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 2013  agosto 13 Martedì calendario

BERLUSCONI PORTA LA GUERRA NEI CIELI

Giunto all’età di 88 anni, Giorgio Napolitano è chiamato a compiere la missione della vita: impedire l’avvento del caos. «È impensabile che l’equilibrio possa reggere se viene negata l’agibilità politica di chi maggiormente lo ha sostenuto», è il messaggio che gli ha inviato ieri Fabrizio Cicchitto tramite un’intervista alla Stampa. «Se nessuno può farci nulla perché tutti si sentono impotenti», ha aggiunto, «prepariamoci al peggio». Domenica, su Libero, Maurizio Belpietro aveva scritto che l’alternativa alla grazia è «un Paese nel caos, che non sa prendere una strada in politica economica, uno scontro al calor bianco tra le forze politiche, le elezioni dietro l’angolo». Napolitano sbuffa ogni volta che si sente tirato per la giacca. Però, se non ha chiuso le porte alla concessione della grazia, è perché sa che questi pericoli sono concreti.
Le paure del Colle sono molto simili a quelle delle colombe di Pdl e Pd e contrastano con le sicurezze dei falchi dei due partiti. Quelli del Pdl sono impegnati a convincere Berlusconi che lo scenario ideale èaportata dimano: bisogna avviare subito la crisi di governo (Daniela Santanché ieri ha detto che l’esecutivo Letta «è finito»), in modo da andare alle urne ad ottobre, quando ancora (secondo loro, ma anche secondo insospettabili giuristi) Berlusconi sarebbe candidabile. Ovviamente non ci sarebbe il tempo di cambiare legge elettorale. Vinte le elezioni, si approverebbe una norma ad personam per mondare Berlusconi delle condanne. Scenario che però fa i conti senza Napolitano. Come va ripetendo a tutti gli interlocutori, non ci saranno altre elezioni nel 2013 e non si andrà a votare finché non sarà stata riscritta la legge elettorale, visti anche i rilievi della Consulta sul Porcellum, che potrebbero sfociare in un giudizio di incostituzionalità già a dicembre.
Cosa accade, quindi, se cade il governo Letta? Che Napolitano cerca spazi per dar vita a un nuovo esecutivo. E quello più plausibile sarebbe un «governo di scopo» formato da Pd e grillini, la cui missione ufficiale sarebbe la riscrittura della legge elettorale (di certo non in senso favorevole al centrodestra) e quella ufficiosa consisterebbe nel varo di qualche provvedimento ad aziendam per punire il Cavaliere. Una sciagura per Forza Italia e Berlusconi, ma anche per il Paese. Lo stesso Napolitano, convinto che la soluzione migliore siano le larghe intese, vuole evitare un simile sbocco. Ma, piuttosto che sciogliere le Camere, potrebbe avallare la nascita di una siffatta coalizione. O, in alternativa, dimettersi: ipotesi che è tornato a prospettare negli ultimi giorni. In questo caso sarebbe il suo successore (da scegliere in una lista che in cima vede i soliti Stefano Rodotà e Romano Prodi) a battezzare il governo Pd-M5S-Sel.
Piaccia o meno, dunque, le chance che si realizzi il sogno dei falchi pidiellini sono prossime allo zero. Lo stesso vale però per le aspirazioni dei falchi del Pd: far fare a Berlusconi la fine di Bettino Craxi. Quella riuscì perché il Psi era spaccato sulla sua figura e perché Craxi nel Paese era estremamente impopolare. Due condizioni che non si hanno nel caso attuale: il Pdl è diviso su tante cose, ma attorno al fondatore è schierato a testuggine. E il Cavaliere resta su livelli di popolarità altissimi: c’è una fascia di elettorato tra il 26% e il 31% che nell’urna metterebbe comunque la croce sul suo nome, carcerato o meno.
La prima vittima del tentativo di cacciare Berlusconi dalla politica per via giudiziaria sarebbe così il governo Letta. Sia perché il Pdl con ogni probabilità abbandonerebbe l’esecutivo, sia perché nel Pd la spinta a liberarsi dall’abbraccio con un partito guidato da un galeotto sarebbe irresistibile. Proprio a questa esplosione sembra puntare il ministro degli Affari regionali, il renziano Graziano Delrio, che a Repubblica ha detto che Berlusconi deve decadere da senatore e si è espresso contro la concessione della grazia. Anche questo scenario, dunque, condurrebbe al caos, con le conseguenze economiche che si possono immaginare. A partire dall’entrata in vigore dell’Imu sulla prima casa e dal rincaro dell’Iva, per continuare con il probabile aumento dello spread.
Scenari di deflagrazione che gli stessi protagonisti sembrano dare per scontati. Il Pdl è appena ripartito da Forza Italia e da quello spirito battagliero: è l’avvio della campagna elettorale, anche se nessuno lo dice a voce alta. E Dario Stefano, esponente di Sel e presidente della Giunta per le elezioni del Senato, ha avvisato che anche in caso di voto anticipato Berlusconi non potrà candidarsi, perché così prevede la legge Severino. Nel giro dipoche settimane l’Italia rischia così di trovarsi senza governo, senza capo dello Stato, senza maggioranze possibili in Parlamento e senza una legge elettorale valida per eleggerne uno nuovo. Serve un miracolo di Napolitano.