Paolo Mastrolilli, La Stampa 19/8/2013, 19 agosto 2013
L’AGENTE CHE RAPI’ ABU OMAR: «CHIEDERO’ SCUSA AGLI ITALIANI»
Robert Seldon Lady, il capo della Cia a Milano condannato per aver organizzato il rapimento di Abu Omar, è pronto a scrivere una lettera al presidente Giorgio Napolitano con cui vuole chiedere scusa agli italiani. Lo rivela in esclusiva a La Stampa il suo avvocato, Tom Spencer, che così spera di favorire la grazia per lui, e tutte le altre persone americane e italiane coinvolte nella vicenda. Attraverso il suo legale, Lady parla per la prima volta dopo l’arresto a Panama del mese scorso e la mancata estradizione nel nostro paese.
Quando arriverà il messaggio per Napolitano?
«Presto. Avremmo già dovuto farlo da tempo».
Cosa conterrà?
«Le scuse agli italiani, per essere stato al centro di una vicenda che ha provocato tensioni fra due paesi molto amici».
Ci sarà l’ammissione che il rapimento di Abu Omar fu un errore?
«Non so dove arriverà, perché questo riguarderebbe anche le scelte fatte dai due governi. Certamente riconoscerà che la gestione della vicenda è stata tragica».
Perché questo passo?
«Bob ama l’Italia. E’ devastato, depresso e dispiaciuto da quanto è successo. Il vostro paese gli sta così a cuore, che con la moglie avevano pianificato di restarci a vivere in pensione. Il caso di Abu Omar ha distrutto la sua vita».
Perché organizzò il suo rapimento?
«Non posso scendere nei dettagli, ma quella è stata solo una delle tante operazioni pericolose a cui Bob ha partecipato, per proteggere i cittadini italiani e gli americani. Molti attacchi sono stati sventati: decine di persone, luoghi e strutture erano state prese di mira. Però le cellule terroristiche contro cui combatteva nella zona di Milano, e non solo, sono ancora attive, e minacciano la sicurezza del vostro paese».
Perché Lady andrebbe perdonato?
«Il suo è stato un processo politico, non giudiziario. E questo vale per tutti gli agenti coinvolti. La grazia è l’unica via d’uscita possibile, anche per l’ex capo dei servizi italiani Pollari».
Vuole dire che i magistrati lo hanno usato per condannare i governi Berlusconi e Bush?
«Gli eventi sono successi quando loro erano al potere. Il procuratore sapeva che gli imputati non potevano difendersi, ma allora qual era il suo proposito? Diciamo che ha fatto capire molto bene il suo punto».
Il procuratore Spataro, che ha gestito l’inchiesta, ha detto a La Stampa che si trattò di un «rapimento illegale a scopo di tortura».
«Ho la massima stima di Spataro: è un magistrato fantastico. Ha fatto un ottimo lavoro, in buona fede, e sulla base dei fatti a sua conoscenza aveva tutto il diritto di sostenere la sua linea. Se un caso del genere fosse avvenuto negli Stati Uniti, avremmo fatto la stessa cosa. Spataro, però, sa bene che quello non è mai stato un vero processo sul merito delle questioni legali».
Perché?
«Bob non si è potuto difendere. I suoi avvocati italiani hanno fatto un grande lavoro, ma evitare la condanna era impossibile».
Su che basi lo dice?
«Per difendersi avrebbe dovuto violare il segreto di Stato, infrangendo la legge, e avrebbe dovuto chiamare sul banco dei testimoni persone che non potevano essere coinvolte. Non lo ha fatto per due motivi: primo, non commettere un reato; secondo, non rendere pubbliche informazioni che avrebbero rivelato metodi e fonti di operazioni ancora in corso. Bob non è Edward Snowden: è un soldato leale, non vuole tradire il proprio paese e i suoi colleghi».
Le testimonianze che non ha potuto fornire avrebbero cambiato il corso del processo?
«Se Spataro conoscesse la verità che Bob non ha potuto e voluto raccontare in aula, resterebbe sorpreso e cambierebbe linea».
Può fare un esempio?
«Bob non era il leader, non ha gestito il rapimento di Abu Omar».
Fu il capo della Cia a Roma, Jeff Castelli?
«Rispondo solo del mio cliente».
I due governi erano informati ai più alti livelli?
«Bob non ha agito di testa sua. La verità è l’opposto di quanto si è saputo. Solo lui, però, ha ricevuto la condanna più grave, che ancora lo espone ad una caccia internazionale».
Perché l’amministrazione Bush non ha difeso Lady?
«Credo che Bush non volesse abbandonare i propri soldati, ma difendere Bob e i suoi colleghi, raccontando la verità, significava compromettere la sicurezza di Italia e Usa. La comunità dell’intelligence, però, è ancora furiosa per come sono andate le cose».
Cioé?
«Molti agenti Cia ancora in servizio rifiutano l’Italia come destinazione, perché temono di finire come Bob».
Perché dopo l’arresto a Panama non è stato estradato?
«Si è trattato davvero di un problema burocratico. Le vostre autorità hanno fatto la richiesta in italiano, ma quelle panamensi non potevano accettarla così. Questo ha creato la finestra di tempo che ha fatto scadere i termini, consentendo a Bob di uscire. Naturalmente può darsi che nel frattempo ci siano state pressioni fra i governi, ma questo non lo sapremo mai né io, né lei».
Come è rientrato negli Stati Uniti?
«A bordo di un normale aereo di linea».
Dove si trova ora?
«In un luogo sicuro, negli Stati Uniti».
Perché non parla lui direttamente?
«Molte cellule terroristiche sarebbero felici di eliminarlo. Per il momento, deve pensare alla sua sicurezza».