Rosaria Amato, la Repubblica 17/8/2013, 17 agosto 2013
“GLI ITALIANI RIFIUTANO TURNI DI NOTTE E WEEKEND” L’IMPRENDITORE VENETO CHE ASSUME PIÙ STRANIERI
ROMA — «Gli italiani non hanno fame: per il lavoro in produzione riusciamo ad assumere solo stranieri»: lo sfogo di Giovanni Pagotto, imprenditore del trevigiano, fondatore e presidente di Arredo Plast spa, ha provocato il finimondo. Nell’intervista, pubblicata da un giornale locale, Pagotto raccontava anche di un giovane venuto al colloquio di lavoro accompagnato dalla mamma, o di un altro che gli ha risposto che sarebbe stato disponibile tra tre mesi, dopo aver preso la patente. Il risultato è stata una valanga di curriculum arrivati all’azienda e alla sede del giornale, critiche feroci e qualche accusa anche da parte dei sindacati. Tanto che, raggiunto per telefono il giorno dopo a casa sua (nell’unica settimana di vacanze estive, visto che, ci tiene a precisare, «sono in ferie da venerdì scorso, ma da lunedì conto già di essere in fabbrica »), preferirebbe non dire altro sulla questione: «Dica che non mi ha trovato».
Di tutte le accuse che gli sono piovute addosso, quella che meno gli va giù è quella di preferire gli stranieri agli italiani: «Proprio non capisco: c’è chi dice che li dobbiamo accogliere, e c’è chi dice che li dobbiamo ammazzare! In ogni caso il gruppo non ha alcuna preclusione ad assumere italiani. Infatti ne abbiamo molti. Cerchiamo personale da assumere anche nelle scuole. Molti italiani ce lo dicono francamente: trovano pesanti i turni di notte e quelli del week-end. Ma noi non possiamo fermare la produzione: i costi diventerebbero insostenibili, smetteremmo di essere competitivi. Siamo i principali fornitori di Ikea in Europa per gli articoli di plastica, ma mica vengono da noi perché siamo simpatici: è perché abbiamo il prezzo giusto, unito a buona qualità e buon design. Ci rivolgiamo alle agenzie interinali, loro ci mandano stranieri e noi li assumiamo: che c’è di strano? Se non ci fossero loro dovremmo chiudere e andare all’estero».
Qualcuno su Facebook insinua che le aziende di Pagotto assumano stranieri perché li pagano meno: «Italiani e stranieri guadagnano quanto previsto dai contratti collettivi, e il 50% dei nostri dipendenti ha un superminimo. Se il periodo di prova va bene assumiamo: non ci teniamo ad avere del personale precario. Sa cosa diciamo ai ragazzi, che arrivano dalle scuole e che non sanno avvitare neanche un bullone, e iniziano con noi un percorso addestrativo? Che speriamo che rimangano con noi fino alla pensione. Anche facendo carriera: abbiamo dirigenti che hanno cominciato come manutentori. Mi creda, anche un addetto alle pulizie che dà le dimissioni fa un danno: dobbiamo assumerne un altro, insegnarli come fare, tutto tempo perso».
Se Pagotto è un po’ duro verso i giovani del posto «che preferiscono avere il sabato e la domenica liberi», si mostra più comprensivo per i meridionali che possono trovare difficile trasferirsi al Nord per uno stipendio da 1200-1300 euro: «Devono anche pagare l’affitto, dovrebbero venire in due, in coppia. Una coppia può farcela». Anche se il lavoro qualche sacrificio lo vale, conclude senza polemica: «Io lo so cosa vuol dire, ho iniziato a 15 anni, come dipendente della Zoppas. Mi sono licenziato nel ‘79, sono diventato imprenditore e da allora sono andato avanti a testa bassa. Sa, qui c’era una grande concentrazione di fabbrichette di plastica: il 50% ha chiuso. A fare i turni di notte siamo rimasti solo noi e le vetrerie. A volte sembra che la gente non capisca che per mangiare bisogna lavorare ».