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 2013  agosto 18 Domenica calendario

LA BIRRA ITALIANA SI È BEVUTA LA CRISI

È sicuramente la bevanda preferita dell’estate. A una birra fredda non si rinuncia in questo periodo. Secondo l’ultima indagine Ispo-AssoBirra il 71% degli italiani maggiorenni (36 milioni in totale dei quali ben 16 milioni donne) dichiara di consumarla, rispetto al 60% di 3 anni fa. Per gli under 54 è addirittura la bevanda alcolica preferita, mentre nel 2011 questo dato era fermo agli under 45. Solo dai 55 anni in su il vino riafferma con decisione il suo primato. A trainare questo ’alto gradimento’ si conferma la fascia dei consumatori che la bevono meno di una volta a settimana, passati in un anno dal 35,3% al 36,3%, mentre crescono del 18% quanti si concedono lo sfizio di una birra una volta al giorno (da 7,2% all’8,5%, 4,2 milioni). Per 4 italiani su 10 (41,6%) la birra è l’opzione ideale per un pranzo o una cena leggera a casa, magari in terrazza o in giardino. A seguire, e a confermare la dimensione conviviale di questa bevanda, il dopocena (20,3%) o l’aperitivo (15%), purché in relax con gli amici.
Tendenze e costumi che cambiano. Ma anche economia e imprese. Perché il comparto dei produttori di birre è una realtà fortemente produttiva che interessa centinaia di aziende e migliaia di lavoratori, generando dati economici di assoluto rilievo. Nei giorni scorsi Assobirra ha diffuso una fotografia aggiornata sull’andamento del settore in occasione dell’assemblea annuale che ha confermato alla presidenza Alberto Frausin e nominato alla vicepresidenza Piero Perron e Tommaso Norsa: nonostante arrivi l’onda della crisi dei consumi che sta interessando l’Italia in maniera preoccupante, il comparto tiene.
Nei primi sei mesi del 2013 calano del 3% le vendite, ma torna a crescere l’export che mette a segno +2,7% nei primi 4 mesi. Consumi penalizzati anche dal prolungato maltempo degli ultimi mesi (-8,25% a giugno).
Quanto ai dati complessivi del 2012, il settore birrario, nonostante le difficoltà, continua a tenere: a fronte di un mercato rimasto stabile, la produzione torna a salire (+0,5%) insieme all’occupazione (+4,4%) con esportazioni in leggero calo dopo anni di crescita a doppia cifra. I 16 stabilimenti (14 industriali e 2 malterie) e gli oltre 500 microbirrifici distribuiti in tutta Italia hanno prodotto quasi 13,5 milioni ettolitri, mentre il consumo pro-capite segna 29,5 litri, -1% rispetto al 2011.
Sono accise e aumento dell’Iva due dei punti critici con cui il settore birrario deve confrontarsi, visto che negli ultimi 7 anni l’aumento della pressione fiscale sulla birra è 30%. Oggi, quando si compra una bottiglia di birra da 66 cl al prezzo medio di 1 euro, 40 centesimi sono di tasse, ricorda Assobirra precisando che il settore contribuisce oggi in termini di entrate per lo Stato per oltre 4 miliardi di euro l’anno, tra Iva, accise, tasse, contributi sociali di aziende/lavoratori e tasse pagate dagli altri settori coinvolti a vario titolo. Il solo ritorno derivante delle accise nel 2012 corrisponde a 484 milioni di euro, in crescita del +4,3% rispetto ai 464 milioni di euro del 2011. Conti alla mano, Assobirra calcola che oltre all’Iva al 21%, si sommano accise pari a 28,2 euro che pongono l’Italia in linea con Olanda e Francia. Parametri inferiori, invece, si registrano in Germania, Spagna, Belgio, Austria e Polonia.
Quanto alla produzione, nel 2012 si è raggiunta quota 13,4 milioni di ettolitri di birra (+0,5%), secondo miglior risultato di sempre, dopo il picco del 2003. Di questi, circa il 15% è stato esportato, mentre il resto ha soddisfatto il 65,1% della domanda interna. Buoni anche i risultati della produzione di malto pari a quasi 650mila quintali (+3,1%), come sempre interamente assorbiti dall’industria italiana. L’Italia si conferma il decimo produttore europeo, in una classifica guidata dalla Germania, seguita da Gran Bretagna e Polonia, precedendo paesi di consolidata tradizione birraria come Austria, Danimarca e Irlanda. Numeri e trend che danno fiducia al settore, sempre più impegnato su qualità e sviluppo.