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 2013  agosto 15 Giovedì calendario

STEINWAY LA LEGGENDA DEI PIANOFORTI ORA RISUONA A WALL STREET

A nessun altro poteva venire in mente di scegliersi come sigla della propria azione quotata in Borsa LVB: Ludwig van Beethoven. Del resto, nessun altro nella storia ha mai raggiunto un simile status di oggetto-cult fra generazioni di musicisti tanto diversi: classici o jazz, blues e rock, grandi compositori di fine Ottocento e star dei concerti di massa che attirano folle di giovani fan. Hanno suonato pianoforti Steinway Anton Rubinstein e Segrei Rachmaninoff, Benjamin Brittene Vladimir Horowitz, George Gershwin e Cole Porter, Lang Lang ed Elton John.
Uno dei più celebri è lo Steinway bianco su cui John Lennon compose Imagine: nell’autunno del 2010, quando il Beatle tragicamente scomparso avrebbe compiuto 70 anni, la Steinway creò una serie speciale di 104 pianoforti bianchi.
Dopo i liutai italiani come Stradivari e Guarneri, forse nessun’altra "marca" di strumenti musicali ha raggiunto questi vertici di eccellenza, di prestigio e di venerazione. Da ieri questa leggendaria fabbrica è passata di mano. L’ha comprata un altro personaggio di leggenda, ma divenuto celebre per motivi assai meno nobili. Per 512 milioni di dollari, la Steinway è stata comprata da John Alfred Paulson, gestore di fondi comuni e hedge fund le cui fortune furono amplificate dalla grande crisi del 2008. Paulson fu uno degli "avvoltoi" che specularono al ribasso sui mutui subprime, vendendo "allo scoperto" alla vigilia del grande tracollo dei mercati. La scommessa contro i mutui gli fruttò 3,7 miliardi nel solo 2007.
Nel 2010 polverizzò i record di profitti nella storia degli hedge fund: 5 miliardi di dollari. Altre scommesse gli andarono malissimo (investimenti in Bank of America, Citigroup, e in Cina) ma si rifece sull’oro guadagnando altri 3 miliardi nel 2011. Noto per le sue simpatie di destra, è stato un grosso finanziatore della campagna presidenziale di Mitt Romney, rivale di Barack Obama l’anno scorso. Puntando su Steinway, almeno Paulson potrebbe rendere un servizio prezioso alla causa bipartisan della musica.
Steinway & Sons, come recita la ragione sociale, fabbrica pianoforti di straordinaria qualità dal lontano 1853. Avrebbe potuto chiamarsi col nome del fondatore: l’immigrato tedesco Heinrich Engelhard Steinweg.
Ma come molti stranieri che sbarcavano in America a quell’epoca, e sentivano il bisogno di assimilarsi per farsi accettare, lui anglicizzò il suo nome e divenne Henry Steinway. Anche il ramo Steinweg della famiglia continuò a produrre pianoforti, e l’azienda rimase a lungo bicefala, con una fabbrica a Manhattan e l’altra ad Amburgo. Solo la seconda guerra mondiale spostò definitivamente il baricentro e il controllo a New York.
La storia di Steinway è una lunga collezione di riconoscimenti, di gloria e di successo. La prima medaglia d’oroa un piano di questa marca risale al 1855, al New York Crystal Palace, ne seguono altre tre all’Expo universale di Parigi nel 1867. In quegli anni Steinway aveva la sua fabbrica sulla Park Avenue, all’angolo con la 53esima strada, dove oggi c’è il grattacielo Seagram.
La fama di qualità salì così rapidamente, che già nel decennio 1860 si cominciarono a costruire delle sale di concerto appositamente studiate per esaltare le qualità acustiche dei pianoforti Steinway. La Steinway Hall di Manhattan aveva 2.500 posti, e fu la sede permanente della New York Philarmonic Orchestra per 25 anni, fino alla costruzione di Carnegie Hall.
Nel 1988 fu superata la soglia dei 500.000 pianoforti costruiti e venduti nel mondo intero sotto questo marchio. Nel 1994 si aprì l’Accademia Steinway, la prima a formare tecnici del pianoforte per un mercato del lavoro ormai globale. Il 150esimo anniversario dell’azienda venne celebrato con tre giorni di gala a Carnegie Hall: il primo con grandi nomi della musica classica, il secondo e il terzo con star del jazz e del rock. Tra i pianoforti "firmati", alcuni sono stati disegnati da Louis Tiffany e Karl Lagerfeld.
Un esemplare con le gambe in mogano coperto d’oro è usato alla Casa Bianca. Ma la società Steinway da tempo non apparteneva più alla famiglia fondatrice, in seguito alle liti fra gli eredi era finita in mano a investitori esterni tra cui il network tv Cbs.
La crisi del 2008 ha colpito anche le sue vendite, crollate del 50%, con il conseguente licenziamento di un terzo dei dipendenti. Proprio la stessa crisi che ha catapultato nella stratosfera il patrimonio del suo nuovo padrone.