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 2013  agosto 19 Lunedì calendario

QUEL SALMODIARE DEI NOTAI D’OPERA

L’esserci noi occupati del Don Pasquale, ove ha luogo un falso matrimonio con un falso notaio, spinge a proporre una piccolezza sui notai nel teatro d’Opera.
Incominciamo col dire che chi scrive ha esperienza solo dei notai dell’Italia meridionale e in particolare di Napoli. Non sa se nel Settentrione viga una sorta di deformazione professionale com’è a Napoli, ove i notai stipulano con particolare velocità, all’uopo adottando una sorta di salmodia recto tono e un timbro, per conseguenza, nasale; soprattutto quelli della generazione di mio Padre: uno per tutti, notar Carlo Criscuolo, un pozzo di dottrina, intelligenza, humour.
La caratterizzazione dell’uomo di legge principia in musica con Michelangelo Faggioli, napoletano, nato nel 1666 e morto nel 1733, avvocato e musico. Gli si deve addirittura la prima Commedeja ppe mmuseca, del 1706-7, La Cilla. Nello splendido album discografico Il canto della Sirena. Cantate napoletane dell’età barocca, dovuto ad Antonio Florio, col tenore Pino De Vittorio, ripubblicato l’anno scorso dalla «Glossa», troviamo Stò paglietta presuntuoso, avvocato: in napoletano, il «paglietta» è l’avvocaticchio sempre a caccia di cause. Faggioli lo descrive in termini impietosi, sfuggito da tutti («È no crocco de chianca/ no piezzo de rognone/ fuceto de lo cuollo allo tallone» etc.).
I notai, però, sono differenti, non sono così disgraziati e schifati da tutti. I notai del teatro musicale sono caratterizzati proprio da quanto abbiamo descritto, quasi quelli veri si conformassero alla tradizione caricaturale operistica. In essa salmodiano, soffiano, nasalizzano. Nel II atto di Così fan tutte di Mozart Despina è travestita e declama: «Augurandovi ogni bene — il notaio Beccavivi/ coll’usata a voi sen viene — notarile dignità./ E il contratto stipulato — colle regole ordinarie/ nelle forme giudiziarie — pria tossendo — poi sedendo,/ clara voce leggerà». Poi (con voce nasale): «Per contratto — da me fatto,/ si congiunge in matrimonio — Fiordiligi con Sempronio/ e con Tirsi Dorabella, — sua legittima sorella;/ quelle, dame ferraresi, — questi, nobili albanesi/ e per dote e controdote…». A questo punto, ma si ponga attenzione alla «controdote», tutti dicono: «Vi crediamo — ci fidiamo; soscriviam, date qua». Quindi, con un’insofferenza verso il formalismo che rappresenta un elemento comico della caratterizzazione.
Nel Don Pasquale la scena comica è pienamente sviluppata. Vi è la caricatura del formalismo e della brachilogia notarile (proprio come a Napoli), con l’iterazione degli «etcetera». Il Dottor Malatesta salmodia recto tono e addirittura flectitur, mediatur et finitur, come nel canto liturgico. Il notaio, anch’egli recto tono, interloquisce «etcetera» e ripete a titolo asseverativo le ultime due sillabe pronunciate dal Dottore e poi da Don Pasquale. La tradizione interpretativa fa caricare la voce del notaio d’una nasalità che, se non può essere assolutamente esclusa, nondimeno non è prescritta dall’Autore, bastando sufficientemente elementi comici.
Der Rosenkavalier di Richard Strauss, Il cavaliere della rosa, è, tra l’altro, un gigantesco riassunto del «genere» Opera. Non meraviglia dunque che tra gli episodî comici vi sia, non una falsa stipulazione, ma la presenza di un notaio. Questi è asmatico e salmodia recto tono. Ma la situazione comica, irresistibile, lo fa tracimare. Il barone Ochs si è deciso che deve avere una certa somma dalla sposa borghese als Morgengabe: si tratta di quello che il diritto chiama la donatio propter nuptias ed è un atto di liberalità dallo sposo fatto alla sposa per significare il gradimento dopo la consumazione. Il notaio ha un bel dire che un atto di liberalità della sposa allo sposo non può farsi «als Morgengabe», e propone una serie di figure giuridiche (la sola enumerazione è comica: donatio inter vivos etc.) alle quali Ochs oppone sempre la sua ostinazione. Il latino giuridico è uno degli elementi della comicità, il Barone, che fino a questo momento avevamo visto quale villereccio cacciatore e chiavettiere (napoletano: vuol dire amatore), si getta in «ganz separatim» e «extra dotem». Il dialogo si fa serrato e si svolge mentre il Tenore italiano canta la meravigliosa Aria Di rigore armato il seno. Il notaio si accalora e Strauss fa sì che abbandoni il salmodiare. V’è un crescendo di tensione melodico-armonica che sfocia sul violento punto ove Ochs prorompe strillando «Als Morgengabe!»; il Tenore s’interrompe e il notaio si ritira.