Gianluca Paolucci, La Stampa 13/8/2013, 13 agosto 2013
DON SALVATORE TRADITO DAL MATTONE
In una vecchia intervista, datata 1986, Salvatore Ligresti faceva risalire la sua fortuna ad un sopralzo in via Savona, a Milano, edificato grazie ad un prestito della Comit e poi rivenduto con lauta plusvalenza. Non ci hanno creduto in molti. Ma di certo chiunque ha conosciuto l’ingegnere sapeva che il suo rapporto con il mattone era quantomeno di grande affetto.
Al punto che i sigilli messi ieri dalla Guardia di Finanza ad una serie di proprietà ed ex proprietà della famiglia sono molto di più di un semplice atto giudiziario. Uno schiaffo piuttosto, nei confronti di un uomo che sul mattone ha costruito fortuna economica, relazioni politiche e personali, rapporti d’affari. Case, palazzi, alberghi, terreni edificabili, megaprogetti e piccole lottizzazioni hanno rappresentato il cuore del potere di Ligresti e la sua manifestazione più visibile. Come il Gilli Cube, struttura per feste ed eventi che per anni ha resistito in via Melchiorre Gioia a Milano grazie a concessioni provvisorie rinnovate ogni anno seppur formalmente dovesse essere ricoperta di teli di Pvc.
Di come il mattone sia stato strumento e grimaldello di relazioni è testimone l’elenco degli inquilini dei palazzi di Fondiaria-Sai al momento del passaggio della compagnia alla Unipol. Alcuni nomi: Angelino Alfano e Renato Brunetta alle Tre Madonne, prestigioso complesso dei Parioli. L’ex prefetto di Milano Bruno Ferrante in centro a Milano. L’ex assessore della giunta Pisapia a Palazzo Marino, Bruno Tabacci e Geronimo La Russa, figlio di Ignazio, nella milanesissima Torre Velasca. Le figlie di Cesare Geronzi, Chiara e Benedetta e Marco Cardia, figlio dell’ex presidente Consob e attuale presidente delle Fs, Lamberto Cardia ancora ai Parioli. Da allora, alcuni hanno cambiato indirizzo.
Ancora, gli ospiti illustri e quasi mai paganti del Tanka Village di Villasimius. Quando le cose vanno male - capita anche ai più bravi - a mettere una pezza ci pensano le polizze di Fonsai. Come con Atahotels, venduta dalla famiglia alla compagnia con una operazione finita nel mirino dei pm. Hanno «colpito l’ingegnere negli affetti più cari», commentava ieri un banker milanese: dopo i figli, il mattone.