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 2013  agosto 17 Sabato calendario

POLITICI TEDESCHI SENZA SIRENA

Quando sento una sirena a Berlino, mi allarmo. Che sta succedendo? A Roma non ci faccio caso. Quasi sempre passa un’auto blu, orgoglio di politici che, di solito, non hanno altri meriti di cui vantarsi. In Germania le sirene le azionano i pompieri, le ambulanze. Ministri e loro colleghi mai, neanche per non perdere l’aereo.
Letta le vuol diminuire, solita promessa, ma dopo qualche tempo si scopre che sono aumentate. In Italia sono 627 mila, i tedeschi calcolano che ci costano 18 miliardi di euro, motivo per diffidare di noi.
Non so se abbiano ragione; di solito, con i conti, i tedeschi non si sbagliano. Dieci anni fa erano 57 mila di meno, esattamente il numero di Dienstwagen, le auto blu in tedesco. Calcolo non preciso al 100 per cento perché la Germania è uno Stato federale, e i loro Länder sono qualcosa di più delle nostre regioni, ma spendono molto meno. Non esistono le province, né prefetti, né questure; bastano i ministri dell’interno regionali e i capi della polizia.
Una cosa è sicura: nessun politico osa circolare su un’auto che non sia made in Germany, sarebbe la sua fine. Mentre i nostri hanno un debole per l’esotico, in genere tedesco, dalla Bmw all’Audi, alla Mercedes. Adesso, a poco più di un mese dal voto (22 settembre), sono tutti in campagna elettorale e stanno attenti a usare l’auto blu: se si spostano per dovere d’ufficio bene; se ci viaggiano per andare a un raduno del loro partito, sarebbe un abuso.
A suo tempo il presidente della repubblica, il socialdemocratico Johannes Rau, rischiò per aver abusato, come dire?, dell’aereo blu: volò a Norimberga in qualità di presidente, proseguì poi per la vicina Monaco invitato dal suo Spd. Avrebbe dovuto prendere il treno. Chiusero un occhio, anzi due, per carità di patria. E poi, sarebbe stata una complicazione conciliare sicurezza e interesse privato.
La ministra della sanità, Ulla Schmidt, nel 2009 andò in vacanza in Spagna con la Mercedes di servizio. Nessuno lo avrebbe notato, ma la vettura fu rubata e la notizia decretò la fine della sua carriera. Abusi bipartisan: il ministro dell’istruzione del Brandeburgo, Holger Rupprecht, aveva ricevuto dalla Bmw, per un periodo di prova, un nuovo modello di limousine. La usò per andare a sciare in Austria. Scoperto, si dimise. E a denunciarlo, sembra, furono dei compagni di partito.
Ogni politico si comporta alla sua maniera. Il ministro degli esteri, il liberale Guido Westerwelle, dà volentieri un passaggio ai giornalisti per scambiare quattro chiacchiere durante il percorso. Frau Merkel, per principio, non prende mai estranei a bordo. Per il verde Jürgen Trittin, e per il ministro del lavoro Frau Ursula von der Leyen, l’auto blu è «una sfera privata», e viaggiare da soli consente un minimo di relax. La signora, milionaria e madre di sette figli, ha ben due auto di servizio, una a Bonn e l’altra a Berlino, entrambe Audi A8.
Al capo del partito liberale, Philipp Rösler, è capitato un piccolo inconveniente, riferisce la Süddeutsche Zeitung: è andato alla Casa Bianca con l’auto di servizio dell’ambasciata ed è tornato a piedi, perché la polizia aveva ritirato la patente all’autista per aver parcheggiato in divieto di sosta. Da sette anni i politici hanno un’ulteriore preoccupazione: il Deutsche Umwelthilfe, l’ente di controllo dell’ambiente, misura le emissioni nocive delle loro vetture. Bisogna stare attenti ai motori potenti e inquinanti.
I politici restano fedeli ai loro autisti, che poi finiscono per scrivere le loro memorie quando il capo va in pensione. Ma non rivelano mai niente di piccante. Eckhard Seeber, che per 46 anni scarrozzò Helmut Kohl, ha scritto che il Cancelliere amava sentire musica di Mozart, e quando aveva fame, il che capitava spesso, lo pregava di fermare davanti a un salumiere per comprare un würstel. L’autista di Willy Brandt rivela che «era un vero democratico e voleva sedere davanti accanto a lui». Altri tempi, e altri politici.