Francesco Semprini, La Stampa 14/8/2013, 14 agosto 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - MASSACRO IN EGITTO
CORRIERE.IT
Il vice presidente ad interim della Repubblica egiziana, Mohammad ElBaradei, si è dimesso dopo le violenze politiche scoppiate in Egitto. Lo ha comunicato con una lettera al presidente egiziano. Le dimissioni arrivano dopo le operazioni di sgombero delle piazze del Cairo che da mercoledì mattina in poi hanno causato almeno 124 morti. Si chiude così, nel modo più violento, la lunga mobilitazione di protesta animata dai Fratelli musulmani e dai sostenitori del deposto ex presidente Mohammed Morsi. Gas lacrimogeni dagli elicotteri che volano a bassa quota, agenti calati con le funi, soldati che sparano sulla folla dai tetti degli edifici che circondano le due principali tendopoli create dai manifestanti. Il governo egiziano, sostenuto dai vertici militari, ha dichiarato lo stato di emergenza per almeno un mese, lasciando intendere interventi ancora più drastici per ristabilire la calma nel Paese, a cominciare dal coprifuoco, scattato a partire da mercoledì, dalle 19 alle 6. Gli Stati Uniti hanno quindi diramato un comunicato ufficiale per «opporsi in modo fermo alla dichiarazione dello stato d’emergenza».
Decine di vittime nello sgombero
IL CONTEGGIO DELLE VITTIME - Un giornalista dell’agenzia France Presse ha contato 124 corpi in tre diversi obitori cittadini. Secondo i Fratelli musulmani, partito dell’ex presidente, le vittime sarebbero, invece, 500 (e 9.000 i feriti). Ma il ministero della Salute smentisce tutti questi bilanci. In un primo momento addirittura ha negato l’esistenza di vittime, per poi ammettere che 56 persone sono rimaste uccise e 526 ferite. Tra le vittime ci sarebbero, secondo fonti vicine alla Fratellanza, anche le figlie di due leader del movimento: Asma El Beltagui figlia del segretario generale del partito Giustizia e libertà, e Hasfa Shater, con suo marito, figlia del numero 2 della confraternita religiosa, Khairaht Shater, ora in prigione.
GIORNALISTI UCCISI - Tra le vittime anche un cameraman di Sky News, Mick Deane, di 62 anni, e una giovane reporter di Xpress, del gruppo emiratino Gulf news, Habiba Ahmed Abd Elaziz, 26 anni.
GLI ARRESTI - Ma mentre nelle piazze infuria la rivolta, la polizia ha messo a segno alcuni arresti eccellenti tra le file dei Fratelli musulmani. Le forze di sicurezza egiziane hanno arrestato Mohamed el Beltagy, ex segretario generale e tuttora tra i massimi esponenti del movimento religioso che è dietro le proteste pro-Morsi.
TRENI BLOCCATI - L’Egitto è tornato a ribollire da quando Mohammed Morsi, il primo presidente eletto della storia egiziana, è stato destituito e arrestato all’inizio di luglio. Il «golpe» è stato orchestrato dai militari che intendono, dopo una fase di transizione, arrivare a nuove elezioni. I sostenitori della Fratellanza sono rimasti nelle piazze nonostante i ripetuti ultimatum. Dal golpe fino ad oggi, almeno altre 300 persone sono rimaste uccise. Il governo, per evitare ulteriori manifestazioni in altre città egiziane, ha annunciato la sospensione del traffico ferroviario da e per Il Cairo. Il provvedimento è stato motivato con «ragioni di sicurezza» ma anche con l’esplicito intento di «impedire alla folla di mobilitarsi». Ad Alessandria, nel frattempo, la folla è scesa in piazza bloccando il centro. Si registrano scontri ad Assiut, 350 km a sud del Cairo. Ad Assuan è stata circondata la sede del governatorato, che è stato evacuato.
TRE CHIESE DISTRUTTE - In alcune città del Paese sono state assaltate le chiese copte. Almeno tre gli edifici di culto dati alle fiamme. I disordini più gravi si sono registrati a Minya, capoluogo dell’omonima provincia centro-settentrionale, situata lungo il corso del Nilo a circa 150 chilometri dalla capitale: migliaia di persone hanno attaccato una chiesa copta e l’hanno parzialmente incendiata, e per disperderli la polizia ha dovuto fare massiccio ricorso ai lacrimogeni. Secondo al-Ahram, si conterebbero 8 morti e 30 feriti. Scena analoga a Sohag, 200 chilometri più a sud, dove a un’altra chiesa è stato appiccato il fuoco con bottiglie incendiarie. Rogo di una terza chiesa e di una scuola infine a Suez.
