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 2013  agosto 20 Martedì calendario

«MA IO SONO STATO ESCLUSO PER UN COMIZIO NEGATO»

Il cittadino Marcello Miniscalco è amareggiatissimo: «Se il decreto Severino vale per me, deve valere anche per lui, Berlusconi». E in effetti la sua vicenda colpisce. Socialista, di professione imprenditore, a gennaio venne dichiarato incandidabile al Consiglio regionale del Molise per una condanna a tre mesi per un abuso d’ufficio commesso 18 anni fa. La sua colpa: un comizio negato. Riccardo Nencini, il segretario nazionale dei socialisti, annuncia un’interrogazione al ministro Alfano e cita Nenni: «Spesso la legge italiana è debole con i forti, e forte con i deboli».
Signor Miniscalco, ci racconti la sua storia.
«Nel 1995, sindaco di Rocchetta a Volturno, non concessi una piazza a una lista avversaria, non per prepotenza, ma perché avevano già comiziato. Per questo provvedimento di diniego fui condannato in Cassazione nel 2001. A gennaio mi candido nel listino che sostiene il candidato-presidente del centrosinistra Frattura...».
Quindi un’elezione sicura.
«Sicurissima. Scientifica».
Invece la cassano.
«La Corte d’appello, sulla base della legge Severino, mi giudica incandidabile. Per paradosso avrei potuto farmi eleggere in Parlamento, ma non per la Regione: in questo caso è sufficiente una qualsiasi condanna, anche a un solo giorno, e soprattutto l’incandidabilità vale per sempre».
Non ha fatto ricorso?
«Subito. Al Tar, e poi al Consiglio di Stato, sostenendo che il decreto Monti non poteva essere retroattivo. Ma mi hanno dato torto. I giudici amministrativi hanno sancito la retroattività della norma. E io sono rimasto a casa: al mio posto è entrato uno del Pd. Per una roba del genere, vecchia di vent’anni, mi capisce, vero? Una botta!».
È vero che il Pdl si pronunciò per la sua esclusione?
«Diciamo che il centrodestra non è stato fra le forze che hanno solidarizzato».
Ora Berlusconi sostiene che il decreto “liste pulite” è
incostituzionale.
«Guardi, lo penso anch’io. Ritengo che questo decreto è stato scritto male, tanto che ho proposto di fare ricorso all’Unione europea. Ma ciò premesso: io ho rispettato la sentenza. In uno Stato di diritto i verdetti si appellano. Ed è quel che ho fatto. Altre strade non ne conosco».
E se lo salvano?
«Viviamo in un Paese in cui uno che ha i soldi di Berlusconi può ottenere cose che un illustre sconosciuto come me si sogna. A ogni modo: a fronte di una disparità di trattamento non rimarrò inerme».