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 2013  agosto 15 Giovedì calendario

PIU’ ROSSA PER RIVINCERE

È ancora calda l’estate. Ma la Germania guarda già all’autunno e alle sue elezioni politiche, le più importanti del 2013 per il mondo intero, non solo per Berlino. Chi siede nella Cancelleria influenza in un modo decisivo le sorti dei mercati finanziari, dell’Unione europea e dell’euro, con conseguenze che varcano i confini e incidono sulla vita dei cittadini del Continente. Tanto che molte decisioni di politica economico-finanziaria sono state rimandate a dopo la consultazione, in attesa di capire chi sarà il premier. Si vota il 22 settembre: elezioni decisive e anche scontate? Probabile, non del tutto certo. Favoritissima, ancora una volta, la "frau di ferro " Angela Merkel. Con alcune incognite che potrebbero mutarrne la placida corsa. E che lei deve aver ben presente se, dalla vigilia di Ferragosto, è impegnata in una campagna estenuante e fitta di appuntamenti in cui spenderà ogni goccia di energia.
Sorretta dal "Team Deutschland", un esercito di 22 mila fedelissimi, la Merkel, 59 anni, terrà un ritmo di due manifestazioni pubbliche al giorno, compresi 56 comizi. Si sposterà da un capo all’altro della Germania in elicottero. Particolarmente significativo l’evento speciale previsto per il 20 agosto, quando visiterà (e sarà la prima volta per un cancelliere) il museo nel campo di concentramento di Dachau. Il suo partito, la Cdu ha stanziato per la propaganda 20 milioni di euro, la stessa cifra del 2009, contro i 23 dei rivali socialdemocratici dell’Spd che hanno candidato contro la "Regina di Berlino" Peer Steinbrück, 66 anni, già ministro delle Finanze della Merkel all’epoca della "grosse koalition" tra il 2005 e il 2009.
Una sfida impossibile per la sinistra? Da settimane i sondaggi assegnano ai cristiano-democratici il 40 per cento dei voti contro il 25-26 della Spd. In un ipotetico confronto diretto alla Merkel andrebbe il 62 per cento delle preferenze contro il 39 per cento del rivale. «La maggiorparte dei tedeschi», ha annotato il settimanale "Freitag", «vive ormai in simbiosi con la cancelliera». E lo scrittore Peter Schneider rincara: «Queste elezioni rischiano di diventare le più noiose della storia tedesca». E allora dove potrebbe annidarsi la sorpresa? Come in tutti i sistemi proporzionali, nel gioco delle alleanze. Visto che i liberali (Fdp), alleati della Cdu, rischiano di non raggiungere il quorum e la cancelliera potrebbe subire, da qui a fine settembre, un’erosione di consensi a favore della vera novità: il partito antieuro "Alternative fur Deutschland" (vedi box a pagina 74).
Di certo l’arcigna Angela, che mostra la faccia cattiva ai Paesi poco virtuosi del Sud Europa costringendoli a cure di cavallo d’austerità, ha un linguaggio e una politica assai diversa all’interno dei confini della patria. Come dimostra il programma che ha già presentato e che, parole sue, «cambia i paradigmi degli ultimi 40 anni». Mai erano stati annunciati tanti doni alle famiglie tedesche e all’Azienda Germania come nelle 125 pagine del suo "Manifesto" intitolato "Insieme, un successo per la Germania". Solo nelle autostrade tedesche (13 mila chilometri, la rete più estesa al centro d’Europa) si prevede di investire, nei prossimi quattro anni, «25 miliardi in ampliamenti e risanamenti». Per le famiglie dei 42 milioni di lavoratori sono promessi aumenti degli assegni familiari e sgravi fiscali per i figli a carico. Incrementi anche per la "mutter rente", la pensione delle casalinghe. Si cercherà di «frenare gli aumenti degli affitti». E nelle imprese del Paese è giunta l’ora di garantire ai lavoratori «un salario minimo». Tutte rivendicazioni da tempo sostenute dalla Spd. «Anche loro», si è difesa sardonica la cancelliera contro chi l’ha accusata di plagio, «hanno buone idee». Compresa quella della "frauen-quote", una percentuale di donne per legge ai vertici delle aziende.
