Salvatore Cannavò, il Fatto Quotidiano 9/8/2013, 9 agosto 2013
PENSIONI, MR. 90MILA EURO E IL MIRACOLO DEI “TELEFONICI”
Il telefono di Mauro Sentinelli squilla a vuoto tutto il giorno. Il pensionato più ricco d’Italia, 91 mila euro per tredici mensilità, preferisce non rispondere alle domande di chi vorrebbe sapere se prova imbarazzo o semplicemente capire come vive. Soprattutto, come fa a sommare all’incredibile assegno pensionistico anche un compenso annuo di 190 mila euro che gli passa la Telecom, società in cui siede nel Consiglio di amministrazione, nel Comitato esecutivo e nel Comitato di controllo e rischi. Sentinelli, ovviamente, ha tutti i titoli per dirigere la compagnia telefonica. Dopo essere entrato alla mitica Sip nel 1974, ha avuto una carriera brillante fino a quando, nel 1996, inventò la “Tim card” per la quale venne anche premiato. Nel 2000 è dichiarato “uomo marketing dell’anno” e sarà poi chiamato anche il “papà del Gsm”. Accumula titoli e onorificenze ma quando lascia l’azienda, per andare in pensione, nel 2005, riesce a compiere il suo vero miracolo.
INNANZITUTTO , come racconta Mario Giordano nel libro Sanguisughe ottiene un aumento di “stipendio” più che eccezionale: da 1,56 passa a 3,7 milioni. Come quelli della sua generazione, Sentinelli va in pensione con il sistema retributivo, cioè l’assegno previdenziale commisurato agli ultimi stipendi ricevuti. Questo particolare spiega perché ci siano “pensioni d’oro” soprattutto tra alti dirigenti di ex società pubbliche: oltre alla telefonia, la Rai o la Banca d’Italia e così via. Ma, come ha raccontato Stefano Livadiotti sull’Espresso, Sentinelli aggiunge un miracolo all’altro. Riesce, infatti, a farsi conteggiare nella retribuzione anche le altre voci della busta paga come benefit e stock option, avvalendosi di una norma interna all’Inps. Il suo ultimo stipendio, che è di 9 milioni di euro, gli permetterà il clamoroso salto di qualità che oggi lo rende inarrivabile nella classifica dei pensionati d’eccezione. Nella lista resa nota dal ministro Enrico Giovannini, infatti, il secondo “si ferma” a 66.436 euro mentre il terzo “solo” a 51.781.
Il “miracolo” è frutto dell’appartenenza al “fondo telefonici” che garantiva i dipendenti di Telecom. Tim, Omnitel, Stet e altre ancora. Fu sciolto nel 2000 quando la finanziaria lo fece confluire nell’Inps. Quel fondo aveva due privilegi importanti: nessun tetto massimo ai vitalizi e la possibilità, per chi andasse in pensione con il vecchio sistema retributivo, di calcolare l’assegno sugli ultimi dodici mesi di retribuzione. Ecco peché, accanto alla pensione di Sentinelli ci sono altri assegni rilevanti che provengono da quella gestione: i 45mila euro mensili, lordi, di Vito Gamberale, ex manager Tim, i 26mila di Biagio Agnes, già presidente della Stet, i25 mila dell’ex direttore generale Tim, Umberto De Julio, con i 22mila dell’ex amministratore delegato di Telecom, Francesco Chirichigno. La lista potrebbe continuare e mette in evidenza una delle tante storture del sistema pensionistico.
MENTRE il Fondo lavoratori dipendenti, infatti, è in attivo (previsioni Inps per il 2013) di 8,14 miliardi di euro, gestioni come quella dei Telefonici, in passivo di oltre 1 miliardo, Trasporti, Elettrici e Dirigenti d’azienda che complessivamente sommano una perdita di 7,9 miliardi, lo stanno distruggendo.
Complessivamente, le pensioni superiori ai 5mila euro, come si vede nella tabella in pagina, sono 188.140. Il grosso, ovviamente, è compreso tra i 5 e i 10mila euro mensili (quasi 180mila beneficiari) che si riducono a 8.469 nella fascia tra 10 e 20mila euro e diventano una piccola, privilegiata, elite, 540, sopra i 20mila euro lordi mensili. Per questo tipo di pensioni, l’Inps spende 15,7 miliardi l’anno in un bilancio complessivo di 270 miliardi di pensioni erogate a 16,5 milioni di pensionati. L’1,1% dei beneficiari assorbe quasi il 6% delle risorse. Ponendo un tetto di 5.000 euro come propongono Beppe Grillo o Rifondazione comunista, si potrebbero risparmiare ogni anno 3,5 miliardi. Un’altra soluzione è quella che suggerisce Fratelli d’Italia, con il consenso anche di Sel e Scelta civica: ricalcolare con il sistema contributivo gli importi superiori ancora ai 5.000 euro quasi tutti risalenti al sistema retributivo. Il sottosegretario al Lavoro, Carlo dell’Aringa, giuslavorista ammette che “prima o poi” il governo dovrà dare una risposta. Prima o poi.