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 2013  agosto 20 Martedì calendario

ARNAULT ORA ALLEVA COCCODRILLI

Da maison del lusso e della moda ad allevatori di coccodrilli. Può sembrare un’amenità, ma è quel che accade a due colossi francesi come Lvmh e Hermès. In realtà c’è un motivo ben preciso: assicurarsi gli approvvigionamenti di pelle dell’animale per la realizzazione di borse pregiate, sempre più richieste dai Paperoni (o, meglio, dalle loro compagne) di tutto il mondo. Articoli che costano parecchio a causa della pregiata materia prima utilizzata.
Le danze sono state aperte da Lvmh, che nella massima discrezione, tempo fa, è entrata in possesso di un allevamento di coccodrilli a Innisfail, sulla costa nord-orientale dell’Australia. L’operazione è stata portata a termine attraverso Heng Long, una società di Singapore a sua volta fornitrice di pelle di coccodrillo per il gruppo di Bernard Arnault, che ne aveva preso il controllo due anni fa.
Per i francesi si tratta della prima iniziativa di questo genere, che però non è l’unica. Sulla stessa strada si è incamminata la rivale, sempre transalpina, Hermès, che a fine 2012 ha rilevato un altro allevamento australiano a un centinaio di chilometri di distanza, nella città di Cairns. Il tutto, ancora una volta, senza dare nell’occhio: come ha sottolineato un addetto ai lavori, è un settore molto sensibile ed è meglio che i concorrenti ne sappiano meno possibile. D’altro canto, il fatto che prodotti così ricercati come le borse di coccodrillo, che arrivano a costare anche decine di migliaia di euro, siano sempre richiesti, ha spinto i produttori a non correre il rischio di rimanere senza la materia prima.
Si tratta, in sostanza, di essere presenti nella filiera e, dunque, non è possibile liquidare l’iniziativa come un investimento naïf. Xavier Fontanet, un tempo a capo della multinazionale francese dell’occhiale Essilor e ora docente universitario, osserva che i movimenti che a prima vista sembrano i più strani, possono in realtà dimostrarsi molto intelligenti e logici, come avviene per Lvmh.
L’economia cambia in continuazione e obbliga le aziende a ripensarsi senza sosta. A fare da apripista sono quelle che intuiscono, prima delle altre, le trasformazioni in atto.
In Francia, negli ultimi 30 anni, la parola d’ordine dei dirigenti d’azienda è stata quella del ritorno al core business, dismettendo le attività legate alla diversificazione. Agli investitori, d’altra parte, è richiesto di dividere i loro rischi tra varie imprese. Oltralpe non sono molti i gruppi ad aver mantenuto attività differenziate. Vi sono comunque due casi illustri: il colosso delle costruzioni Bouygues, entrato nelle tlc e nei media, e il gruppo Bolloré, al cui interno si trovano produzione di carta, batterie elettriche, trasporti in Africa, media. In entrambi i casi, però, i coccodrilli non sono entrati nelle grazie dei vertici aziendali.