L’APPELLO: «CI SPAZZANO VIA» - Il partito dei Fratelli musulmani ha lanciato un appello alla popolazione affinché scenda in strada contro «il massacro». «Questo non è un tentativo di disperdere (i manifestanti pro Morsi, ndr), ma è un sanguinoso tentativo di spazzare via tutte le voci che si oppongono al golpe militare», ha dichiarato il portavoce Gehad El-Haddad via Twitter. «Noi - ha aggiunto - non ci piegheremo. Rimarremo sempre in piedi per affrontare ogni tipo di tirannia».
TRE SOLDATI - Oltre ai morti civili anche tre soldati sono rimasti uccisi negli scontri scoppiati in un’altra piazza occupata della città, al-Nahda, a est della città (al-Adawiya è, invece, a nord). Questo accampamento, secondo il ministero del’Interno, nelle prime ore della mattinata è stato messo sotto controllo. Sono stati bloccati tutti gli accessi al campo e gli agenti hanno perquisito le tende: le immagini hanno mostrato armi e munizioni.
MORTI CARBONIZZATI - Le forze di sicurezza ad al-Nahda hanno arrestato 150 «uomini armati» tra i quali «diversi leader dei Fratelli musulmani» dei quali non sono state divulgate le identità. Testimoni, in questa sede, riferiscono di diversi morti carbonizzati, ma non è chiaro cosa abbia causato l’incendio. Anche il sit-in di Nasr City (periferia sud-est) è stato preso d’assalto.
«ITALIANI, VIA DAGLI ASSEMBRAMENTI» - «L’Ambasciata d’Italia invita i connazionali al Cairo a tenersi lontani da assembramenti. Siamo sempre raggiungibili allo 0227943194/5», scrivono fonti diplomatiche su Twitter.
SCIOPERO DELLA FAME - Martedì alcuni media egiziani, citando fonti delle guardie di Morsi, avevano riferito che il presidente deposto ha minacciato lo sciopero della fame in caso di sgombero con la forza.
REPUBBLICA.IT
IL CAIRO - Assalto all’alba ai campi dei manifestanti pro-Morsi: almeno 124 morti secondo la France Press, che ha contato i cadaveri in tre diversi obitori improvvisati. Ma il bilancio è molto diverso a seconda delle fonti. Per i Fratelli musulmani le vittime sono oltre 2.000, con 10.000 feriti. Al-Jazeera, citando fonti sanitarie, parlava nelle prime ore di 120 morti, mentre il ministero della salute aveva sostenuto che i morti erano solo 15, per poi alzare il bilancio a 56 e infine a 95. Sei le vittime confermate tra le forze di sicurezza.
I Fratelli Musulmani hanno chiesto alla popolazione di scendere in piazza "contro il massacro" e manifestanti si stanno organizzando a Suez, ad Alessandria, a Minya e ad Assiut. E per tutta risposta le autorità statali hanno dichiarato "lo stato d’emergenza dalle 14 ora di Greenwich" (le 16 in Italia) e "per la durata di un mese". E annunciato il coprifuoco che entrerà dalle 19 di oggi e durerà fino alle 6 del mattino. Il provvedimento riguarderà tutti i governatorati egiziani, compreso Il Cairo, Giza e Alessandria. Nel pomeriggio il vicepresidente El Baradei rassegna le dimissioni.
La Casa Bianca, intanto, si è detta fortemente contraria allo stato di emergenza dichiarato dal govenro egiziano e ha chiesto ai militari il rispetto dei diritti umani.
"Gli Stati Uniti, nel bocciare il ricorso alla violenza e allo stato d’emergenza, continueranno a mantenere colloqui con le autorità del Cairo allo scopo di arrivare a una transizione pacifica verso un governo democraticamente eletto e il rispetto dei diritti umani. Questo processo è l’obiettivo degli Usa". ha dichiarato il vice portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, in un briefing a Marthàs Vineyard, dove Obama sta trascorrendo una settimana di vacanza.
Preceduta dal lancio dei lacrimogeni, la polizia egiziana ha fatto irruzione all’alba nelle tendopoli di piazza al-Nahda, nel quartiere orientale di New Cairo, e di piazza Rabaa al-Adawiyah, nel sobborgo settentrionale di Nasser City dove vi sarebbero state la maggior parte delle vittime. L’opposizione: "Usano donne e bambini come scudi umani". Ma gli scontri non si sono fermati con lo sgombero, e sono andati avanti anche dopo, con le forze di sicurezza che hanno aperto il fuoco contro la folla.
I giornalisti sul posto parlano intimidazioni da parte dell’esercito, che costringono i fotografi a cancellare le foto scattate come condizione per il rilascio. Negli scontri sono rimasti uccisi due reporter: si tratta di Habiba Ahmed Abd Elaziz, giornalista di Gulf News, e di Mick Deane, cameraman di Sky News.
