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 2013  agosto 14 Mercoledì calendario

IL RE DEGLI EPITAFFI

Vivere è una sofferenza. Morire una tragedia. Piangere i propri cari una disperazione. E seppellire gli estranei un’arte. L’arte in cui eccelle Walter Vel­troni non è, come si crede, la po­litica e neppure, come crede lui, la letteratura. Ma il lamento fu­nebre. Il pianto greco sui Grandi d’Italia. Le esternazioni mortuarie per gli addii in­tellettuali. Le condoglianze, via Ansa, ai figli degli uomini, ma anche delle donne, illu­stri.
Come li seppellisce lui, nes­suno.
Nessuno come Walter Vel­troni, uomo di private passio­ni intellettua­li ma ancor più di neces­sarie relazio­ni pubbli­che, si distin­gue per abili­tà, tempismo e varietà di to­ni nel porta­re il lutto me­diatico per la scomparsa - sempre «prema­tura » e «incolmabile» - di un insigne rappresentante del mondo della cultura o della società civile.
Comunista di formazione ma di scuola democristiana, intellettualmente laico ma di indole pretesca, Walter Vel­troni è un perfetto maestro di cerimonie, funebri. Un sacer­dote pubblico del compianto culturale. Una primadonna della prefica letteraria. Un maestro del cordoglio artisti­co.
Arte, letteratura, cinema, architettura, musica, costu­me, società, nomi, cose, ani­mali, fiori, città... Nulla sfug­ge alla commozione di Veltro­ni. Il più veloce e il più presen­te sulla scena mediatica emo­zionale italiana. Da un con­trollo incrociato nell’archi­vio dell’Ansa relativo all’ulti­mo anno, da agosto 2012 ad agosto 2013, nessun altro per­sonaggio pubblico, anche più della stessa figura istitu­zionale del presidente della Repubblica, compare con la medesima frequenza e pun­tualità di Veltroni nel rilascia­re una dichiarazione di cordo­glio per qualche Grande del­la Patria appena scomparso.
Morto Luciano Barca, Vel­troni: «Uomo di idee forti». Morto Ugo Riccarelli, Veltro­ni: «Uno scrittore sapiente». Morto Vincenzo Cerami, Vel­troni: «Un amico e un grande scrittore». Morta vedova Bor­sellino, Veltroni: «Donna straordinaria». Morto Ugo Ve­tere, Veltroni: «Sindaco im­portante e uomo coraggio­so ». Morto Antonio Manga­nelli, Veltroni: «Il Paese per­de un numero uno». Morta Mariangela Melato, Veltroni: «Una grande artista fra dram­ma e commedia». Morto Lui­gi Spaventa, Veltroni: «Un economista coraggioso e un uomo colto». Morta Rita Levi Montalcini, Veltroni: «Don­na forte e coerente». Morta Gae Aulenti, Veltroni: «Don­na sensibile che lascia trac­cia profonda». Morto Shlo­mo Venezia, Veltroni: « Scompare un testimo­ne dell’orro­re ». Morto Pierluigi Vi­gna, Veltro­ni: « Un magi­strato rigoro­so, il Paese gli deve mol­to ». Morto Roberto Roversi, Veltroni: «Un intellettuale ra­ro, dura perdita per la cultu­ra ». Morto Piero Farulli, Vel­troni: «Un enorme perdita per la musica, il suo insegna­mento continuerà». Morto il cardinale Martini, Veltroni: « Uomo di profonda ispirazio­ne religiosa e di infinita cultu­ra ». Morto Italo Solera, Vel­troni: «Un grande urbanista, le sue idee rimarranno vi­ve »... Benediteci Gesù, Giu­seppe e Maria, adesso e nel­l’ora della nostra agonia.
Sgomento nell’apprendere «con grande dolore» la noti­zia della morte del caro estin­to, tempestivo nel piangere la scomparsa, puntuale nel ri­cordarne la «grande passio­ne », elegante nel sottolinear­ne i meriti «profondi», com­mosso nell’esprimere il cor­doglio alla famiglia, emozio­nato nel rammentare i mo­menti di «collaborazione», or­goglioso nel ricordare gli in­contri, fiero ne segnalarne il luminoso esempio alle gene­razioni future, Walter Veltro­ni è l’officiante esemplare del rito pubblico delle ese­quie vip.
Lo hanno sempre raffigura­to, nella satira, in forma di bruco. Ma nel dramma, è un coccodrillo straordinario.
Un rappresentante esem­plare del Pci: Preghiere, Com­mozione, Insegnamenti. Le prime si spendono, la secon­da si trattiene a stento, gli ulti­mi si preservano.
Naturalmente predisposto alla partecipare al dolore al­trui, provvisto di una capaci­tà non comune nella scelta dei tempi e dei modi del­l’esternazione, e fornito - va detto - di un eccellente porta­voce e diversi ghostwriter , Walter Veltroni tra Prima, Se­conda e attuale Repubblica ha tumulato con talento e me­stiere (meglio e prima di tutti gli onorevoli colleghi), deci­ne, centinaia, migliaia di ita­liani illustri. Senza mai di­menticare un minore, senza sbagliare una citazione, cali­brando ogni aggettivo, rispet­tando le diverse sensibilità, scegliendo sempre la parola giusta, il ricordo pertinente, l’opera più simbolica. Con un ampio ventaglio retorico e un altissimo grado d’aggetti­vazione, in cui spicca una malcelata predilezione per «forte», «coraggioso», «toc­cante».
Lasciato con un commosso addio il Parlamento e dedica­tosi esclusivamente alla scrit­tura, e in particolare alla nar­rativa - campo in cui già spic­cano titoli dolorosissimi co­me L’inizio del buio , sulla tra­gedia di Alfredino Rampi, o
Quando cade l’acrobata, en­trano i clown , sulla tragedia dell’Heysel ­ Walter Veltroni, pur libero dai doveri di rappresentan­za, non ha diradato le proprie partecipazioni. Anzi. E se mai ciò dovesse avvenire, co­me direbbe - lapidario - lui stesso: «Ci mancherà».