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 2013  agosto 18 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - BERLUSCONI E I DISCORSI A RIMINI DI LETTA E NAPOLITANO


REPUBBLICA.IT
RIMINI - Cambiare subito il Porcellum. Enrico Letta interrompe la brevissima pausa estiva intervenendo al meeting di Rimini di Comunione e liberazione. E detta subito la sua priorità: "La legge elettorale andrà approvata a ottobre. E’ il cambiamento più urgente da fare". Il secondo passaggio di peso è diretto a chi mette in pericolo il prosieguo del governo: "Nessuno interrompa questo percorso di speranza che abbiamo cominciato "- ammonisce il premier. Che si spinge anche oltre: "Gli italiani puniranno - avverte - tutti coloro che anteporrano interessi personali a quello comune, che è quello di uscire dalla crisi". Un messaggio che sembra diretto al Pdl. Mentre difende le larghe intese contro i "professionisti del conflitto".
Il ’linguaggio della verità". Costante nelle parole del premier il riferimento al capo dello Stato. E in particolare al discorso che Napolitano fece due anni fa, ospite anche lui del meeting. Un discorso, che secondo Letta, "ha cambiato la storia del nostro paese: da quel richiamo alle istituzioni ’parlate il linguaggio della verita è cominciato - afferma il premier - un cambiamento per il nostro paese e io mai avrei pensato che ci saremmo trovati oggi qui in condizione così diversa".
Il terremoto elettorale di febbraio. Due anni vissuti pericolosamente soprattutto in campo economico dall’Italia. Fino ad oggi, con lo spread ridisceso a valori pre-crisi: "In questi due anni un percorso faticoso e doloroso si è compiuto", è l’analisi del premier. Che poi ricorda le condizioni in cui è nato il suo governo, dopo il "terremoto" elettorale di febbraio. Uno sconvolgimento che "ha riguardato tutte forze politiche e ha cambiato il modo di essere dei cittadini italiani - sottolinea Letta -. Quella è stata l’ultima richiesta alla politica di cambiare e noi non possiamo essere sordi".
I professionisti del conflitto. Da qui nasce l’esigenza delle larghe intese. "L’incontro non vuol dire che le differenze scompaiono - premette il capo del governo -. Fa paura solo a chi è incerto della propria identità e dei propri valori". Altra cosa, mette in guardia il premier, "sono i professionisti del conflitto che vogliono coprire il loro vuoto di valori e di idee con il conflitto permanente". La difesa dell’esecutivo guarda comunque ai risultati ottenuti: "Adesso l’uscita dalla crisi è a portata di mano, è possibile - insiste il premier - , a seconda di cosa facciamo noi. Se guardiamo al futuro usciremo dalla crisi; se ci fermiamo con la testa sempre rivolta al nostro passato non usciremo dalla crisi".
L’Europa deve cambiare. La rinascita passa però necessariamente anche dall’Europa. "Il 2014 può essere l’anno del nuovo inizio per l’Europa - spiega il premier -, sarà cruciale in primo luogo perché si voterà: se l’Europa non dà risposte o dà quelle sbagliate rischia di essere il parlamento più antieuropeo". Per farlo è necessario un ripensamento dei meccanimi costruiti finora: "L’Europa oggi ha istituzioni che non permettono di decidere. Non si può non cambiarle - sottolinea Letta -. Le istituzioni devono essere legate ai cittadini. L’Europa così com’è non va". Ma non è l’unica cosa da cambiare: "Per un nuovo inizio c’è bisogno che si rimetta la finanza al proprio posto - ha detto il premier -, la crisi è nata perché la finanza è uscita dal proprio ruolo ed è diventata al centro di tutto".
Rilanciare la politica alta. Un rinnovamento che però non può prescindere dalla politica. "Noi dobbiamo rilanciare la politica alta. Non ce la facciamo senza politica - sottolinea il capo del Governo -: dobbiamo essere esigenti, richiedere trasparenza, costi ridotti, responsabilità e ricambio ma serve la politica alta". Prima del discorso, il capo del governo, aveva mandato un messaggio anche di giovani: "Non li lasceremo soli, lavoreremo e faremo di tutto perché riescano ad avere quelle opportunità che i ragazzi in altri Paesi d’Europa già hanno".
Napolitano: "Europa sia unita o sommersa da globalizzazione". Di Europa e giovani aveva parlato anche Giorgio Napolitano, nella videointervista registrata per il meeting: "Mi auguro una nuova fase di sviluppo per i giovani". E ancora: "Di che cosa è malata l’Europa? La risposta più semplice sarebbe è malata di mancato sviluppo economico e sociale. Non riesce a crescere, sta perdendo velocità, sta perdendo competitività". "Non c’è più bisogno dell’Europa per garantire la pace interna - ha detto il capo dello Stato - però c’è bisogno di essere uniti e più integrati di prima perchè altrimenti l’Europa rischia di essere sommersa dal processo di globalizzazione e di perdere peso in modo drastico".
Il meeting e le larghe intese. E’ comunque un meeting che sembra aver adottato totalmente il governo delle larghe intese. "Presidente, non mollare, vai avanti", hanno detto tanti militanti al premier. Un uomo gli ha regalato una maglietta con la scritta "Io amo l’imprevisto". "Ne ha bisogno, visto quello che succede ogni giorno..., è stata la spiegazione. Tra gli ospiti due ministri ciellini come Maurizio Lupi, del Pdl, e Mario Mauro, di Scelta civica. Mentre fa rumore l’assenza - nel programma ufficiale degli interventi - del "mattatore" politico delle scorse edizioni, Roberto Formigoni.
Il caso Formigoni. L’ex governatore lombardo ha scelto comunque di presentarsi al meeting: "Sono qua come sempre perchè il meeting, al di là degli incontri e delle cose che vengono dette, è la partecipazione straordinaria di questa gente, di tutte le età, giovani, adulti, famiglie in grande quantità e in grande qualità", ha detto polemicamente. A consolare Formigoni, l’applauso ricevuto quando è entrato nell’auditorium per ascoltare l’intervento di Enrico Letta.

