Stefano Malatesta, la Repubblica 20/8/2013, 20 agosto 2013
LO SFRUTTAMENTO DEL VIAGGIATORE
I proprietari di bar veneziani hanno in comune con i conducenti di carrozzellea Napoli, con le guide del Vesuvio, con i barcaioli di Marina Grande e Marina Piccola a Capri, con i pataccari romani che frequentano il Foro, con i ciceroni abusivi di Pompei e con i finti corallari della Sardegna che comprano il corallo altrove facendo finta che sia quello pregiato di Santa Teresa di Gallura, una caratteristica che chiamerei mongola. Come le armate di Jangis Khan ammazzavano tutti gli abitanti delle città che avevano rifiutato di arrendersi, compresi cani e gatti, così queste categorie che vivono del turismo, ma che lo intendono malamente, non lasciano superstiti quando s’imbattono in un gruppo di turisti che dimostrano di avere qualche soldo in più da spendere. E sono tutti solidali nello sfruttare le buone occasioni "fino all’osso" in modo da compensare e di far spendere quello che tutti gli altri turisti non spendono.
In Italia da anni c’è una nobile gara tra i turisti tirchi fino alla miserabilità, che non tirano fuori un euro nemmeno sotto tortura e che sono dei grandi frequentatori di bar dove chiedono un bicchiere d’acqua del rubinetto, quella che non si paga, e i gestori di locali pubblici che si vendicano dei "non spender" piazzando trappole dappertutto. Fuori d’Italia i turisti sono difesi da tariffe che regolano qualsiasi attività cittadina: non solo i taxi, ma anche i ristoranti, i bar e tutti i locali pubblici, i prezzi devono essere esposti a chiare lettere. E se qualcuno pensa di essere stato derubato da un commerciante o da una guida ci sono innumerevoli uffici dove il turista può presentare il reclamo con successo.
Certamente anche all’estero ci sono dei caffè costosi: chi va a Vienna e si mette seduto da Demel, la leggendaria pasticceria nella Michaeler Plaz, si trova a pagare un conto iperbolico per aver preso due tè e altrettante fette di torta Sacher, migliore di quella che fanno all’Hotel Sacher. Ma è un caso eccezionale. E sempre a Vienna, se uno va la sera al Caffè Havelka è sicuro che verso mezzanotte mangerà delle deliziose piccole bombe fritte che la gestione regala come omaggio ai clienti.
In Italia questo controllo sui prezzi non esiste o il guidatore di carrozzelle può chiedere delle cifre che sono sempre molto superiori al servizio offerto. C’è una volontà di "borseggiare" i turisti in rapporto uguale e contrario alla tenacia dei turisti di andare avanti a forza di panini. È una nobile gara tra i viaggiatori che vogliono spendere pochissimo o quasi nulla e i nostri esercenti che cercano di estorcere un prezzo doppio o triplo, quando c’è un minimo di possibilità che il viaggiatore non si renda conto di essere borseggiato.
Ma Venezia è un caso limite: francamente è molto triste vedere come i veneziani, che hanno costruito la più affascinante città del mondo e che era a capo di un Impero marittimo, si siano ridotti per la maggior parte a gestire delle botteghe, mettendo nel conto la gloria passata e la bellezza di una città in decadenza.