L. Off., Corriere della Sera 15/8/2013, 15 agosto 2013
LA SORPRESA DI LISBONA: CRESCE IL DOPPIO DI BERLINO
Qual è il Paese che è cresciuto di più in Europa da aprile a giugno del 2013, rispetto al trimestre precedente? Quello che ha visto il suo Pil salire di più? È la Germania? No. È la Gran Bretagna, la Finlandia, la Lituania, un altro Paese del grande Nord rigorista? No, nessuno di questi. È un Paese del Sud, fino a 6 mesi fa giudicato in prognosi riservata: il Portogallo, che può oggi fregiarsi di un Pil in crescita dell’+1,1%. Quasi il doppio rispetto alla Germania, oltre il doppio della Francia, oltre il decuplo della Spagna. Che sia uno stop definitivo o solo una pausa, il Portogallo chiude così dieci trimestri filati di recessione. E si sposta nella fascia media dell’Eurozona, quella lontana dai burroni greci o ciprioti. Ora ci sarà da esercitarsi, per gli analisti: solo l’altro giorno, le previsioni per Lisbona dicevano «Pil +0,5%». Le spiegazioni tecniche sono già pronte: c’è stato un balzo delle esportazioni, hanno ricominciato a correre un po’ gli investimenti, il turismo – soprattutto tedesco e inglese – è in ripresa. E naturalmente, ha aiutato il piano di aiuti-prestiti dell’Ue e del Fmi: 78 miliardi arrivati o in arrivo. Ma resta il fatto che, già due anni prima della grande crisi, il capo economista dell’Fmi Olivier Blanchard scriveva: «L’economia portoghese è in guai seri. La crescita è molto bassa, la produttività anemica…». Aveva ragione, e il conto è stato pagato negli anni seguenti. Ma se adesso il Portogallo cresce più rapidamente della Germania, vuol dire che in Europa nessuno è condannato: a meno che la condanna non se la firmi da sé.