BERLUSCONI PARLA IN VIVA VOCE A RIMINI
ROMA - "Farò sino all’ultimo l’interesse del Paese e degli italiani. Andate avanti con coraggio, io resisto. Non vi farò fare assolutamente brutte figure. Prepariamoci al meglio". Parola di Silvio Berlusconi, che ieri sera in viva voce al cellulare si è rivolto così agli attivisti del Pdl impegnati nella raccolta di firme al gazebo di Bellaria, sulla riviera riminese.
E’ stato il coordinatore regionale Pdl della Lombardia, Mario Mantovani, a ricevere una telefonata dell’ex premier mentre si avvicinava al gazebo. A quel punto ha voluto mettere in viva voce Berlusconi, che è stato accolto da un lungo applauso. "Berlusconi - ha commentato Mantovani - è stato favorevolmente colpito dal fatto che, in pieno agosto e sotto la calura, degli attivisti si stessero prodigando per raccogliere le firme a suo favore".
Intanto il ministro della Difesa Mario Mauro professa ottimismo sulla durata dell’esecutivo. "Le forze politiche devono essere consapevoli - ha detto il ministro incontrando i giornalisti all’apertura del Meeting di Comunione e Liberazione - che i bisogni della gente e quindi le necessità più vere e profonde del Paese vengono prima di ogni altra cosa". "Mettere al centro la persona, in questo momento - ha sottolineato Mauro - vuol dire essere attenti soprattutto ai più deboli e fragili".

DI VICO SUL CORRIERE
Si apre oggi a Rimini il Meeting di Comunione e liberazione e, come sempre, sarà ampia e qualificata la partecipazione politica, a cominciare da Enrico Letta e dal videomessaggio di Giorgio Napolitano. Anche per questa via Cl si conferma come attore importante della scena politico-culturale del Paese in virtù dei suoi legami di massa e del contributo che ha saputo fornire alla riflessione sul rapporto tra Stato e società. Le disavventure politico-giudiziarie dell’ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni non hanno mutato la percezione che l’opinione pubblica ha del movimento né il peso che ricopre nei delicati equilibri del Paese. Anzi, in virtù dell’amicizia che lega il movimento al premier Letta, l’apertura del Meeting esalta il grande fiuto dei ciellini per la politica.
In passato il movimento ha giocato sui tavoli del potere in maniera disinvolta. All’iniziale venerazione della figura di Giulio Andreotti ha fatto seguito una lunga condivisione della stagione politica berlusconiana. Con il Cavaliere del ’94 c’erano forti consonanze, la promessa liberale e il protagonismo della società civile, ma negli anni successivi, quando quelle istanze sono state archiviate, non si può dire che i ciellini abbiano fatto sentire tempestivamente le loro critiche. Come avrebbero potuto e dovuto. E come, alcuni di loro, fanno solo oggi. Terminata infatti l’infatuazione per l’uomo di Arcore, c’è stata la stagione dell’appoggio al governo Monti e ora la conclamata simpatia per l’esecutivo diretto da Enrico Letta. Il tutto in perfetta e pluriennale continuità, come se a sbagliare in questi quattro lustri fossero stati sempre e solo gli altri. È questa la contraddizione di un movimento che professa una visione orizzontale della società e della vita ma che poi non sa resistere al fascino verticale del potere politico.
Comunione e Liberazione è un fenomeno che meriterebbe di essere studiato molto di più di quanto lo sia stato, soprattutto per la straordinaria capacità che ha mostrato nell’intrecciare fede, politica e welfare. «Se la globalizzazione ti lascia solo, Cl no», si usa dire e il motto contiene un elogio della presenza sociale del movimento e un attestato della sua (contestata) modernità. Ma quel motto esplicita anche il ruolo di testimonianza che il successore di don Giussani, Julián Carrón, ha avuto modo di indicare (e ribadire) ai seguaci del movimento nel maggio 2012 nel pieno della bufera formigoniana. La testimonianza, nel testo del prelato spagnolo, era contrapposta alla ricerca dell’egemonia, all’attrazione per il potere, ma non sappiamo quale istanza stia prevalendo oggi. L’una o l’altra? Per cercare risposte e capire l’evoluzione della dialettica interna sarà, dunque, doppiamente interessante seguire il Meeting. Da fuori varrà la pena ricordare che la fragile società italiana ha bisogno di soggetti che la aiutino a recuperare i propri valori e a ripartire. Di lobby, invece, ce ne sono già troppe.