Marco Dolcetta, il Fatto Quotidiano 17/8/2013, 17 agosto 2013
ERA L’AVVOCATO DEI "MALEDETTI"
Incontrai la prima volta Jacques Vergès - morto ieri a 88 anni a Parigi, nella stessa stanza dove il 30 maggio 1788 morì Voltaire - una decina di anni fa per intervistarlo per la televisione francese in merito alla sua attività di avvocato: “Avvocato del diavolo”, in quanto, difensore delle cause più scottanti e dei personaggi “maledetti” che venivano rifiutati indicati così dal “politicamente corretto”.
I suoi clienti, sono stati, fra gli altri: Carlos; Klaus Barbie “il boia di Lione”; Pol Pot, il leader dei Khmer rossi, che era stato suo fedele compagno di università a Parigi negli anni Cinquanta ed anche l’avvocato banchiere svizzero François Genoud che, negli anni, è stato fiduciario dei diritti letterari di Hitler e degli altri capi del Terzo Reich e, nel dopoguerra, difensore e banchiere del Fronte di Liberazione algerino e dei gruppi estremisti palestinesi in Libano, come quelli del suo fraterno amico Abu Nidal. Genoud fu anche uno di quelli che condussero la trattativa fallita dopo il rapimento degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco.
Vergès nasce in Thailandia nel 1925 da un militare francese, originario dell’isola della Reunion e da una vietnamita. Queste sue origini eterogenee provocano in lui una speciale attenzione e simpatia verso i popoli che hanno subito le colonizzazioni. E per questo sin da giovane dopo aver effettuato per l’esercito francese la campagna d’Italia in cui si registrarono violenze sessuali su maschi da parte delle truppe marocchine sotto comando francese in Italia, divenne un acceso militante comunista anticolonialista.
“A Praga, dal 1950 al 1954 - così mi accolse Vergès nel suo studio - ho conosciuto Luigi Berlinguer e tanti altri del Partito comunista italiano; negli anni ho conosciuto bene Giorgio Napolitano, Luigi Longo, Giorgio Amendola, che in Italia forse rappresentavano punti di vista differenti, ma negli ambienti internazionali erano totalmente omogenei alle linee che venivano indicate da Mosca... almeno apparentemente”.
NON MANCAVA MAI sul suo volto un sorriso sornione che era molto simile a quelli dei numerosi totem di legno di provenienza per lo più africana che arredavano il suo enorme ufficio nel prestigioso hotel particulier (palazzetto privato, ndr) in rue Copernic. Estremamente eccentrici erano per l’interlocutore che entrava nel suo ufficio, per il fatto che erano disposti ai piedi della sua scrivania, che era sollevata dal suolo di qualche gradino, e con sette tavole, con delle scacchiere: lui infatti giocava a scacchi con se stesso su sette differenti tavoli.
È stato protagonista di numerosi processi in cui sceglieva accuratamente, in una lotta, molto mediatica, sfida con se stesso, degli “indifendibili”, riuscendo spesso a vincere. Il suo primo successo fu il processo intentato alla terrorista algerina Djamila Bouhired, sua futura moglie fra il 1957-62. Poi, ha difeso in più occasioni Pol Pot che, come Genoud, risulterebbe morto più di una volta.
Tra i suoi clienti, quindi, si trovano terroristi sia di estrema destra che di estrema sinistra. Ha difeso anche il filosofo negazionista Roger Garaudy. Lo stesso Verges scomparve, anni fa, dal 1970 al 1978, dalla scena parigina. Non si è mai saputo, precisamente, dove fosse finito. In realtà su quella occasione Garaudy, a mezza voce, mi disse che entrambi “dietro invito di Pol Pot si recarono in Cambogia per organizzare il ministero degli Interni del governo dei Khmer rossi”.
Si è molto discusso e chiacchierato di lui al seguito del film che uscì nel 2007 per la regia di Barbet Schroeder dal titolo l’“Avvocato del diavolo”. In questo film si accenna alla sua conversione all’Islam e al controverso rapporto che ha avuto con Carlos Ramirez Sanchez, il terrorista detto lo Sciacallo.
In seguito a questa discussione ho avuto occasione di parlane personalmente con Carlos stesso, che nutriva un certo risentimento nei suoi confronti perché accusava Vergès di aver sedotto più che difeso a suo tempo la sua moglie Magdalena Kopp già terrorista tedesca che molto prima di lui fu arrestata. Carlos quando venne arrestato da un blitz dall’esercito francese nel Sudan, il 14 agosto 1994, e portato a Parigi, indicò inizialmente Vergès come suo difensore. Poi nel giro di pochi mesi optò per farsi difendere dall’assistente di Vergès l’avvocatessa Isabelle Coutant-Peyre che divenne in seguito anche sua moglie. La nemesi dell’avvocato Vergès uomo di legge amico dei terroristi e playboy si era così compiuta.