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 2013  agosto 17 Sabato calendario

IL PAPA NON SI FA VEDERE: CRISI NERA A CASTELGANDOLFO

Papa Francesco? Uno di noi. Limati i convenevoli e abolito il baciamano, Bergoglio sembra il toccasana, l’anti-Ratzinger, l’ideale per alzare l’indice di gradimento della chiesa e ripor­tarla alle adunate rock dell’era Wojtyla. In futuro, magari. Nel frattempo il papa argentino sembra aver perso un po’ d’au­reola. Alza la voce, gira con la valigetta e ha imparato a dire di no. Su Balotelli ci sta lavoran­do. L’altra settimana, sorpresa, all’ Angelus non ha ceduto al ri­catto dei bimbi antidiscarica, sapientemente piazzati dai ge­nitori sotto il solleone di piazza san Pietro. Ma soprat­tutto ha confermato di non voler passare le ferie a Castelgan­dolfo. Erano 35 anni, correva l’anno 1978. Portone chiuso e niente guardie svizze­re: delusione e sorpresa. Solo una fuga­ce apparizione il 15 agosto per la festa del­l’Assunta davanti a 12mila fedeli e poi via in tutta fretta in Vati­cano a lavorare: il Papa mordi e fuggi.
Farsi i 25 chilometri che sepa­rano la capitale dalla splendida residenza papale per testare l’umore popolare è uno scher­zo. Il traffico è nullo, anche per­ché i torpedoni latitano da quando i tour operator sconsi­gliano la fermata senza il Papa. Arrivi e ti aspetti una selva di car­telli, manifesti, appelli a torna­re al più presto. Invece scopri che poi tutto questo amore per il pontefice è più che altro a parole, quelle sono a costo zero. Non un cartello, non una foto ri­cordo, un appello. Fossimo sta­ti in Sudamerica avremmo fat­to fatica a trovare un angolo sen­za Bergoglio. Insomma, da que­ste parti parrebbe che non si straccino le vesti. Poi però chie­di in giro ed è tutta una lamente­la: gli affari vanno male, i turisti non si vedono e i santini non si vendono. Un cinico barista fa finta di niente: «Pochi visitato­ri? Staranno a magnà, staranno al mare, chennesò».
L’anno scorso c’era la fila qui davanti per prendere un caffè di fronte alla residenza estiva papale. Niente, come non det­to. Patrizia Gasperini, altro ne­gozio di articoli religiosi in piaz­za della Libertà: «Quando mi hanno detto che il Papa non ve­niva ho pensato a uno scherzo. Certo, con quel portone chiuso ora per noi è dura. Capiamo le sua ragioni, ma per noi è diffici­le. Abbiamo così tanta merce in magazzino che ci arriveremo a Natale, l’estate per noi è il perio­do con cui reggere durante l’in­verno, ora non sarà così». C’è chi, come Maurizio Carosi, al­tro negoziante in piazza, sugge­risce che il giardino del palazzo papale venga aperto ai visitato­ri, il che produrrebbe un ingen­te movimento turistico duran­te l’anno. Un giovane vigile conferma: «Mai visto un mortorio simile ad agosto, che guaio». Per il sindaco Milvia Monache­si l’imprevisto deve essere uno stimolo, non si vive di solo turi­smo religioso, c’è l’ambiente. «Castel Gandolfo vive della pre­senza del Papa. Durante l’inver­no ci si prepara, si aspetta il gior­no dell’arrivo delle Guardie svizzere che segna l’inizio della stagione.
Oggi le minori entrate per i commercianti si sommano anche agli effetti della crisi. Però questo deve spingere a cer­care formule diverse, sia­mo tra i bor­ghi più belli d’Italia, abbia­mo una posi­zione stupen­da. Comun­que speriamo che l’anno prossimo ven­ga, quest’an­no non pote­va». Sindaco che ha anche scritto al Papa una lettera «per comunicargli il desiderio dei castellani di aver­lo tra loro, anche se pronti ad ac­cogliere ogni sua decisione». E ricorda il grande affetto rima­sto per Benedetto XVI, che qui soggiornava anche tre mesi, a cui «siamo affezionatissimi». E ti credo. Ora che Francesco dà forfait, Ratzinger «il pastore tedesco» - tra i papi meno popola­ri dell’era moderna - è tornato in auge. Ammazza che rimon­ta.