Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  agosto 13 Martedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA NOTA DI NAPOLITANO E IL COMUNICATO D MARINA


IL GOVERNO NON SI TOCCA, LE CAMERE NON SI SCIOLGONO, LE SENTENZE SI APPLICANO, SE BERLUSCONI VUOLE LA GRAZIA INTANTO PRESENTI DOMANDA
La preoccupazione fondamentale, comune alla stragrande maggioranza degli italiani, è lo sviluppo di un’azione di governo che, con l’attivo e qualificato sostegno del Parlamento, guidi il paese sulla via di un deciso rilancio dell’economia e dell’occupazione. In questo senso hanno operato le Camere fino ai giorni scorsi, definendo importanti provvedimenti; ed essenziale è procedere con decisione lungo la strada intrapresa, anche sul terreno delle riforme istituzionali e della rapida ( nei suoi aspetti più urgenti ) revisione della legge elettorale. Solo così si può accrescere la fiducia nell’Italia e nella sua capacità di progresso.
Fatale sarebbe invece una crisi del governo faticosamente formatosi da poco più di 100 giorni; il ricadere del paese nell’instabilità e nell’incertezza ci impedirebbe di cogliere e consolidare le possibilità di ripresa economica finalmente delineatesi, peraltro in un contesto nazionale ed europeo tuttora critico e complesso. Ho perciò apprezzato vivamente la riaffermazione – da parte di tutte le forze di maggioranza – del sostegno al governo Letta e al suo programma, al di là di polemiche politiche a volte sterili e dannose, e di divergenze specifiche peraltro superabili. Non mi nascondo, naturalmente, i rischi che possono nascere dalle tensioni politiche insorte a seguito della sentenza definitiva di condanna pronunciata dalla Corte di Cassazione nei confronti di Silvio Berlusconi. Mi riferisco, in particolare, alla tendenza ad agitare, in contrapposizione a quella sentenza, ipotesi arbitrarie e impraticabili di scioglimento delle Camere. Di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che prendersi atto. Ciò vale dunque nel caso oggi al centro dell’attenzione pubblica come in ogni altro.

In questo momento è legittimo che si manifestino riserve e dissensi rispetto alle conclusioni cui è giunta la Corte di Cassazione nella scia delle valutazioni già prevalse nei due precedenti gradi di giudizio; ed è comprensibile che emergano – soprattutto nell’area del PdL – turbamento e preoccupazione per la condanna a una pena detentiva di personalità che ha guidato il governo ( fatto peraltro già accaduto in un non lontano passato ) e che è per di più rimasto leader incontrastato di una formazione politica di innegabile importanza. Ma nell’esercizio della libertà di opinione e del diritto di critica, non deve mai violarsi il limite del riconoscimento del principio della divisione dei poteri e della funzione essenziale di controllo della legalità che spetta alla magistratura nella sua indipendenza. Né è accettabile che vengano ventilate forme di ritorsione ai danni del funzionamento delle istituzioni democratiche.

Intervengo oggi benché ancora manchino alcuni adempimenti conseguenti alla decisione della Cassazione — in quanto sono stato, da parecchi giorni, chiamato in causa, come Presidente della Repubblica, e in modo spesso pressante e animoso, per risposte o “soluzioni” che dovrei e potrei dare a garanzia di un normale svolgimento, nel prossimo futuro, della dialettica democratica e della competizione politica.
A proposito della sentenza passata in giudicato, va innanzi tutto ribadito che la normativa vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli e sancisce precise alternative, che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto.
In quanto ad attese alimentate nei miei confronti, va chiarito che nessuna domanda mi è stata indirizzata cui dovessi dare risposta.

L’articolo 681 del Codice di Procedura Penale, volto a regolare i provvedimenti di clemenza che ai sensi della Costituzione il Presidente della Repubblica può concedere, indica le modalità di presentazione della relativa domanda. La grazia o la commutazione della pena può essere concessa dal Presidente della Repubblica anche in assenza di domanda. Ma nell’esercizio di quel potere, di cui la Corte costituzionale con sentenza del 2006 gli ha confermato l’esclusiva titolarità, il Capo dello Stato non può prescindere da specifiche norme di legge, né dalla giurisprudenza e dalle consuetudini costituzionali nonché dalla prassi seguita in precedenza. E negli ultimi anni, nel considerare, accogliere o lasciar cadere sollecitazioni per provvedimenti di grazia, si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda quale prevista dal già citato articolo del C.p.p.. Ad ogni domanda in tal senso, tocca al Presidente della Repubblica far corrispondere un esame obbiettivo e rigoroso — sulla base dell’istruttoria condotta dal Ministro della Giustizia — per verificare se emergano valutazioni e sussistano condizioni che senza toccare la sostanza e la legittimità della sentenza passata in giudicato, possono motivare un eventuale atto di clemenza individuale che incida sull’esecuzione della pena principale.

