheggiava da tempo un passaggio sull’Orient Express: «Durante i miei viaggi in Francia, in Spagna o in Italia, l’avevo spesso visto fermo a Calais, e avevo dovuto reprimere l’impulso a salirvi», ricorderà ne «La mia vita», l’autobiografia, ora quasi introvabile, pubblicata da Mondadori nel 1978. «Simplon - Orient Express - Milan, Belgrade, Stamboul… nomi magici, tappe incantante».
Agatha, non più Christie all’anagrafe, ma letterariamente legata per sempre a quel cognome, non sta nella pelle: «Avevo appena finito di leggere sull’Illustrated London News le straordinarie scoperte compiute a Ur da Leonard Woolley. L’archeologia, per cui provavo un certo interesse, era per me un mondo ancora da esplorare». Cinque giorni più tardi la volitiva Agatha è in viaggio verso Bagdad: «Per conto mio», sottolinea con enfasi. Trieste, Belgrado, Istanbul, Aleppo, Damasco: il paesaggio fuori dal finestrino la interessa quanto quello al di qua del vetro, dove incontra personaggi destinati a entrare, sotto mentite spoglie, nei suoi romanzi. E finalmente: Bagdad, la città del destino. O, per usare le sue parole, della «mia seconda primavera». Che sboccia inattesa e lentamente.
Agatha decide di visitare la mitica Ur, antica città sumerica, a sud dell’attuale Iraq, e dopo un terrificante viaggio in treno, assalita dai calabroni, viene accolta da Leonard Woolley, direttore degli scavi, e sua moglie Katharine, appassionata estimatrice di Hercule Poirot. Per Agatha è un colpo di fulmine: Ur, la sua storia, gli scavi le entrano nel cuore: «La cura con cui i vasi e gli altri oggetti venivano raccolti dal suolo mi ispirava un desiderio intenso di fare anch’io l’archeologo».
Ma è soltanto durante il suo secondo viaggio a Ur che incontra l’archeologo destinato a cambiarle la vita: Max Mallowan, da cinque anni assistente di Leonard Woolley, ma assente — per un capriccio del destino — in occasione del primo viaggio di Agatha. Quando la signora Woolley le propone Max come accompagnatore in un’esplorazione tra necropoli e moschee, a Najaf e Kerbela, Miss Marple esita: il giovane archeologo è davvero molto giovane, ha appena 26 anni, si annoierebbe in giro da solo con lei, che ne ha 14 in più; e, inoltre, lui è in procinto di tornare in Inghilterra. Obiezione respinta. La strana coppia parte con un autista per l’escursione galeotta nel deserto: una notte di luna piena, ospiti di una stazione di polizia, ore e ore in auto, interrotte da un bagno in un lago azzurrissimo, apparso a sorpresa tra le dune, a qualche decina di chilometri dalla città araba di Ukhaidir: in sottoveste e mutandoni (in mancanza di costumi da bagno) Agatha sguazza come una ragazzina.
E non sa leggere nel pensiero del suo giovane accompagnatore. Quando la macchina s’impantana nella sabbia e lei, invece di arrabbiarsi, si addormenta tranquilla all’ombra della vettura, Max Mallowan decide che sarebbe la moglie perfetta per lui, come le avrebbe rivelato anni dopo: «Niente proteste, niente lamentele. Non mi hai detto che era colpa mia e che non avremmo dovuto fermarci… È stato allora che ho cominciato a pensare che eri una donna straordinaria».
Ma poche settimane e molte scorribande più tardi, Agatha trova un pacco di telegrammi ad aspettarla ad Atene: la figlia Rosalind è malata di polmonite, malattia spesso letale negli anni in cui ancora non c’erano gli antibiotici. In treno, il viaggio fino a Londra dura non meno di quattro giorni. Max insiste per accompagnarla: a Milano perdono il treno e, per riacciuffarlo, sono costretti a una spericolata corsa in auto fino a Domodossola. Max ormai non ha dubbi: la matura scrittrice è la sua donna ideale. E non ha alcuna intenzione di perderla di vista. Si sposano, tra molte titubanze di Agatha e varie disapprovazioni sociali, nella cappella della chiesa di Santa Columba, a Edimburgo. Miss Marple, archeologa per amore, seguirà Max Mallowan di spedizione in spedizione attraverso tutto il Medio Oriente. Trasformandosi in una detective d’altri tempi, dall’antico Egitto alla Persia. Imparando a fotografare i reperti e a sorvegliare gli scavi. Ma senza mai azzardarsi ad ambientare i suoi thriller in Mesopotamia, per rispetto all’area di specializzazione di Max. Con cui Agatha Christie visse felicemente per 45 anni, fino all’ultimo dei suoi giorni, il 12 gennaio 1976.