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 2013  agosto 16 Venerdì calendario

CHI GUADAGNA SE LA BANCONOTA DA UN DOLLARO DIVENTA MONETA

Da un paio d’anni nel parlamento americano si discute della possibilità di rimpiazzare la banconota da un dollaro con una monetina, senza mai arrivare a una decisione. I vantaggi sarebbero molti: il metallo dura di più della carta e le monete sono più efficienti delle banconote, quando vengono utilizzate nei parchimetri o nei distributori automatici di bibite e sigarette.
Naturalmente questo processo ha un costo, che secondo la pubblica amministrazione americana si aggira intorno al mezzo miliardo di dollari in 10 anni, il periodo necessario per completare lo scambio. Insomma non è poca cosa, ma il gioco vale la candela se messo in relazione al risparmio complessivo, circa 4.400 milioni di dollari in 30 anni. A produrlo è la differenza tra il valore monetario e il costo di produzione della moneta rispetto a quello della banconota, ciò che è comunemente definito signoraggio. Ovvero, il valore della carta è inferiore a quello del metallo ma la durata delle banconote è di gran lunga inferiore a quella delle monete.
Va poi ricordato che a stampare le banconote è la Riserva Federale, cioè un organismo privato, mentre la coniatura delle monete spetta al Tesoro, ente pubblico. La differenza tra il valore nominale della banconota e quello di produzione la intascano banche private, mentre con la moneta la differenza tra i due valori è più bassa e rimane allo Stato. Se tutte queste giustificazioni non bastano, John McCain, ex candidato alla presidenza degli Stati Uniti, ne ha un’altra: molte categorie di lavoratori trarranno vantaggio dall’abolizione del biglietto da un dollaro, come le spogliarelliste che invece di singoli biglietti da uno, riceveranno banconote da cinque dollari.