In alcune zone del Paese i manifestanti stanno attaccando per ritorsione negozi, case e chiese dei copti cristiani: in fiamme la chiesa di San Giorgio a Sohag. Numerose le vittime anche fuori dal Cairo.
LIVE BLOG
14.08
Tra le vittime anche la figlia 17enne leader spirituale Fratelli
La figlia della vice Guida Suprema dei Fratelli Musulmani Khairat el-Shater è stata uccisa al Cairo, dove dall’alba le forze della sicurezza egiziane sono impegnate nello sgombero dei sit-in a sostegno del deposto presidente Mohammed Morsi. E’ quanto ha dichiarato una fonte della Confraternita all’emittente al-Arabiya, spiegando che la figlia di el-Shater è stata uccisa insieme a suo marito.
da Raffaella Menichini 13.56
Anche Londra condanna l’uso della forza per disperdere i manifestanti. Lo ha affermato in una nota il capo della diplomazia britannica, William Hague, che si dice "profondamente turbato dal montare della violenza in Egitto"
da Paolo Gallori 13.55
Chiusi sito piramidi di Giza e museo egizio al Cairo. Il ministero delle Antichità dell’Egitto ha ordinato di chiudere al pubblico il sito delle piramidi di Giza, oltre al museo egizio nel cuore del Cairo. Si tratta di una chiusura preventiva solo per oggi, è stato dichiarato
da Paolo Gallori 13.55
Dura protesta del Qatar. Il Qatar, principale sostenitore dei Fratelli Musulmani, ha denunciato con forza l’intervento della polizia egiziana e i "metodi utilizzati contro manifestanti pacifici, costati la vita a tanti innocenti disarmati", ha dichiarato un portavoce del ministero degli Esteri qatariota
da Paolo Gallori 13.50
Turchia: "Inaccettabile". Secondo il presidente turco Abdullah Gul, l’intervento armato dell’esercito egiziano contro i civili è "inaccettabile". Il premier Erdogan ha fatto appello al Consiglio di sicurezza Onu e alla Lega Araba perché agiscano e mettano fine al "massacro" egiziano
da Paolo Gallori 13.10
Al Jazeera: un fotografo e una giornalista tra le vittime. Secondo l’inviato di al-Jazeera al Cairo, ci sarebbero anche una giornalista e un fotoreporter tra i 300 morti giunti nell’ospedale da campo di piazza Rabaa al Cairo.
da Paolo Gallori 13.08
Secondo al-Arabiya, che cita fonti della sicurezza, le forze di sicurezza egiziane hanno arrestato l’ex segretario generale del braccio politico dei Fratelli Musulmani, Mohammed al-Beltagy. Al-Beltagy è un esponente di spicco della Fratellanza e leader del partito Libertà e Giustizia.
da Paolo Gallori 13.07
da Paolo Gallori 13.01
Jamaa Islamiya: appello alle organizzazioni umanitarie. La Jamaa fa appello a tutte le
organizzazioni di difesa dei diritti umani: "Questi orribili massacri non dovrebbero essere commessi dall’esercito e dalla polizia contro manifestanti pacifici".
da Paolo Gallori 12.59
Jamaa Islamiya: rivoluzione in tutto Paese. Il movimento integralista Jamaa Islamiya, vicino ai sostenitori di Morsi, ha avvertito che se non cambierà la situazione in Egitto "ci sarà una rivoluzione globale in tutto il Paese". In un comunicato all’Ansa, l’organizzazione denuncia "i massacri commessi dal regime militare golpista contro sit-in pacifici a Rabaa e Nahda".
da Paolo Gallori 12.57
da Paolo Gallori 12.54
Ministero della Salute: 15 morti e 203 feriti. Il ministero della Salute egiziano ha confermato 15 morti e 203 feriti nelle operazioni di smantellamento dei sit-in di protesta in favore del presidente destituito Mohamed Morsi. Lo ha riferito la tv di stato. Per i Fratelli Musulmani invece le vittime sono 250 e i feriti più di mille.
da Paolo Gallori 12.49
Governo: responsabilità è dei Fratelli Musulmani. Il consiglio dei ministri scarica
"la responsabilità della degenerazione della situazione di sicurezza nel Paese sui dirigenti dei Fratelli musulmani". "Il governo si rammarica per le vittime, qualunque sia la loro appartenenza, e sottolinea gli sforzi delle forze di sicurezza per la moderazione di fronte agli atti di violenza", aggiunge un portavoce.