La metamorfosi della Cdu in una "Spd-light" ha irritato non poco i titolari del marchio se il presidente dei socialdemocratici Sigmar Gabriel ha tuonato: «Le promesse della Merkel graverebbero sulle casse della Repubblica per 28 miliardi l’anno». E senza che siano previste entrate compensative visto che Angela, per non irritare i liberali attuali partner di governo, ha escluso di inasprire il carico fiscale. Così Peer Steinbrück ha potuto osservare: «Il programma della Cdu è un libro della fiabe». Se toccasse a lui avere la responsabilità dell’esecutivo ha già annunciato che, come primo atto, alzerà l’aliquota sui redditi dall’attuale 42 al 49 per cento, per chi guadagna oltre 100 mila euro (se è single) e oltre i 200 mila per le famiglie. Inoltre vuole depennare «i privilegi fiscali che l’attuale governo ha dispensato a commercianti, hotel e ricchi ereditieri». In questo modo prevede di recuperare 20 miliardi da investire «in cultura, scuole e asili nido». È la stessa medicina (più welfare e più tasse) che i Grünen (Verdi) propongono ai loro seguaci. «Merkel», commenta Jürgen Trittin il loro leader, «è lenta, e con la sua indecisione ha aggravato la crisi non solo in Grecia». La Germania che gli ambientalisti sognano sarà alimentata, entro il 2030, al 100 per cento dalle rinnovabili. Se toccherà a lui essere il vice-cancelliere di un ipotetico governo rosso-verde, Trittin promette non solo il salario minimo (8,50 euro l’ora), ma anche la pensione minima (850 euro per chi abbia lavorato 30 anni). E sul fronte fiscale è addirittura più intransigente dei socialdemocratici: 49 per cento di tasse sopra gli 80 mila euro di reddito. Non stupisce che nei sondaggi "l’onda Verde", sino a poco fa attorno al 18 per cento, sia scesa al 13. E non solo a causa del fisco. Stanno pesando le brutte vicende di abusi sessuali sui minori ai loro convegni degli Anni 80 e venute alla luce di recente (Cem Özdemir, il loro presidente, ha incaricato alcuni storici di indagare sulla squallida faccenda).
Secondo Kai Carstensen, analista dell’Ifo di Monaco di Baviera, è perà la «stabile congiuntura economica favorevole» a spingere la Merkel verso la riconferma. Per la terza volta di seguito l’Ifo-Index, che segnala gli umori degli imprenditori, è salito e a luglio ha ragiunto quota 106. «L’economia tedesca», esulta Philipp Rössler, ministro liberale dell’Economia, «è in crescita». Lo dimostrano i dati snocciolati dal collega delle Finanze Wolfgang Schäuble: a fine giugno nelle casse erano entrati 277,5 miliardi, il 3,5 per cento in più del semestre precedente. Oltre ai consumi, cresciuti a fine giugno del 6,5 per cento, è il mercato del lavoro la linfa dell’Azienda Germania e il vero jolly della cancelliera. «Quando sono stata eletta nel 2005», ricorda Merkel, «c’erano 5 milioni di disoccupati. Oggi sono meno di 3 milioni». Il paese vanta la più bassa disoccupazione giovanile nella Ue: il 7,6 per cento. E così i sondaggi registrano un ottimismo generale: il 75 per cento dei tedeschi è «soddisfatto della situazione». "La Germania è sazia e satolla", titola il settimanale "Die Zeit". E sarà per questo che la gente, grata per essere scampata alla crisi, «vive senza entusiasmo l’appuntamento del voto», dice ancora lo scrittore Schneider.
Anche se, a guardare meglio le cifre, il Paese delle meraviglie si ridimensiona un po’. Agli esperti del Dgb (Confederazione dei sindacati) risultano 6 milioni di persone dipendenti dal sistema Hartz IV ( gli assegni sociali da 374 euro che prendono il nome dal ministro del Lavoro delle grandi riforme). Un rapporto dell’Istituto del Lavoro dell’università di Duisburg, stima che «un posto di lavoro su quattro è un mini-job sottopagato». Tradotto: 8 milioni di lavoratori sono precari e 4 milioni di loro percepiscono meno di 7 euro l’ora. Mentre i milionari (950 mila nel 2012) da quest’anno hanno sfondato il tetto del milione. «È una leggenda», urla ai comizi Gregor Gisy, carismatico capo di "Die Linke", la sinistra radicale, «che i lavoratori tedeschi abbiano beneficiato della crisi e che il nostro sia un Paese giusto».
Risulta più chiaro comprendere allora il perché la Cdu della Merkel abbia perso negli ultimi due anni tutte le elezioni regionali e il Bundesrat, la Camera dei 16 Länder, sia nelle mani della Spd. Inoltre il governo ha inanellato una serie di figuracce che hanno portato alle dimissioni di ministri come Karl-Theodor zu Guttenberg o Anette Schavan, per plagio. Ora è il più prussiano dei ministri, quello della Difesa Thomas de Maizière, a trovarsi negli impicci per la vicenda dei costi misteriosi dei velivoli senza pilota. Guai che però rimbalzano sulla "cancelleria Teflon", impermeabile a ogni scandalo. L’81 per cento dei tedeschi la giudica "competente" e il 79 per cento "decisa nella guida". Spunterà allora il suo terzo mandato? «Aspettiamo il primo settembre», risponde Steinbrück. È il giorno in cui i due si sfideranno nell’unico duello tv. «Non è un mistero», ricorda Steinbrück, «che le elezioni le decidano all’ultimo minuto gli indecisi». Nel 2009 a votare ci andò il 70,8 per cento dei tedeschi. «Se stavolta si arrivasse al 77- 78 per cento», conclude Steinbrück, «sarà la Spd a vincere». Speranza ultima dea.