Essenziale è che si possa procedere in un clima di comune consapevolezza degli imperativi della giustizia e delle esigenze complessive del Paese. E mentre toccherà a Silvio Berlusconi e al suo partito decidere circa l’ulteriore svolgimento – nei modi che risulteranno legittimamente possibili – della funzione di guida finora a lui attribuita, preminente per tutti dovrà essere la considerazione della prospettiva di cui l’Italia ha bisogno. Una prospettiva di serenità e di coesione, per poter affrontare problemi di fondo dello Stato e della società, compresi quelli di riforma della giustizia da tempo all’ordine del giorno. Tutte le forze politiche dovrebbero concorrere allo sviluppo di una competizione per l’alternanza nella guida del paese che superi le distorsioni da tempo riconosciute di uno scontro distruttivo, e faciliti quell’ascolto reciproco e quelle possibilità di convergenza che l’interesse generale del paese richiede.
Ogni gesto di rispetto dei doveri da osservare in uno Stato di diritto, ogni realistica presa d’atto di esigenze più che mature di distensione e di rinnovamento nei rapporti politici, sarà importante per superare l’attuale difficile momento.

LE REAZIONI
ROMA - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha emesso l’attesissima nota sulla gestione politica della condanna definitiva di Silvio Berlusconi. Il capo dello Stato ha richiamato tutti alla responsabilità di non far cadere il governo in questo momento, al rispetto delle sentenze e dell’indipendenza della magistratura. Quanto a un atto di clemenza per Berlusconi, Napolitano ha chiarito che, secondo prassi e consuetudine, il Quirinale può attivarsi solo di fronte a una domanda, peraltro mai giunta sul suo tavolo.
"Una dichiarazione opportuna viste le pressioni che si sono create anche indebitamente. In generale, rispettosa di tutti i ruoli: da quello della divisione dei poteri, alla presa d’atto delle sentenze definitive a quelle che sono prerogative del Capo dello Stato". Così il segretario Pd Guglielmo Epifani.
Il primo esponente Pdl a parlare è Osvaldo Napoli: "E’ vero, come ha ricordato Napolitano, che delle sentenze si deve prendere atto ma è pur vero che sono legittimi dissensi e riserve. Ragione in più perché sia il Pdl a decidere sulla propria leadership. Un riconoscimento, questo di Napolitano, che traccia una linea netta di demarcazione fra l’operato della giustizia e la libera espressione degli elettori".
Fabrizio Cicchitto: "Quella del presidente Napolitano è una prima riflessione sul tema drammatico costituito dalla condanna di Silvio Berlusconi e tenendo conto di ciò essa lascia aperti spazi significativi per quello che riguarda il futuro. C’è un esplicito riconoscimento del ruolo politico di Berlusconi evidentemente dipendente dalle scelte della sua forza politica, scelte che peraltro sono già a me ben chiare. Di conseguenza reputo che bisogna misurarsi con questa prima presa di posizione del presidente della Repubblica con senso di responsabilità e spirito costruttivo".
Mariastella Gelmini, vicecapogruppo vicario Pdl alla Camera: "Ci riconosciamo nella nota del presidente della Repubblica che dimostra come il problema da noi posto dell’agibilità politica di Berlusconi non sia un fatto personale di Silvio Berlusconi ma una questione schiettamente politica. E ci conforta che il presidente Napolitano l’abbia ben presente in tutti i suoi aspetti e nelle sue possibili conseguenze. E che sia alla sua attenzione con serietà e impegno. Valuteranno poi il presidente Berlusconi e il Pdl le iniziative da intraprendere in sede politica".
Nitto Palma, presidente della commissione Giustizia del Senato ed ex guardasigilli, intervistato da affaritaliani.It: "Una nota interlocutoria, che non meritava tutta questa attesa. Sul piano giuridico, il presidente della Repubblica ha detto delle cose sufficientemente ovvie". Ovvie, secondo Palma, anche sulla richiesta di grazia, che Napolitano sostiene di non aver ricevuto: "Anche in questo caso ha detto cose ovvie, ribadendo la procedura prevista dalla costituzione".
Dal Movimento 5 Stelle, giunge da Vito Crimi la critica a un Napolitano "pilatesco" perché "lascia aperto un interrogativo quando dice che se dovesse arrivare una richiesta di grazia la valuterà". "La dichiarazione di Michele Giarrusso", che aveva parlato di impeachment in caso di un atto di clemenza del presidente della Repubblica nei confronti di Silvio Berlusconi, "è perfettamente condivisibile", aggiunge l’ex presidente dei senatori M5S".
"Il presidente della Repubblica ci richiama alla necessità di tutelare il governo del paese proprio mentre si prospetta qualche miglioramento nella congiuntura economica internazionale, ribadisce l’impraticabilità di elezioni anticipate e esplicita ancora una volta il doveroso rispetto delle regole dello stato di diritto. Le sue parole riservano, come è giusto, il dovuto rispetto al presidente berlusconi in un momento difficile: rispetto per lui e per il popolo che lo ha votato e lo sostiene". Lo scrive in una nota Pier Ferdinando Casini.
"Nelle affermazioni del presidente della repubblica spiccano due messaggi. L’invito al popolo delle libertà a non abusare della pazienza del quirinale e lo stimolo rivolto al presidente del consiglio ad accelerare l’eccezione di un programma innovativo di governo". Lo ha detto Riccardo Nencini, segretario del Psi.
"Impeccabile come sempre. Il presidente Napolitano respinge al mittente ogni indebita pressione escludendo a priori fantasiose quanto incostituzionali azioni dopo il pronunciamento della Cassazione: di una sentenza definitiva non si può che prendere atto e applicarla. Berlusconi se ne faccia quindi una ragione. Il Pdl dimostri di essere un partito nazionale e non padronale sostenendo il governo non condannando l’Italia al caos". Lo dichiara Gianni Pittella, candidato alla segretria del Pd e vice presidente vicario del Parlamento europeo.
"Le parole di Napolitano, equilibrate ma risolute e precise, richiamano tutti al senso dello Stato e non possiamo che augurarci che tutti se ne dimostrino all’altezza". Così Benedetto Della Vedova, senatore e portavoce politico di Scelta Civica. "In una fase cruciale e ancora assai problematica per l’Italia occorre che le energie politiche siano indirizzate a governare al meglio il Paese".

