Antonella Mascali, Il Fatto Quotidiano 15/8/2013, 15 agosto 2013
UN’ALTRA TOGA ROSA DECIDERÀ IL DESTINO DI BERLUSCONI
Ancora una volta c’è una donna nel destino giudiziario di Silvio Berlusconi. Beatrice Crosti, magistrato di sorveglianza a Milano, sarà tra le toghe che dovranno occuparsi, dopo metà settembre, del senatore ed ex presidente del Consiglio condannato per frode fiscale. Come sempre, è una questione di fato: i fascicoli vengono assegnati per lettera.
E la lettera “B” spetta al giudice Crosti. Indirettamente si è già occupata di Berlusconi: due anni fa ha concesso la libertà vigilata a Massimo Tarbliche . La condanna penale irrevocabile è stata presa in considerazione come mero presupposto oggettivo cui è ricollegato un giudizio di “indegnità morale” a ricoprire determinate cariche elettive: la condanna viene configurata quale “requisito negativo” ai fini della capacità di assumere e di mantenere le cariche medesime.
Ne deriva l’esclusione della violazione dell’art. 25 della Costituzioneche si riferisce alle sole sanzioni penali. Costituisce frutto di una scelta discrezionale del legislatore l’aver attribuito alla condanna irrevocabile per gravi delitti una rilevanza così intensa, sul piano del giudiziodi indegnità morale del soggetto, da esigere, per le finalità di rilievo costituzionale, l’incidenza negativa della disciplina medesima anche sul mantenimento delle cariche taglia che nel dicembre 2009 lanciò una statuetta del Duomo contro il Cavaliere alla fine di un comizio a Milano. La giudice ha anche negato per tre volte un permesso premio a Ruggero Jucker, l’imprenditore che il 20 luglio del 2002 uccise la fidanzata, Alenya Bortolotto, con 22 coltellate, al grido “sono Bin Laden”. Di recente, a febbraio, Beatrice Crosti ha firmato la sospensione dell’affidamento ai servizi sociali che l’agente fotografico Fabrizio Corona aveva ottenuto dal Tribunale di sorveglianza nell’ottobre 2012, prima della conferma in Cassazione della condanna a 5 anni inflitta elettive in corso al momento della sua entrata in vigore”.
DUNQUE non solo l’incandidabilità non è una sanzione penale (e dunque non è un “effetto penale della condanna”); non solo si tratta di semplice presupposto oggettivo per una valutazione di indegnità morale; ma, guarda caso, e con buona pace di Brunetta &C, si applica anche alle cariche elettive in corso al momento della sua entrata in vigore. Sembra scritta per B., non è vero?
Queste cose le ha dette anche la Cassazione (altro covo di toghe rosse):sentenze 9953/1994 e 10700/1993 (e altre).
Sicché, quando Napolitano allude a un piano B (B nel senso di alternativa alla grazia che, obbiettivamente, è una vergogna) e dice: “La normadalla Corte d’appello di Torino per estorsione aggravata.
PER QUANTO riguarda Berlusconi è la pausa feriale che farà scattare il conto alla rovescia dell’esecutività della pena dal 16 settembre. Ilpm della procura di Milano Ferdinando Pomarici, correttamente, il giorno dopo la sentenza della Cassazione, il 2 agosto, ha firmato l’ordine di esecuzione con sospensione della pena. Per legge, dal momento della notifica (in questo caso al netto del stop feriale) il condannato ha 30 giorni di tempo per chiedere “l’affidamento ai servizi sociali” oppure “la detenzione tiva vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli e sancisce precise alternative, che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto”, parla di un progetto che, giuridicamente, non sta in piedi. Meglio che stia attento; se B. gli dà retta, chiede l’affidamento in prova e poi scopre che gli tocca lavorare per i bambini bisognosi e che, tuttavia, l’incandidabilità gli resta sul groppone, quello è capace della qualunque. Anche perché c’è caso che gli vada male. Vero che ha due protettori di prima grandezza: Napolitano, s’è già visto; e Bruti Liberati, il procuratore di Milano che ha già dichiarato urbi et orbi che B. non dovrà espiare una pena detentiva, id est sarà affidato, anche senza sua esplicita richiesta, ai domiciliare”. Lo può fare chiunque debba scontare una pena sottoi tre anni. Come Berlusconi che, avendo beneficiato dell’indulto, dei 4 anni di pena ne dovrà scontare solo uno. Sull’eventuale affidamento ai servizi sociali così come su altri tipi di pena, deciderà il Tribunale di sorveglianza. Se non ci sarà nessuna richiesta di pena alternativa, inteoria, ma solo in teoria, Berlusconi potrebbe andare in carcere. Non succederà, come ha voluto rimarcare, senza che gli competesse, il Quirinale.
Il Cavaliere non andrà in carcere in virtù della cosiddetta “doppia sospensiva” indicata, contro il parere dei suoi pm, dal procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati, e accolta dal giudice di sorveglianza, per il direttore del Giornale Alessandro Sallusti: anche senza domanda del condannato, arresti domiciliari e non cella, in base alla legge “svuota carceri”.
Se si ripeterà il copione, Berlusconi dovrebbe finire ai domiciliari in una delle sue ville. In quel caso, il Cavaliere se vuole il dramma mediatico può cercare di “evadere” per farsi portare in carcere.
Domiciliari? Servizi sociali? Quale sarà il vero finale, se non servizi sociali (illustre precedente: Sallusti). Però questa cosa non la decide Bruti, è di competenza del giudice di sorveglianza. Che potrebbe anche deluderli: B. è moralmente indegno, insulta e minaccia stravolgimenti istituzionali, non è pentito per niente; di affidamento ai servizi sociali non se ne parla.
CERTO, ci va una schiena dritta assai; ma la maggior parte dei giudici sembra aver ingoiato un manico di scopa alla nascita. Così, in un Paese civile, dove la legalità è una qualità dei cittadini prima che un dovere giuridico, Berlusconi non dovrebbe avere speranze; e noi avremmo certezze.. Ma in Italia, dove gli accordi perversi soppiantano le leggi, è B. ad avere certezze; e a noi restano – poche – speranze.
Ci sarà un intervento del presidente Napolitano, non lo sapremo prima di fine ottobre. Ma i servizi sociali non sono una via d’uscita alla decadenza da senatore e all’incandidabilità a cui è destinato Berlusconi sulla base della legge Severino, applicabile a chi subisce una condanna superiore ai due anni. La strada è stata indicata dal Sole 24 Ore: l’affidamento ai servizi sociali, con buona condotta, estingue “la pena detentiva e ogni altro effetto penale”, incandidabilità e decadenza da Palazzo Madama, almeno fino a quando non sarà esecutiva l’interdizione dai pubblici uffici.
IN REALTÀ l’incandidabilità come conseguenza della legge Severino non è un effetto penale. Non si può interpretare quella normativa nell’alveo del diritto penale. È legata al principio dell’onorabilità che impedisce a un condannato, per esempio, di far parte di un consiglio di amministrazione di una banca. Che non sia una strada praticabile lo conferma, citando la Corte costituzionale, l’avvocato Valerio Spigarelli, presidente dell’Unione delle Camere penali: “L’incandidabilità non è né un effetto penale nè una pena accessoria, come ha detto la Corte costituzionale in una sentenza del 2002, che riguardava una normativa analoga”. Quindi l’incandidabilità non potrebbe essere cancellata nemmeno dall’esito positivo di un eventuale affidamento ai servizi sociali del leader del Pdl: “L’unico presupposto per superarla, indicato dalla legge, è la riabilitazione, in questa contingenza non applicabile”.