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 2013  agosto 13 Martedì calendario

LA DIETA FEROCE DELLA PROTEZIONE CIVILE “FONDI DIMEZZATI E AIUTI RAZIONATI”

ROMA — Il governo, con la Sardegna fumante, ha deciso di ridare ossigeno a una Protezione civile alla canna del gas. Venderà i suoi aerei, il premier Letta, e taglierà le ore di volo destinate alla presidenza del Consiglio per consentire ai Canadair e agli elicotteri antincendio di riprendere il volo. Oggi per metà della flotta d’emergenza non ci sono i soldi per pagare i piloti, saldare il carburante, garantire le assicurazioni. «Questo assegno servirà», ha detto il presidente del Consiglio a Palazzo Chigi, «per tutto quello che nella Protezione civile ha vissuto momenti di difficoltà».
I cinquanta milioni entreranno nella prossima Finanziaria e saranno erogati nel 2014, ma solo mercoledì scorso ci sono state diciotto richieste di soccorso aereo. Giovedì ventuno. La flotta per salvare i boschi italiani — e quest’anno gli incendi, Sardegna a parte, sono stati limitati nel numero e nell’estensione — fino al 2012 è stata di trentatré unità. Diciannove Canadair, cinque elicotteri Ss64, tra gli otto e i dieci aerei idrovolanti Fire Boss. Per l’estate 2013, nonostante gli allarmi suonati dal prefetto Gabrielli, dai sindacati, dai presidenti delle Regioni, il parco velivoli è stato di quattordici mezzi. In tutto. «Siamo un Tir con il motore di una Cinquecento», disse al governo Monti l’investigatore Franco Gabrielli, servitore dello Stato stretto nel ruolo di responsabile della Protezione post-Bertolaso, dipartimento consumato da una dieta feroce.
Già, i finanziamenti pantagruelici dei governi Berlusconi offrivano alla Protezione civile italiana la possibilità di fare qualsiasi cosa. Con i 4,46 miliardi a bilancio nel 2009 Guido Bertolaso prese sotto la sua ala i Giochi del Mediterraneo di Pescara, i Mondiali di nuoto di Roma e giustificò i Mondiali di ciclismo di Varese della stagione precedente. Ora, però, si è passati alla carestia: l’anno scorso sono stati girati 1,67 miliardi. Prima il ministro Tremonti sotto la spinta dello spread crescente e poi il governo Monti sotto la spinta dello spread da abbattere hanno chiesto contrazioni, risparmi. Tremonti provò a cambiare le abitudini del dipartimento malsopportato con una forza che sfiorò la violenza: in Consiglio dei ministri fece approvare un decreto che impose il vaglio preventivo del ministero del Tesoro e della Corte dei conti su ogni spesa della Protezione. Con il naufragio della Costa Concordia all’Isola del Giglio per i primi sei giorni Gabrielli non toccò palla, vincolato dai tempi delle approvazioni ministeriali. Si dovettero muovere in ordine sparso — come si fosse tornati ai tempi del terremoto dell’Irpinia, alla tragedia di Vermicino — subacquei dei vigili del fuoco, pilotine della guardia costiera, i carabinieri a terra.
Le rigidità tremontiane sono state superate, ma sui finanziamenti il tiro al bersaglio grosso è stato sfiancante: oggi i contabili di via Ulpiano denunciano una riduzione della spesa del 56 per cento nell’arco di quattro stagioni. Le consulenze sono state falcidiate (togliendo, insieme alle convenzioni con università e centri di ricerca, molte clientele). Per il volontariato, spina dorsale della Protezione civile, quest’anno si sono impiegati 16 milioni di euro contro i 28 milioni del 2012. Per gli stipendi sono stati stanziati 40 milioni, ne servono 66. Tutto questo, a ricasco, si sente sugli interventi e sui risarcimenti. Per i 2,7 miliardi di danni stimati per la grandiosa nevicata del febbraio 2012 sono stati bonificati 47 milioni, da dividere tra le molte regioni interessate. Per i danni alluvionali in Umbria del novembre 2012 i sette milioni richiesti non sono stati mai rimborsati. A Genova sono in arretrato di sei alluvioni.
Il fondo di Protezione civile nazionale non viene finanziato dal 2004, quello regionale dal 2008. La flotta dei Canadair da maggio scorso è passata in gestione ai vigili del fuoco e molti funzionari interni alla Protezione civile — sono ottocento i dipendenti — hanno chiesto di passare a nuove funzioni pubbliche.