Marco Moussanet, Il Sole 24 Ore 18/8/2013, 18 agosto 2013
QUELLA SPREGIUDICATA «FACCIA D’ANGELO»
Voci, dubbi, sospetti c’erano da tempo. Già nell’aprile del 2007 il back office di Société Générale, terza banca francese (seconda, se dell’Agricole si considera solo il veicolo quotato) e tra i leader mondiali sul mercato dei derivati, si rende conto che qualcosa non funziona. Ma l’emergenza vera, quella da codice rosso, scatta venerdì 18 gennaio 2008, quando Deutsche Bank comunica che non c’è riscontro di un’operazione di copertura che sarebbe stata realizzata da un trader parigino di SocGen, Jérôme Kerviel.
Ai piani alti del quartier generale del gruppo, nelle torri futuriste della Défense con l’inconfondibile logo rosso e nero, il presidente Daniel Bouton, da oltre dieci anni alla guida dell’istituto di credito, convoca un vero e proprio comitato di crisi e si avvia a trascorrere quello che diventerà il week end più lungo e drammatico della sua carriera, della banca e dell’intero sistema creditizio francese.
Kerviel "faccia d’angelo", come viene ben presto definito dai giornali per quel suo viso pulito e l’aria da ragazzo perbene, viene immediatamente convocato e "interrogato" per 12 ore. Domenica sera il quadro è abbastanza chiaro, anche se mancano ancora alcune tessere del puzzle che arriveranno nei giorni successivi: nel corso del 2007 il giovane trader - al momento dello scandalo ha appena compito 31 anni - ha preso posizioni non autorizzate sui futures per 50 miliardi, con una perdita finale per la banca di 4,9 miliardi.
"Non autorizzate" significa che nessuno lo sapeva. E che per evitare di essere scoperto, Kerviel aveva ripetutamente falsificato i dati, introducendo informazioni fraudolente nel sistema informativo della società. Inventandosi, com’è successo con Deutsche Bank, contratti di copertura inesistenti. La situazione è talmente grave che nel tardo pomeriggio del 20 gennaio viene finalmente informato il presidente Nicolas Sarkozy, il quale non perdonerà mai a Bouton il ritardo nella comunicazione e insisterà per averne la testa (cosa che effettivamente accadrà il 29 aprile del 2009).
La Francia scopre l’espressione "rogue trader", trader disonesto. "Faccia d’angelo" diventa il volto più noto del Paese. Emblematico degli eccessi della finanza brutta e cattiva, dei soldi facili e dell’assenza di regole. In piena crisi finanziaria internazionale. Alcuni si spingono a scrivere che SocGen è sull’orlo del fallimento, immaginando un salvataggio/acquisizione da parte di Bnp Paribas, che dieci anni prima aveva già tentato l’assalto alla banca e che certo non si tira indietro.
Grazie anche a un aumento di capitale da 5,5 miliardi, questo scenario non si realizzerà. E anzi SocGen annuncerà appena un mese più tardi, il 21 gennaio 2008, di aver chiuso il bilancio in utile. Sia pure un utile ridotto dell’82% rispetto ai 5,2 miliardi dell’anno precedente. Senza l’effetto Kerviel, che ha portato in rosso per 3,4 miliardi i conti del quarto trimestre, il risultato sarebbe stato di 4,2 miliardi invece di 950 milioni.
Il processo all’ormai ex trader è fissato per l’autunno 2010. Lui si affida a una star del foro parigino, l’avvocato Olivier Metzner. Che, giallo nel giallo, si è suicidato il 17 marzo scorso - a 63 anni - lasciandosi annegare nelle gelide e tempestose acque del golfo del Morbihan, in Bretagna, dove possedeva un’isola (ma non c’è alcun collegamento con il caso Kerviel).
A rappresentare SocGen c’è un altro grande protagonista dei processi d’affari: Jean Veil, figlio di Simone, difensore di Chirac, di Strauss-Kahn, dell’ex ministro del Bilancio Cahuzac.
Uno scontro di titani che finisce con la netta sconfitta di Metzner. E di Kerviel. Che il 5 ottobre 2010 viene condannato a cinque anni di carcere (tre dei quali da scontare assolutamente in cella, dov’è già stato per 38 giorni) e a rimborsare SocGen per la perdita subìta: appunto 4,9 miliardi. Cifra dall’ovvio significato simbolico perché stratosferica e assurda: se la giustizia non impedisse il sequestro dell’intero stipendio, con il suo dell’epoca da consulente informatico (2.300 euro al mese), Kerviel ci metterebbe 177.536 anni a pagare. Persino la tanto discussa decisione arbitrale nel contenzioso tra lo Stato e Bernard Tapie (400 milioni) scolorisce di fronte a un’entità simile.
La sentenza letta dal presidente Dominique Pauthe non lascia dubbi sulla responsabilità dell’ex trader, che insieme al suo avvocato aveva invece cercato di coinvolgere la banca accusandola di «non poter non sapere» e quindi di essere stata di fatto complice delle operazioni realizzate: «L’imputato ha regolarmente superato i limiti del proprio mandato professionale, prendendo posizioni speculative all’insaputa della banca e in proporzioni gigantesche. Ha dimostrato una straordinaria capacità di dissimulare la sua reale attività con tecniche particolarmente elaborate. Ha fatto ricorso a coperture fittizie e spiegazioni non veritiere. Le eventuali negligenze della banca dal punto di vista dei mancati o insufficienti controlli non attenuano in alcun modo il comportamento dell’imputato. Solo, unico responsabile di quanto è avvenuto».
«Negligenze della banca» che ovviamente ci sono state, che la Commissione bancaria ha punito il 4 luglio del 2008 con una multa di 4 milioni e che hanno spinto la società, la cui guida è passata nel frattempo a Frédéric Oudéa, a investire 180 milioni - tra 2008 e 2011 - per migliorare il sistema di controllo delle operazioni realizzate dai trader.
In vista del processo d’appello, Kerviel cambia avvocato e si rivolge al mediatico David Koubbi, diventato famoso per aver creato il caso di Tristane Banon, che aveva accusato Dsk di aver cercato di violentarla. Molto aggressivo, Koubbi insiste nel cercare di dimostrare ancora una volta che «la banca non poteva non sapere» e quindi è corresponsabile. Ma la presidente della Corte d’appello Mireille Filippini, che durante tutte le udienze non ha fatto nulla per nascondere l’irritazione nei confronti di Kerviel e del suo difensore, il 24 ottobre del 2012 conferma esattamente la sentenza di primo grado.
All’ex trader, che nel frattempo ha scritto l’inevitabile libro e ha scatenato una vera battaglia giudiziaria su più fronti contro SocGen, non resta che sperare nella Cassazione, la quale dovrebbe cominciare a occuparsi della vicenda in autunno. Anche se per "faccia d’angelo" le possibilità di evitare la prigione sembrano davvero alquanto scarse.