Luigi Grassia, La Stampa 12/8/2013, 12 agosto 2013
GLI ESPERTI: PER ABBASSARE I PREZZI SERVONO CARTOLARIZZAZIONI E NUOVE REGOLE SULLE SOVVENZIONI
Problema: dice il ministro Zanonato (in un’intervista di ieri alla Stampa) che per rilanciare l’economia bisogna ridurre le tariffe dell’energia pagata dalle aziende, ma bisogna farlo senza tagliare gli incentivi alle rinnovabili (un salasso di più di 10 miliardi all’anno) essendoci ormai degli impegni. Secondo problema: la panacea del libero mercato non funziona. Non in Italia, almeno. L’Autorità dell’energia denuncia che i clienti passati ai contratti liberi sperando di pagare meno si trovano invece con bollette più care di chi è rimasto vincolato alle vecchie regole. E allora come si quadra il cerchio? Ci sono in giro delle idee per abbassare il costo dell’energia non da qui a vent’anni ma nei prossimi mesi, in modo da dare una mano alla ripresa?
Giovanni Battista Zorzoli, ex cda dell’Enel, docente al master sull’energia della Sapienza e portavoce del coordinamento Free tra 24 associazioni di energie rinnovabili, dice che nel sistema ci sono delle storture da correggere. «Non è vero che tutte le aziende pagano l’energia a caro prezzo. È vero per le piccole e medie imprese, ma le imprese grandi ed energivore, al di sopra di una certa soglia di consumo, sono esentate dal pagamento degli incentivi alle rinnovabili. E questo - è il paradosso - le disincentiva a risparmiare. Bisognerebbe ridurre queste facilitazioni e redistribuirleun po’ a favore delle Pmi. Lo si può fare subito, basta volerlo». Zorzoli segnala poi che paghiamo ancora in bolletta «un assurdo incentivo alle vecchie centrali che bruciano olio combustibile e che sarebbe meglio chiudere». Ancora: sugli incentivi Cip6 alle rinnovabili «si potrebbe anticipare l’uscita, ci sono varie proposte». In positivo, Zorzoli riferisce di un problema che si risolverà da sé (ce n’è almeno uno, meno male): «Entro un paio d’anni si farà il secondo collegamento elettrico fra la Sicilia e il continente. Attualmente in Sicilia c’è poca energia e perciò sull’isola si forma un prezzo più alto che poi alza tutta la media nazionale. Ma questo dovrebbe finire fra il 2015 e il 2016». Infine Zorzoli dice che bisogna «far sì che il prezzo del metano in Italia si allinei con la media europea, e si può farlo solo dando più spazio agli acquisti al mercato “spot” e meno ai contratti a lungo termine».
Un commento sulle osservazioni dell’Autorità: «Sul mercato libero le bollette sono più pesanti perché ai clienti sono state fatte proposte che sembravano allettanti mentre invece le compagnie sapevano bene che non lo erano: per esempio contratti pluriennali a prezzo bloccato sul gas, quando si sapeva che il prezzo del gas era destinato a calare».
Giuseppe Lignana, del Comitato mercato ed energia di Confindustria (oltre che presidente onorario delle cartiere Burgo), riporta l’attenzione sui costi delle imprese: «Va bene interrogarsi su come ripartire diversamente gli oneri degli incentivi, ma bisogna anche pensare a come ridurli in assoluto. In Spagna li hanno ridotti, e lo hanno fatto addirittura violando gli impegni presi. Non è la strada che suggerisco mio, sia chiaro» tiene a sottolineare Lignana « ma in Spagna hanno fatto persino questo». Invece come ridurre gli oneri senza violare gli impegni? «Per esempio si può pensare a una cartolarizzazione. La Cassa depositi e prestiti o un pool di banche potrebbero anticipare metà dei contributi annuali alle rinnovabili mentre l’altra metà continuerebbe a essere pagata dai clienti in bolletta, ma per 50 anni anziché per i 25 ora previsti. Sarebbe un’operazione a bassissimo rischio finanziario, perché ripartita su un numero altissimo di clienti, e sensata da un punto di vista industriale, perché gli investimenti nell’energia vanno ammortizzati nel lunghissimo termine». Lignana ha anche un’altra idea: «L’Italia deve decidersi a estrarre più petrolio e più gas. Ce ne sono. E le royalty potrebbero andare a ridurre gli oneri di sistema da pagare in bolletta».