da Paolo Gallori 12.49
da Paolo Gallori 12.48
12.40
Twitter2imen @2imen
Scuola dei frati francescani data alle fiamme a Suez dai supporter di Morsi
#PT is of image-setting fire to the Franciscan fathers school in Suez by #Morsi supporters #Ikhwan #Copts #Rabaa pic.twitter.com/6qANHf86FA
Governo a manifestanti: siate saggi, la patria prima di tutto. Il governo ad interim egiziano fa
appello ai manifestanti "a dare prova di saggezza e a mettere gli interessi della patria davanti a tutto". Il portavoce ha riferito che "il consiglio dei ministri è determinato a fare fronte con fermezza ai sabotatori e a perseguirli".
da Paolo Gallori 12.39
12.38
Twitterرجائي صادق @MyTrueHope
“@fatfouta1 : قوات الشرطة تقوم بجمع المصاحف من الاعتصامات حتى لا يصيبها سوء pic.twitter.com/ZjAPjdBSNh”
Police collect copies of Quran in #Rabaa
Copie del Corano raccolte dalla polizia dopo lo sgombero a Rabaa
Imam di Al-Azhar si dissocia dall’uso della forza. Ahmed al-Tayyeb, grande imam
della moschea di al-Azhar, ha preso le distanze dall’operazione di repressione avviata dall’esercito contro i sit-in di protesta dei sostenitori del presidente deposto Mohamed Morsi.
Il rettore dell’Università annessa alla moschea, massima istituzione dell’Islam sunnita, "sottolinea a tutti gli egiziani di non essere a conoscenza dei metodi usati per disperdere le proteste" e di averlo appreso "dalla tv". In una registrazione audio diffusa dalla tv di stato, il religioso ha spiegato che "l’uso della violenza non sarà mai alternativo alla soluzione politica".
da Paolo Gallori 12.34
Appello dell’imam di Al-Azhar. Il gran imam di al-Azhar, Ahmed al Tayeb, ha lanciato un appello contro la violenza e lo spargimento di sangue, invitando tutte le parti alla moderazione e al dialogo. L’imam aveva offerto ieri la propria mediazione. I Fratelli musulmani si erano detti favorevoli a una trattativa ma senza al Tayeb, dato il suo appoggio all’esercito contro Morsi.
da Paolo Gallori 12.32
da Paolo Gallori 12.29
Chiude l’ambasciata Usa al Cairo. L’ambasciata Usa al Cairo chiuderà al pubblico alle 13 ora locale "a causa della situazione di incertezza legata agli eventi nelle piazze al-Nahda e Rabaa al-Adawiya". E’ quanto si legge in una nota ufficiale della rappresentanza diplomatica statunitense. Nel comunicato, l’ambasciata invita i cittadini Usa ad "evitare le aree dove potrebbero avere luogo i maggiori assembramenti. Anche le manifestazioni pacifiche possono dilagare in violenze". L’ambasciata ha quindi chiesto ai propri connazionali di "rimanere in allerta" e "pianificare le attività" sulla base delle "notizie locali".
PEZZO DELLA STAMPA DI STAMATTINA
FRANCESCA PACI
In apparenza tutto è fermo in Egitto, dove i sostenitori del deposto presidente Mohammed Morsi continuano a sfidare l’ultimatum dell’esercito e restano in piazza. Ma qualcosa si muove. Ieri la polizia, che lunedì aveva rinunciato al già annunciato sgombero dei sit in dei Fratelli Musulmani, ha disperso con i gas lacrimogeni una manifestazione organizzata davanti al ministero per gli affari religiosi che era degenerata in una guerriglia con gli abitanti del quartiere: ci sarebbero almeno dieci persone ferite. Ma nonostante la Fratellanza provi ad alzare il livello di scontro, il governo a interim sembra deciso a evitarlo. Almeno per ora.
Più voci confermano infatti che il generalissimo el Sisi, il capo delle forze armate nonché autore della deposizione di Morsi e attuale ministro della Difesa, starebbe tentando di spaccare il fronte avversario, anche per bruciare sul nascere la malmostosità crescente tra le file dei rivoluzionari di Tahrir, che pur continuando a supportare l’esercito contro Morsi sono sempre più insofferenti alle sue tentazioni autoritarie (soprattutto i ragazzi legati a el Baradei).
Mentre il prigioniero Morsi minaccia lo sciopero della fame dopo che i giudici gli hanno prolungato di altri 15 giorni la detenzione, sembra che una parte dei Fratelli sia pronta ora a negoziare. Il portavoce della Confraternita Gehad al-Haddad lascia intendere al quotidiano «al-Masry al-Youm» una certa disponibilità, a condizione che «la legittimità sia ripristinata». I margini di trattativa della Fratellanza sono ridotti, anche perché il partito salafita al Nur, dopo aver altalenato a lungo, si è risolto a schierarsi con i vincitori, alias il governo.