Cristiana Salvagni, la Repubblica 10/8/2013, 10 agosto 2013
ROMA — Ferme in giacenza in qualche ufficio postale invece che adagiate sul fondo della nostra cassetta delle lettere
ROMA — Ferme in giacenza in qualche ufficio postale invece che adagiate sul fondo della nostra cassetta delle lettere. Così sono finite nelle ultime settimane migliaia di raccomandate, bollette scadute, riviste in abbonamento, citazioni giudiziarie e convocazioni per concorsi pubblici. Corrispondenza che fatica ad arrivare in tempo o ad arrivare proprio, in tutta Italia. A denunciarlo è Uil Lazio, l’unica sigla sindacale che lo scorso febbraio non ha firmato con Poste Italiane il piano di riorganizzazione che prevede, dal 10 giugno scorso e entro il 7 ottobre, il taglio di quasi seimila portalettere, di 4.600 zone di recapito - che vengono unite alle altre - e di 1.407 centri di meccanizzazione e la consegna a giorni alterni nei centri con meno di 20 mila abitanti. «Avevamo previsto i ritardi e i disagi » dice Pierpaolo Bombardieri, segretario generale Uil Lazio, «ma non così drammatici: al centro di smistamento di Fiumicino nei giorni scorsi c’erano fermi 11 mila quintali di posta, circa 5 milioni di lettere, e 3 mila quintali di raccomandate, cioè 140 mila buste ». Con quartieri senza posta a Roma, dove a Montesacro o Casilina non arriva da venti giorni, a Catanzaro, vicino a Viterbo e a Caserta, a Padova, in Friuli Venezia Giulia e in Toscana. Città che vai, ritardo che trovi. A Novara il Comune farà causa alle Poste: «Non si sa dove siano finiti migliaia di bollettini per il pagamento della tassa urbana dei rifiuti» spiega l’assessore al Bilancio Giorgio Dulio. «Ne abbiamo spediti 47 mila, ma tanti non sono arrivati e quelli recapitati erano già scaduti: i cittadini si sono infuriati, abbiamo dovuto sospendere la mora». Nel Casertano si ipotizza una class-action: «A Santa Maria Capua Vetere abbiamo raccolto casi di convocazioni a concorsi scadute, di pagamenti in mora, di disdette assicurative mai arrivate» dice l’avvocato Nicola Vetrano dell’Associazione consumatori utenti Campania. A Credera Rubbiano, 1.600 anime e altrettante desolate cassette delle lettere in provincia di Cremona, una delle zone più colpite, il sindaco Matteo Guerini è sul piede di guerra: «Dal 24 giugno la corri- spondenza non ci arriva più, vorrei fare denuncia all’autorità giudiziaria » si sfoga. Per protestare contro i tagli, in alcune regioni come Lazio e Piemonte, è in corso uno sciopero: il postino non lavora oltre l’orario e non va più nelle zone che gli sono state assegnate per coprire il turno di un collega malato o in ferie. «Non si tratta di tagli, ma di una razionalizzazione che segue le esigenze di mercato» ribattono da Poste Italiane, «negli ultimi cinque anni in Italia i volumi di corrispondenza sono diminuiti del 36 per cento e il nostro piano prevede 200 milioni di investimenti sull’innovazione, perché vogliamo migliorare il servizio. In alcune città stiamo sperimentando il ritiro a domicilio di raccomandate da spedire: chiami un numero dedicato, prenoti e il postino ritira a casa la corrispondenza». E i ritardi? «Qualche disguido nel periodo estivo c’è sempre, i sostituti hanno meno familiarità con il territorio, ma niente di patologico. E poi abbiamo avviato la riorganizzazione, un periodo di assestamento è normale ed è stato superato senza impatti sul servizio». Resta l’amarezza della postina Elvira, da trent’anni in forze a Roma: «Tante volte entro nei portoni e mi vergogno» confida. «La gente si arrabbia, mi inveisce contro per i ritardi, ma che ci posso fare? Prima entravo in settanta portoni, adesso in 100-120, ma il tempo è lo stesso. Non ce la faccio, e le lettere restano là».