Serena Danna, Corriere della Sera 14/8/2013, 14 agosto 2013
MUSK, IL MILIARDARIO VISIONARIO: AUTO ELETTRICHE E VIAGGI SU MARTE
Magari non sarà pronto domani, ma c’è da scommettere che se l’imprenditore Elon Musk ha visto nel futuro un sistema di trasporto capace di collegare San Francisco a Los Angeles in 30 minuti, prima o poi succederà. Perché, come hanno dimostrato Steve Jobs con Apple e Jeff Bezos con Amazon, le vere innovazioni si giudicano sul lungo periodo, e quando c’è di mezzo il 42enne fondatore di PayPal, Tesla e Space X, le idee diventano prima progetti e poi prototipi.
L’ultimo si chiama Hyperloop, definito da Musk il «quinto mezzo di trasporto» dopo automobile, treno, nave e aereo: una capsula di alluminio capace di trasportare persone e merci dentro un tubo sopraelevato viaggiando oltre i 1200 chilometri orari. Alimentato a energia solare, il sistema avrebbe un costo di sei miliardi di dollari e richiederebbe massimo dieci anni di lavoro. Tra le motivazioni che hanno spinto il milionario a pensarci ci sono i lavori in corso per la nuova linea dell’alta velocità californiana: «Perché mai spendere 70 miliardi di dollari per andare a 200 chilometri all’ora? — ha scritto sul suo blog —. Riusciamo a mandare i rover su Marte per poi costruire uno dei treni più lenti del mondo?». La domanda è legittima per il presidente di un’agenzia spaziale, la Space X fondata nel 2002, che ha tra i suoi supporter e finanziatori la NASA.
Musk, nato a Pretoria, Sudafrica, da un padre ingegnere e una mamma dietologa, vorrebbe morire su Marte. Lo ha dichiarato in un’intervista a Business Week nel settembre del 2012, mentre Space X compiva la sua missione per rifornire le stazioni spaziali internazionali del governo americano. Nel 2013 l’agenzia dovrebbe effettuare otto viaggi nello spazio, che diventeranno sedici il prossimo anno. Se oggi un viaggio turistico spaziale della Virgin Galactic costa circa 60 milioni di dollari, l’obiettivo di Musk è offrire un’esperienza migliore a un terzo del prezzo in tre anni.
L’ossessione per la riduzione dei costi riguarda anche le automobili elettriche che realizza con Tesla Motors. Anche in questo caso ci sono nicchie e numeri piccoli: in nove anni Tesla ha costruito 2.450 automobili mentre Toyota 629 mila ibride in un anno. Ma Musk è ambizioso e promette che entro il 2014 l’obiettivo dell’azienda è vendere 800 auto al giorno. Considerando che nel 2008 tutti davano per finita l’esperienza e che, per la prima volta, quest’anno il marchio ha prodotto utili (+10%), siamo fiduciosi che potrebbe accadere. Tutti i suoi progetti, tra gli ultimi una società che investe in pannelli solari, SolarCity, sono tasselli di un disegno più grande: migliorare il mondo. «L’umanità deve diventare una specie multiplanetaria — ha dichiarato —. Abbiamo le finestre aperte per la prima volta in quattro miliardi di anni: possiamo estendere la vita oltre la Terra. È la cosa più importante da fare per assicurare prosperità e sopravvivenza a lungo termine alla vita come l’abbiamo conosciuta fino a oggi». In tanti, Obama compreso, gli hanno creduto.
Anche perché, mentre studia il trasferimento nello spazio, Musk lavora per migliorare la qualità della vita sulla Terra puntando sulla sostenibilità energetica e servizi migliori.
È un radicale nello stile Silicon Valley, la terra dove i miliardi e l’amore per la bella vita non sono in contrasto con l’ambizione di lavorare per l’umanità. Dopo Jobs e Bill Gates (dice di lui l’amico Steve Jurvetson: «È più gentile di Jobs e più raffinato di Gates») anche Musk vuole cambiare il mondo. Così, quando ha scoperto che il gruppo di pressione per riformare l’immigrazione negli Stati Uniti fondato da Mark Zuckerberg sosteneva la costruzione di un oleodotto in Alaska, ha salutato il fondatore di Facebook senza pensarci due volte.
La determinazione è la stessa di quando a 15 anni ha lasciato il Sudafrica per il Canada senza casa e senza denaro, lavorando in fattorie e segherie, e che l’ha portato a laurearsi in economia e fisica neanche dieci anni dopo. Il primo passo in Silicon Valley è una borsa di studio a Stanford University che lascia dopo neanche due anni per dedicarsi al primo dei suoi progetti, la start up editoriale Zip che venderà nel 1999 per 300 milioni di dollari alla Compaq Computer. Con i soldi della vendita crea X.com, la società che in pochissimo tempo ha rivoluzionato i pagamenti online con il nome di PayPal, venduta ad Ebay per 1.5 miliardi di dollari nel 2002. Denaro che permette a Musk di abbandonare il mondo di Internet e dedicarsi alle sue passioni: energia, green economy, spazio. Nel frattempo c’è la crisi di Tesla e dell’economia globale, due divorzi, i debiti, la perdita di un figlio e la nascita di cinque (di cui due autistici), film prodotti e interpretati (Iron Man 2). Ma il sogno di Musk è sempre lo stesso: morire su Marte.