Claudio Marincola, Il Messaggero 17/8/2013, 17 agosto 2013
QUELL’ASCENSORE ABUSIVO IN SENATO
L’ascensore che non doveva essere costruito sale piano dentro Palazzo Giustiniani. In cima una voce metallica annuncia il capolinea. «Quinto piano», è l’attico fino a due anni fa a disposizione dell’ex presidente emerito Francesco Cossiga, occupato ora dall’ex presidente del Senato, Renato Schifani. Salire più su non si può. In tutti i sensi. Finestre che affacciano su Piazza della Rotonda e sul Pantheon. Rione Sant’Eustacchio, via della Dogana Vecchia, il cuore di Roma.
IL VICINO SCOMODO
Per quasi vent’anni Giovanni Marchioni è stato per le più alte cariche dello Stato il «vicino scomodo». Ha ingaggiato una silenziosa, furiosa, quanto improbabile battaglia legale contro il ministero dell’Economia e l’Agenzia del Demanio. Si è messo contro il Palazzo. Due decenni, un numero quasi incalcolabile di perizie, ricorsi, esposti, sentenze arrivate fino all’ultimo grado di giudizio.
La famiglia Marchioni è proprietaria di un’ala confinante del Palazzo-monumento che un tempo ospitava la massoneria e ora una parte delle residenze e degli studi del Senato. Il cantiere venne aperto nel lontano 1989. Non fu necessaria nessuna autorizzazione a parte il parere della Sovrintendenza. Un locale che in origine era di legno fu realizzato in cemento armato. I lavori furono commissionati direttamente dal Provveditorato alle Opere pubbliche del Lazio ed eseguiti dalla Otranto costruzioni srl, la stessa impresa che sta realizzando la ristrutturazione della Libreria del Senato e del complesso di Santa Maria in Aquiro, dove verranno trasferiti i nuovi uffici . Nel 1994, nell’area comune, dove si trovano i ballatoi, fu alzato un muro e incorporata una parte del cortile per realizzare un ascensore da cui si accede direttamente ai vari piani.
27 TONNELLATE
Risultato: tre piani da demolire; la volta del soffitto non resse al peso di 27 tonnellate di ferro; l’eliminazione di un tramezzo portante causò lesioni e cedimenti. L’appartamento al piano di sotto della famiglia Marchioni, e tre locali dell’albergo Pantheon Royale Suite dichiarati inagibili. Il danno, considerando gli effetti collaterali, la chiusura dell’albergo e il mancato utilizzo dei locali, secondo i legali del ricorrente si aggirano intorno agli 8 milioni e 365 mila euro.
L’ESPOSTO
«Tutti mi sconsigliavano ad andare avanti, butterai via i tuoi soldi», racconta Marchioni. A nulla è valsa la sequela di sentenze dei vari organi giudiziari. La famiglia Marchioni nel luglio scorso ha presentato un esposto alla Corte dei Conti «nella duplice veste di privati cittadini che hanno visto lesi i propri diritti», e di «contribuenti tenuti a concorrere alla spesa pubblica».
In forza di una prima sentenza della corte d’appello di Roma l’Agenzia del demanio è stata già condannata a pagare un milione di euro più gli interessi. Il giudice dell’esecuzione del Tribunale di Roma ha dato ragione alle tesi dello studio Cicala-Riccioni che assiste i Marchioni e ha nominato l’impresa che dovrà eseguire i lavori di «ripristino dello stato dei luoghi e dei carichi presistenti». «Pensavano che non sarei arrivato mai a questo punto. Ma non voglio lasciare ai miei figli un palazzo “rotto”, e ne ho fatto una questione di principio». L’impatto dei lavori in una zona così pregiata del centro sarà pesante, verranno demoliti tre piani, realizzata un gabbia di ferro come copertura. Dal punto più alto del Palazzo la vista è stupefacente: le cupole delle due chiese gemelle di Piazza del Popolo, Villa Borghese, il Pincio. Il Palazzo di Giustizia non si vede ma tutto lascia pensare che non sia così lontano.