LA DICHIARAZIONE DI MARINA
ROMA - Mai pensato a un impegno in politica. Marina Berlusconi smentisce le ipotesi di una sua successione alla guida del centrodestra. Con lei destinata a prendere il posto del padre. "Dal momento che ogni mia dichiarazione non è servita finora a fermare le voci su una possibile candidatura - dichiara in una nota la presidente di Mondadori -, devo ribadire ancora una volta, e nel modo più categorico, che non ho mai preso in considerazione l’ipotesi di impegnarmi in politica".
"Mi auguro - conclude la figlia del Cavaliere - che di questa ulteriore smentita prendano atto anche quanti continuano ad attribuirmi un’intenzione che non ho mai avuto e che non ho".
Il Pdl resta in fibrillazione per l’attesa nota del Quirinale sull’agibilità politica dell’ex premier. Per Renato Brunetta "l’agibilità politica di Silvio Berlusconi non è una questione personale e neanche di una parte persino maggioritaria degli italiani: piaccia o no egli è il perno su cui si regge il delicato equilibrio non solo del governo ma della stessa agibilità politica dell’Italia". E’ sulla parola "agibilità" il capogruppo insiste: "Intendo la possibilità di uno scambio politico tra parti che nella diversità riconoscono un territorio comune di valori e di pratica di dialogo. Per questo ho fiducia che la saggezza di Napolitano indichi una strada che salvaguardi la pienezza della democrazia già ferita da una giustizia sconsiderata".
Sempre dal Pdl però Paolo Romani invita a lasciare "il Presidente Napolitano libero di lavorare senza pressioni" ma poi sull’agibilità politica aggiunge "poniamo il problema con forza, ovviamente anche al presidente Napolitano".
Matteo Colaninno (Pd) esclude ci possano essere "delle vie politiche per modificare quello che è avvenuto nelle aule dei processi e da ultimo in Cassazione e quindi per quanto mi riguarda non ho alcuna intenzione di forzare, addirittura anticipatamente, eventuali pronunciamenti del Presidente della Repubblica".
Mentre invoca una moratoria Giorgio Merlo (Pd): "Non è possibile continuare con uno stillicidio di dichiarazioni quotidiane su incandidabilità, salvacondotti e agibilità politica. Adesso basta. Il Pd, almeno alcuni dei suoi esponenti, si concentrino sulle reali emergenze del paese. Che, com’è noto, non contemplano il futuro politico di Berlusconi".
Parla invece di "inagibilità morale il segretario Idv, Ignazio Messina e aggiunge "Il Cavaliere, condannato in via definitiva per frode fiscale, si ritiri a vita privata e la smetta di tirare per la giacchetta il presidente della Repubblica".
Il M5S avvisa: "Se Napolitano dovesse concedere la grazia a Berlusconi o qualunque altro atto di clemenza che sottragga il noto pregiudicato alle sue responsabilità penali, verrebbe posto in essere un atto eversivo dell’ordinamento che comporterebbe l’immediata ed ineludibile responsabilità per attentato alla Costituzione", scrive su Facebook il senatore del M5S Mario Giarrusso.
Mentre il senatore del Movimento Cinque Stelle Vito Crimi sempre su Facebook parla dell’ineleggibilità oltre che di Berlusconi anche del senatore Ghedini. "La legge prevede che anche i legali dei soggetti ineleggibili sono ineleggibili".
Categorico il direttore di Famiglia Cristiana, Antonio Sciortino che scrive: "Non si può pretendere dal Colle un segnale o un ’salvacondotto’ che minano l’uguaglianza di tutti i cittadini. Ne andrebbero di mezzo la credibilità e, ancor più, il prestigio di un presidente amato e stimato da tutti per essere stato, in questi turbolenti anni, un vero baluardo delle istituzioni e della democrazia in Italia".