Piergiorgio Odifreddi, la Repubblica 15/8/2013, 15 agosto 2013
IN VIAGGIO CON DARWIN LA MAPPA SEGRETA DELL’EVOLUZIONE
Dal 1831 al 1836 Charles Darwin effettuò un epico viaggio su un brigantino di Sua Maestà Britannica, che raccontò nel 1839 nel suo primo libro: il Viaggio di un naturalista intorno al mondo. E di tutte le tappe del suo giro del mondo, quella che fece alle Galapagos dal 15 settembre al 20 ottobre 1835 è sicuramente la più famosa e significativa. Ancor oggi, un’escursione a quelle isole rimane fra le mete più ambite dai turisti di tutto il mondo. E cosa i fortunati che realizzano il loro sogno possano trovarci, una volta andatici, è presto detto: le isole non sono infatti cambiate molto dai tempi di Darwin, e il Capitolo 17 del suo diario di viaggio ne costituisce dunque ancor oggi una fedele guida.
A quei tempi le isole non erano frequentate dalla miglior gente del mondo: nel 1832 vi fu infatti piazzata una colonia penale, di poche centinaia di prigionieri deportati dall’Ecuador, e Darwin racconta che essi vivevano alla maniera di Robinson Crusoe, cibandosi di frutta, cinghiali e capre che si trovavano nei boschi.
Il loro cibo principale erano gli animali-simbolo delle isole, le famose e gigantesche tartarughe ( galápago, in spagnolo) da cui ha preso il nome l’arcipelago. Agli inizi le navi di passaggio ne catturavano fino a duecento esemplari in un solo giorno: si risparmiavano soltanto quelli più anziani ed enormi, ai quali comunque venivano spesso presso praticate incisioni sulla corazza, a testimonianza del fatto che le abitudini dei "turisti" di allora erano le stesse di ora. Ma in seguito quest’uso indiscriminato ne aveva ridotto drasticamente il numero, tanto che il sovrintendente della colonia penale prevedeva che si sarebbero estinte nel giro di vent’anni.
Fu lui a dire a Darwin che la dimensione e la forma della corazza di una tartaruga gli permettevano di identificare con certezza l’isola da cui essa proveniva. L’osservazione sul momento fu registrata quasi distrattamente, ma dopo nove mesi di gestazione partorì i suoi frutti. Lo testimonia questo passaggio delle Note ornitologiche, scritte durante il viaggio di ritorno nell’estate del 1836, che costituisce la prima avvisaglia del cambiamento di filosofia del giovane naturalista: «Quando rifletto sul fatto che gli spagnoli sono in grado di stabilire immediatamente da dove provenga una tartaruga basandosi sulla forma del corpo, sulle sue dimensioni e in particolare su quella delle scaglie. Quando vedo che queste isole in vista l’una dell’altra sono abitate da una sparuta popolazione di animali, frequentate da questi uccelli che differiscono fra loro solo leggermente e che occupano lo stesso posto della natura, devo sospettare che si tratti solo di variazioni. Se queste osservazioni hanno un minimo di fondamento, la zoologia di questi arcipelaghi merita un esame approfondito, perché questi fatti potrebbero smentire la stabilità delle specie ».
Nell’autunno del 1835, alle Galapagos, Darwin si era invece limitato a cavalcare e a rovesciare le tartarughe, verificando che esse riescono a rimettersi in piedi da sole, a differenza delle testuggini.Ea notare che le sorgenti, raree confinate nelle zone centrali e più elevate delle isole, erano collegate al resto del territorio da una rete di piste larghe e battute, che gli animali percorrevano lentamente nei due sensi per andare a rifornirsi d’acqua: la loro vescica permetteva di immagazzinarne una gran quantità, e i prigionieri assetatia volte le uccidevano per dissetarsene.
