Massimo Minella, la Repubblica 13/8/2013, 13 agosto 2013
UN CARGO CINESE AL POLO È LA NUOVA “VIA DELLA SETA”
GENOVA Si chiama passaggio a Nord Est l’ultima frontiera del business marittimo, una rotta commerciale tentata finora solo episodicamente e che invece da giovedì scorso il gigante dei mari, la Cina, ha iniziato a seguire con l’impegno di trasferirvi milioni di tonnellate di merce nell’arco di pochi anni. Oggi, infatti, la quasi totalità del traffico di container e merce varia che dall’Asia si spinge fino all’Europa transita dal canale di Suez. Ma l’aumento delle temperature, con il conseguente scioglimento dei ghiacci della calotta artica, rende meno difficoltoso tentare il transito da Nord Est invertendo la rotta classica e salendo fino allo Stretto di Bering per poi attraversare l’Artico scortati dai rompighiaccio russi. Soltanto di navigazione, si possono risparmiare fino a due settimane, visto che il tragitto si accorcia di 8.500 miglia nautiche (15.700 chilometri), con quel che ne consegue dal punto di vista del consumo del bunker (il carburante).
Già nel 2009, due piccoli cargo sudcoreani, la Fraternity e la Fosesight, di proprietà della compagnia tedesca Beluga, riuscirono a raggiungere la Russia, consegnando il loro carico, poche decine di container per duecento tonnellate di merce. Dimostrarono che, così come avevano fatto i canadesi con il passaggio a Nord Ovest (navigare dalla rotta opposta per arrivare in Asia), era possibile raggiungere lo stesso obiettivo anche da Oriente. Da allora, non era accaduto più nulla, se si esclude il transito estivo, riservato alle rompighiaccio sulla costa russa, con un volume complessivo di merci di poco superiore al milione di tonnellate.
Adesso, però, scende in acqua la Cosco, compagnia di Stato della Cina e uno dei più grandi armatori sulla scena mondiale, con una flotta di oltre un migliaio di navi, al servizio di un Paese che sposta ben il 90 per cento delle sue merci via mare. Giovedì scorso, dal porto di Dalian, si è staccata una nave multipurpose (carico misto, container e merce varia), diretta in Europa, primo partner commerciale del gigante asiatico. Ci arriverà, navigando appunto attraverso l’Artico, dopo trentatré giorni di mare, se le previsioni della compagnia saranno rispettate. Costretta a rallentare la sua velocità, sarà comunque più rapida rispetto alla rotta che passa da Suez e da qui, dopo aver depositato i suoi container nei principali porti del Mediterraneo (Gioia Tauro e Genova per l’Italia), uscire da Gibilterra e salire fino al Mare del Nord.
La nave, diretta ai porti di Rotterdam e di Anversa con un carico di prodotti impiantistici, si chiama “Yong Sheng” ed è di proprietà della Cosco Shipping. Costruita nel 2002, ha una stazza lorda di 19.150 tonnellate ed è lunga 160 metri. Oggi arriverà a Taicang e da qui completerà l’imbarco, prima di affrontare la lunga traversata verso la Northern Sea Route, la rotta di Nord Est.
A giocare a favore della nuova linea commerciale, percorribile soltanto nella stagione estiva, non ci sono soltanto le condizioni climatiche mutate, con la crosta di ghiaccio che si assottiglia, ma anche valutazioni economiche che rendono meno appetibile il transito da Suez. L’aumento vertiginoso del costo del carburante rende infatti ogni giorno di navigazione particolarmente oneroso. E anche l’aumento del pedaggio dal canale egiziano incide pesantemente sul costo complessivo del viaggio. Da ultimo, ma non meno importante, c’è il pericolo dell’assalto dei pirati, sempre in agguato prima di avvicinarsi al canale al largo delle coste somale. Tutti elementi che, di certo, hanno spinto gli armatori cinesi a valutare con attenzione l’alternativa artica. Secondo i primi dati diffusi, l’obiettivo della Cina è infatti quello di spostare entro il 2020 sulla rotta di Nord Est circa 50 milioni di tonnellate, il 15 per cento dei traffici complessivi, per un controvalore superiore ai 500 miliardi di euro.
«Siamo davvero a una grande svolta », commenta Augusto Cosulich, amministratore delegato della Fratelli Cosulich, l’agenzia marittima genovese che con la Cosco ha costituito una joint venture, Coscos, che cura tutti gli interessi del colosso cinese nel Mediterraneo. «La compagnia intende puntare parecchio su questo progetto in grado di rivoluzionare le rotte mondiali dei commerci via mare. Bisognerà però capire le ripercussioni che si potranno avere nel Mediterraneo. Se infatti diminuirà il transito delle navi da Suez potrebbero sorgere dei problemi».