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 2013  agosto 15 Giovedì calendario

IL LUSSO DELLA PIPÌ

Fino a ieri, nelle stazioni vigeva un cate­chismo elementare fatto di buona creanza e carità evangelica. Era possibile bere alle fontanelle con zampillo e fare pi­pì nei gabinetti pubblici. Piccoli segni di ci­viltà, di eguaglianza dei diritti elementari, attenzione ai bisogni primari della gente. Ora, gli italiani partiti per le vacanze col mezzo pubblico scoprono che le stazioni, a cominciare dalle più accorsate, negano la possibilità di bere e urinare gratis. Le fon­tane sono fossili di un’era gentile e l’ac­qua, su cui si spreca tanta demagogia co­me bene di tutti, viaggia in formato mi­gnon da un euro e venti in su. La pipì tocca l’euro e al cesso si accede da una dogana.E poche sono le alternative. All’acqua nessu­na, alla pipì magari dopo in treno ne trove­rai uno libero e funzionante, o cercando ­ma di rado riesce - asilo urinario nei bar, dove la premessa implicita è consumare. Per troppa gente sete e pipì sono un lusso.
Una civiltà si misura da queste piccole cose. E anche il cinismo di Stato, il rappor­toostiledelpubblicocolprivato, ilconside­rare bagordi anche una semplice bevuta o una mite minzione. Non chiederò a Papa Francesco di intervenire per sorella acqua e per i fratelli bisogni corporali. Ma è odio­sa l’inospitalità del servizio pubblico, pu­nendo ancora una volta la maggioranza per impedire a una balorda minoranza di chiudersi in bagno per altre porcherie o usare le fontane come un lavabo persona­le. Bevendo, pisciando che male vi fo? Non impediteci anche questa minima li­quidità in entrata e in uscita.