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 2013  agosto 11 Domenica calendario

“LA NUOVA ROTTA DEL DOLORE PARTE DALLA SIRIA”

Aggiornamento dal mondo del dolore: nel corso del 2012, secondo i dati ufficiali dell’agenzia europea Frontex, stanno aumentando gli sbarchi di profughi siriani, afghani, somali, ed eritrei. Non è però l’Italia la prima frontiera che siriani e afghani cercano di varcare per entrare in Europa, quanto la Grecia. Se infatti nel corso dell’anno scorso risultano giunti via mare in Italia circa 15 mila clandestini, in Grecia ne sono giunti oltre 37 mila e di questi 7 mila erano siriani. Mentre è in declino la rotta di Gibilterra (solo 6400 sbarchi, per lo più marocchini e algerini) e quella delle Canarie (appena 170 sbarchi in un anno), stazionarie risultano quelle di Lampedusa (partenze dalla Tunisia e dalla Libia), è invece in rapida ascesa la rotta dell’Oriente, ossia quella che collega i porti della Turchia e dell’Egitto con la Grecia, Malta, la Sicilia orientale e la Calabria.

Una rotta antica come il mondo - spiegano gli esperti che è stata rivitalizzata nell’ultimo anno dal dramma siriano. Solo a restare alle cronache di ieri, erano cento profughi siriani sulla barchetta arenatasi drammaticamente davanti alla spiaggia di Catania e erano ancora siriani i cinquantasette salvati dalla Guardia costiera a Siracusa. E d’altra parte c’è poco da meravigliarsi se sono già 1,8 milioni i siriani scappati e ogni giorno altri seimila varcano i confini per fuggire dalla guerra civile.

Premessa indispensabile: la via d’ingresso in Europa per clandestini è il comodo aeroporto. A decine di migliaia arrivano con il visto turistico ogni anno e poi si guardano bene dal tornare a casa quando scade. In gergo tecnico li chiamano «overstayed». Quelli che stanno più a lungo del consentito.

I numeri di chi affronta il mare, però, stanno crescendo. E’ evidente. Negli ultimi sei mesi sono stati circa 13 mila i migranti sbarcati in Italia. Ma le rotte, al solito, mutano con il mutare del dispositivo di contrasto. E quindi se per il momento sembrano calare le partenze da Libia e Tunisia, riparte impetuosa quella del Medio Oriente. E quindi Grecia, innanzitutto. Ma anche Sicilia orientale e Calabria.

Non che sia una sorpresa. Frontex aveva chiesto per tempo ai Paesi europei di inviare rinforzi su queste due prime linee. E così, oltre ai tantissimi mezzi schierati dall’Italia, c’è in questo momento un aereo islandese e un pattugliatore navale romeno che aiutano l’Italia. Di converso, considerando le capacità di pattugliamento a largo raggio degli aerei della Guardia di Finanza, uno di questi è stato distaccato in Spagna per monitorare le rotte atlantiche.

Sono indispensabili, gli aerei. Occhi elettronici che innumerevoli volte hanno salvato vite umane, ma che possono anche spiegare l’impennata di questi nuovi sbarchi a Siracusa, a Catania, a Crotone. Proprio un aereo Gdf, dieci giorni fa, in acque internazionali, ha fotografato il momento del trasbordo da un grande peschereccio a una carretta che si era trainata dietro di cento migranti. Più o meno quanto dev’essere accaduto ieri notte al largo di Catania: i mercanti di carne umana attraversano il Mediterraneo con le cosiddette navi-madre, e quando sono in prossimità delle acque territoriali fanno scendere sulla carretta i passeggeri e li mandano alla deriva. Una strategia cinica che ai loro occhi ha il vantaggio di preservare il peschereccio dal sequestro e loro, i marinai, dalle inchieste della magistratura italiana. E se poi i disgraziati vanno alla morte, poco male. Tanto hanno già pagato il biglietto.