Sonia Oranges, Il Messaggero 20/8/2013, 20 agosto 2013
ECCO I MODELLI PER SUPERARE IL PORCELLUM
Cercasi disperatamente legge elettorale. Il presidente del Consiglio Enrico Letta è stato più che chiaro: a settembre il Parlamento dovrà occuparsi in via prioritaria della legge elettorale. Più facile a dirsi che a farsi, visto che il dibattito sulle possibili nuove regole per andare alle urne si trascina stancamente da anni senza riuscire a consolidare una maggioranza intorno a una proposta abbastanza buona per tutti per essere approvata. E anche stavolta il quadro è incerto: il progetto con maggiori chance di vittoria è quello che ricalca il modello elettorale dei Comuni, ma restano sul piatto anche il ritorno al Mattarellum, il doppio turno alla francese, il proporzionale puro. E c’è anche la possibilità che resti in vigore il Porcellum. Che, però, convince soltanto il Pdl, e nemmeno troppo. Mentre il Pd non disdegnerebbe un ritorno al Mattarellum o il modello d’oltralpe, mentre Beppe Grillo sogna di abolire il premio di maggioranza.
PROPOSTA VIOLANTE
Quella avanzata da Luciano Violante è forse l’unica opzione per mettere d’accordo Pd e Pdl. Prevede che, dopo una prima tornata di urne, per decidere chi governerà, tutto si giochi in un ballottaggio su base nazionale fra due possibili coalizioni, assegnando un premio (da definire) dopo questo secondo turno. Il modello di riferimento, è quello già in vigore per eleggere le amministrazioni comunali, che impone alleanze dopo il primo turno. E se pure, in questa proposta, viene riproposta l’opzione del candidato unico, l’effetto “nominati” sarebbe affievolito da un ridisegno della geografia elettorale sulla base di collegi piccoli.
MATTARELLUM
A osteggiare il ritorno al Mattarellum, sono certamente il Pdl e il Movimento 5 Stelle. La vecchia legge elettorale, infatti, prevede che tre quarti dei collegi siano uninominali. Per avere la garanzia dell’elezione, insomma, i partiti dovrebbero imporre nomi radicati sul territorio. E se il Pd sarebbe anche favorevole a una simile prospettiva (Roberto Giachetti si era fatto promotore di un’iniziativa parlamentare in tal senso, e all’atto della richiesta di fiducia alle Camere persino Letta, a titolo personale, si era pronunciato a favore di una soluzione simile), i grillini e pidiellini certamente voterebbero contro.
DOPPIO TURNO
Pure in questo caso, Pdl e M5S alzerebbero le barricate contro una proposta di riforma elettorale che ricalchi il doppio turno alla francese. Le ragioni dell’ostilità sono analoghe a quelle per cui osteggiano il ritorno al Mattarellum. Se nel modello francese è infatti previsto un ballottaggio, questo imporrebbe comunque ai candidati di non essere paracadutati, come sin qui spesso accaduto, in collegi a loro pressocché sconosciuti. Il secondo turno alla francese, infatti, non si svolge su base nazionale come nella bozza Violante, bensì in collegi uninominali. E piace solamente al Partito democratico.
PROPORZIONALE PURO
E’ lo schema che farebbe sorridere Beppe Grillo. Il leader del Movimento 5 Stelle, infatti, sarebbe favorevolissimo a cancellare il premio di maggioranza previsto dal Porcellum, per tornare a un proporzionale secco. Un modello elettorale che, però, riproporrebbe i problemi già vissuti di recenti dal Paese, nella formazione del Governo. Il rischio, infatti, è che nessuno esca vincente dalle urne e che sia necessaria la riproposizione delle larghe intese per far nascere un esecutivo: un accordo tra Pd e Pdl, che farebbe assai gioco a Grillo per restare nel suo Aventino d’opposizione. Ma Pd e Pdl saranno prevedibilmente contrari.
LA LEGGE ATTUALE
Il sistema è noto, e la Corte di Cassazione ha già sollevato quesiti di costituzionalità. I nei della legge sono noti: non si dà la possibilità agli elettori di scegliere i propri candidati e, soprattutto, il premio di maggioranza assegnato in un unico turno, garantisce la vittoria (almeno alla Camera) a chi, pur non avendo ampi consensi, riesce così a raddoppiare i consensi. Per il Pdl, potrebbe restare in vigore almeno fino alla fine delle riforme costituzionali. E non è detto che non accada. La Consulta è chiamata a pronunciarsi a dicembre, ma potrebbe anche dichiarare inammissibile il quesito della Cassazione. Sollevato sì da un giudice, ma non nell’ambito di un processo.