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 2013  agosto 11 Domenica calendario

SCAFISTI, IL VIAGGIO DI RITORNO LO PAGA L’ITALIA

A 21 anni l’egiziano Manzir è già un lu­po di mare. In tutti i sensi. Di mestiere fa lo sca­fista. Il viaggio d’andata è compreso nella paga. Quel­lo di ritorno è gratis: se ne fa carico l’Italia. Una volta rim­patriato, a nostre spese, Manzir potrà rimettersi al ti­mone. La polizia lo ha pizzi­cato di nuovo. Stavolta a Roccella Jonica. Due mesi fa lo avevano individuato a Si­racusa, sempre al comando di un peschereccio di legno marcio stipato di un’uma­nità che di giorno scrutava l’orizzonte e di notte implo­rava le stelle.
All’inizio il ragazzo sembra­va uno di quelli che per non pagare il biglietto di sola an­data viene messo al timone di un battello scassato. Di solito, è così che funziona. Un po’ come regalare la pi­stola a chi gioca alla roulet­te russa. «Quella è la dire­zione », ti dicono indicando un punto indefinito. Non sempre finisce bene. Non a Manzir, però. Lui, ormai, è un professionista. Uno che sa come leggere una busso­la e approdare a destinazio­ne salpando da una spiag­gia maghrebina. Soprattut­to, sa ormai come tornare li­bero in Egitto, incassare il dovuto e aspettare che gli mettano tra le mani un altro timone.
È così che vanno le cose con i rimpatri. I boss delle vite a perdere hanno imparato a decifrare gli accordi inter­nazionali. Sanno che uno scafista arrestato in Italia ha buone possibilità di venire rimpatriato a piede libero se questi proviene da un Paese che ha siglato accordi bila­terali. L’Egitto è uno di que­sti. Manzir lo identificarono a Siracusa nel scorso giugno. Anche quella volta era stato avvistato al comando di un battello fatiscente. Agli in­quirenti riuscì a far credere di essere stato messo alle manovre semplicemente per ottenere il trasferimen­to verso l’Europa, senza do­ver pagare i duemila euro e­storti a tutti gli altri. Pochi giorni dopo era già su in vo­lo verso il Cairo. Pronto a ri­fare la spola. Nei primi cin­que mesi dell’anno sono so­no state rimpatriate 13.304 persone. Probabile che tra loro alcuni fossero scafisti. Manzir El Malid Malik ha vo­luto riprovarci pochi giorni fa. La paga è buona. Si può arrivare a tremila dollari per traversata, a patto di tra­sportare più di cento disgra­ziati costretti a versare non meno di 1.500 dollari a testa. Riuscire un paio di volte al­l’anno vuol dire mettere a posto i conti della famiglia. Soprattutto se si vive in una delle città costiere, dove lo stipendio mensile, quando va bene, non arriva a 300 eu­ro.
La nuova impresa del pro­mettente scafista egiziano ha provocato una mobilita­zione come nelle acque di Calabria non se ne vedeva da tempo. A bordo di un bat­tello di undici metri, mal­concio e sgangherato, aveva atteso in mare aperto altri barconi provenienti dalla Si­ria da cui poi 40 uomini, 16 donne, 33 minorenni e un bimbo di 2 mesi, sono stati trasbordati sul sinistro goz­zo di Manzir. L’imbarcazione era stata in­dividuata durante le attività di monitoraggio in acque in­ternazionali. A 40 miglia nautiche dalle spiagge della Locride sono intervenuti numerosi mezzi di soccorso che hanno abbordato il na­tante e lo hanno trascinato fino al porto di Roccella Jo­nica. Poco dopo lo sbarco il 21enne egiziano è stato ar­restato insieme al connazio­nale ventitreenne Hamid Saad Mansour Saad e E­tahan Anmad, diciottenne siriano. Sono accusati di fa­voreggiamento dell’immi­grazione clandestina.