Angela Vitaliano, il Fatto Quotidiano 11/8/2013, 11 agosto 2013
IL "RITORNO" DI WARHOL DIRETTA WEB DALLA TOMBA
Non ho mai capito perché quando si muore, non ci si limita semplicemente a svanire mentre tutto continua nella stessa maniera di prima, solo che tu non sei più li. Ho sempre pensato che mi piacerebbe avere una lapide tutta bianca. Senza epitaffio né nome. In effetti, mi piacerebbe che dicesse ‘prodotto della fantasia’”. Andy Wahrol avrebbe compiuto 85 anni lo scorso 6 agosto ma per le conseguenze di una banale operazione di colecisti, si spense il 22 febbraio del 1987 a soli 58 anni. Per sua stessa scelta, dopo una funzione molto sobria e semplice, la sua bara venne sepolta nel cimitero della chiesa di St. John a Pittsburgh, sua città natale.
Per oltre vent’anni, in un percorso senza fine, i suoi ammiratori si sono alternati attorno a quella lapide per rendere omaggio all’uomo che aveva cambiato, per sempre, i canoni dell’arte. Da qualche giorno non sarà, però, più necessario recarsi a Pittsburgh, perché per essere vicini a Warhol basterà connettersi al sito che, 24 ore al giorno, sette giorni su sette, consente un accesso visivo alla sua tomba. L’iniziativa è stata presa dal Museo Andy Warhol di Pittsburgh che gestisce gli archivi dell’artista e ne cura le mostre e fa parte di un progetto molto più ampio curato da Madelyn Roehrig intitolato, appunto, “Figment” (prodotto della fantasia). La Roehring, artista di Pittsburgh, è da anni un’attenta studiosa dell’arte di Warhol e del suo impatto sulle generazioni che non lo hanno conosciuto direttamente ma che sono state influenzate dalla sua arte e dalle sue provocazioni.
L’ARTISTA CHE, all’inizio della sua carriera, quando legò il suo nome a prodotti “commerciali” come la Coca Cola o le famosissime zuppe della Campbell, creò molto disappunto nei critici che ne disprezzavano l’aspetto iper-commerciale, diventò in pochi anni un’icona dell’arte moderna e uno dei simboli più amati della New York glamour e internazionale. Se il suo funerale a Pittsbugh fu caratterizzato dalla semplicità, diverso fu il servizio funebre organizzato nella Cattedrale di St Patrick sulla Quinta Strada a Manhattan. Con un parterre degno di una grande celebrità, Warhol, fu ricordato, pianto e commemorato dai volti più famosi dei “salotti buoni” della città, e dall’avanguardia artistica.
Nonostante l’atteggiamento riservato, che sempre conservava anche quando frequentava posti vibranti come lo Studio 54, Warhol aveva, con la sua arte, idealizzato la celebrità, attraverso i ritratti di personaggi famosi ma, anche, con la sua filosofia secondo la quale a tutti “spettano quindici minuti di fama”. La stessa che, molti dei suoi ammiratori, cercavano di “sentire” nel compiere quei pellegrinaggi sulla tomba di Pittsburgh.
Ora, invece, ad Andy potranno essere inviati, ordinandoli online, anche omaggi che saranno, a rotazione, posti sulla sua tomba: per dieci dollari, una lattina di zuppa Campbell, per 25 dollari un mazzo di fiori e per 50 dollari un mazzo di fiori e una lattina di zuppa. Parte del ricavato degli “omaggi” verrà donato a una banca alimentare che aiuta molti poveri di Pittsburgh. Tutti coloro che ordineranno un omaggio online saranno avvertiti via e-mail del giorno e dell’ora in cui questo verrà materialmente depositato sulla tomba.
Sebbene l’artista sia venuto a mancare prima dell’era dei reality show e del mondo virtuale e dei social, ci sarebbe da scommettere che avrebbe gradito molto questa iniziativa. Sempre parlando della morte, Warhol, infatti, amava ripetere che “morire è come andare a fare compere da Bloomingdale”, riferendosi ad uno dei grandi magazzini più famosi di New York. Nulla di triste o di troppo serio, insomma. E soprattutto nulla di eterno ma, proprio come quei quindici minuti di celebrità, in continua trasformazione. L’artista aveva maturato una sua particolarissima attitudine nei confronti della morte dopo l’attentato che aveva subito e che lo aveva quasi ucciso. Il 3 giugno del 1968, Valerie Solanas, un’artista che frequentava il suo studio “Factory” a Union Square, gli sparò ferendolo in maniera grave. Dopo l’incidente Warhol dichiarò che l’accaduto gli aveva mostrato che vivere era come guardare la tv “tu sei al di qua e i canali cambiano ma è pur sempre solo televisione”. Sin dal primo giorno in cui è stata installata la telecamera sulla sua tomba, si possono vedere in bella mostra lattine di Campbell e Coca Cola. “Liz Taylor o il Presidente degli Stati Uniti - diceva Warhol - bevono la stessa coca cola dell’idiota all’angolo della strada. I soldi e il potere non possono consentirti di comprare una coca cola migliore di quella che bevono tutti gli altri”. Insomma, prima del cimitero, la sua “livella” era stata la famosa bevanda.