Altrettanto spettacolari delle tartarughe eranoe sono le iguane giganti, di terra (verdi e rosse) o di mare (nere), entrambe vegetariane. Anche con loro Darwin si divertì, gettandone una di mare per molte volte in acqua e notando che essa tornava regolarmente a riva: egli ne dedusse che questo rettile non ha nemici sulla spiaggia, ma è spesso preda degli squali in mare, dove si reca solo per mangiare le alghe che costituiscono la sua dieta. Un marinaio ne affondò invece una con un peso attaccato, scoprendo che dopo un’ora era ancora perfettamente viva.
Oggi le guide del parco nazionale, stabilito nel 1959 sulla quasi totalità (il 97,5%) del territorio, non solo non permettono più questi "esperimenti", ma si assicurano che non ci siano contatti di sorta con nessuno degli animali: soprattutto con le otarie, che popolano le spiagge sulle quali si attracca e catturano l’attenzione dei visitatori con deliziose scene di vita famigliare, nelle quali il maschio pattuglia la riva barrendo, mentre le madri allattano teneramente i piccoli belanti. La presenza delle otariee dei pinguini, che sfrecciano in acqua intorno ai bagnanti,è la dimostrazione visibile del fatto che queste isole equatoriali sono collegate alle zone polari dalla fredda corrente di Humboldt. Forse ancora più interessanti di tutti questi animali, e anche delle singolari sule dai piedi azzurri o rossi, benché certo meno appariscenti agli occhi dei visitatori, sono poi le tredici specie di fringuelli classificati dall’ornitologo John Gould agli inizi del 1837, in base alla lunghezza e alla forma del loro becco. Essi costituiscono una delle migliori prove scientifiche del funzionamento dell’evoluzione in natura, come già aveva previsto Darwin nel suo libro di viaggio: «Il fatto più curioso è la perfetta gradazione nelle dimensioni del becco delle diverse specie. Osservando tale gradazione e diversità di struttura in un gruppo piccolo e molto omogeneo di uccelli, si potrebbe realmente immaginare che da un originario esiguo numero di uccelli di questo arcipelago una specie sia stata modificata per finalità diverse ».
Questa osservazione segue però di anni la visita delle isole: sul momento i cosiddetti "fringuelli di Darwin" non attrassero particolarmente la sua attenzione, tanto che egli li raccolse alla rinfusa, senza registrarne l’isola di provenienza. Fu solo agli inizi del 1837, dopo che Gould se ne occupò, che Darwin incominciò a considerarli come una delle prove cruciali della teoria che nel frattempo aveva incominciato ad elaborare.
Oggi le ricerche dei due biologi Peter e Rosemary Grant, alle quali è dedicato il bestseller di Jonathan Weiner Il becco del fringuello (Mondadori, 1995) hanno confermato che le varie specie di fringuelli costituiscono diverse risposte adattative alle condizioni ecologiche locali delle varie isole. Etichettando l’intera popolazione aviaria della piccola isola di Dafne, e monitorandone i cambiamenti in periodi di siccità e di alluvione, nel giro di pochi anni la coppia di scienziati è infatti riuscita a misurare gli effetti della selezione naturale che porta ai cambiamenti della dimensionee della forma del corpo (soprattutto, del becco) dei fringuelli. I risultati sono stati non solo una verifica quantitativa della teoria qualitativa dell’evoluzione, ma anche la sorprendente scoperta che i cambiamenti di specie possono avvenire in tempi brevissimi, invece che nei tempi storici ai quali si credeva essi fossero confinati. Quello dei Grant fu il primo studio dettagliato di evoluzione in azione, e molti altri ne sono poi seguiti.
Darwin aveva dunque visto giusto sulle Galapagos, quando diceva che quell’arcipelago è «un piccolo mondo particolare nel quale, tanto nello spazio quanto nel tempo, ci sembra di essere in un certo modo vicini a quel grande fenomeno, il mistero dei misteri, che fu la prima comparsa di nuovi esseri su questa terra». Un mistero da lui svelato in un lavoro successivo, il suo capolavoro del 1859 su L’origine delle specie.