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 2013  agosto 09 Venerdì calendario

LA PROCURA DI MILANO? ORA È A NAPOLI


NAPOLI. Dottor Woodcock, è eoa cambiato. Ma almeno lei si riconosce? Prende tempo, Ciuffo bondo a sinistra pettinato dal vento, giubbino svolazzante, sacco a tracolla da questua francescana. Spegno la Honda 600 nel garage della Procura. Vola in moto senza scorta. «Non ho capito bene», si scusa. Toglie il casco per sentire meglio. Riproviamo: «A Potenza era considerato un narcisista che per finire sui giornali indagava con i vigili per arrestare il re. Che non dava pace al fotografo dei vip, Corona. Da cinque anni scopre da Napoli le cricche italiane. Ha messo in crisi Berlusconi e Bossi, lo Ior e Finmeccanica, ma sembra tutto normale, neanche una polemica e il suo nome passa inosservato».
Provocato, reagisce. «Normale, invece. Oggi sono uno dei pm di una grande procura, la più scoppiettante, la più vivace, cha fa indagini di spessore. Ve ne accorgete ora? È difficile arrestare un re da Potenza. Qui no, tutto è più facile, anche se faticoso. Ma vivo bene nella città che amo, lavoro meglio con colleghi come Vincenzo Piscitelli, fui suo uditore. Ora siamo sempre insieme. Un magistrato di straordinario equilibrio e preparazione. Lo stesso, Francesco Curcio. Il procuratore aggiunto Francesco Greco ha grande tenuta etica, "tutto si spiega".
Nella metamorfosi dell’eccentrico magistrato, un tempo braccato dai fotografi romani ed oggi «immerso nel lavoro dalle 7 alle 22 domenica compresa», c’è la realtà di una procura balzata in prima linea, «Napoli sposta a Sud il baricentro, fa anche da propulsore, le inchieste nascono qui e qualcuna va anche a Milano e Roma», si vantano alcuni dei 107 sostituti, con 9 procuratori aggiunti ed il capo arrivato da Potenza un anno fa. Giovanni Colangelo ha raccolto un ufficio ricomposto e pacificato da Giandomenico Lepore dopo veleni e disastri. Era terra di scontro fra Agostino Cordova e le decine di suoi pm in rivolta. «Ora l’atmosfera è ottima. I colleghi si consigliano con me, il rispetto è reciproco. Ho una esperienza avendo gestito per otto anni le indagini più delicate di Bari, scandali di sanità a banche. Colleghi bravissimi, sia per volume che per qualità nel lavoro, altre indagini sono in corso, di estremo interesse. Tutte eseguite con il massimo rigore».
Riprende il 16 settembre l’udienza preliminare per Berlusconi sulla compravendita dei senatori, decisione il 26 ottobre. Piscitelli e Woodcock chiedono il rinvio a giudizio. È imputato anche Valter Lavitola, l’ex direttore dell’Avanti!, oltre un anno di carcere dopo la latitanza a Panama, è accusato in un altro filone di estorcere soldi a Berlusconi. Li inchioda la confessione di Sergio De Gregorio, ammette di essere stato comprato per far saltare nel 2007 il governo Prodi. Era pieno di debiti, e qualche soldo è finito anche alla camorra. Almeno sembra. Lui si vanta di non aver mai accolto l’invito alla latitanza dai suoi amici americani. Chiede di patteggiare, De Gregorio, ex senatore di Italia dei Valori passato al Pdl. «Un milione in chiaro e due in nero». Un milione al suo movimento Italiani nel mondo, «il resto a mazzette, di volta in volta, perché Berlusconi non si fidava», come De Gregorio ha rivelato nel suo salotto romano dopo 102 giorni di domiciliari a Dario Del Porto e Conchita Sannino di Repubblica. Gli fu promesso, attraverso l’avvocato Ghedini, un posto da produttore nella Medusa Film. De Gregorio dice di aver sempre collaborato con Berlusconi, «con un solo no, quando mi chiese di presentargli la donna di un mio amico. Oggi lui sta male e lei è giornalista a Mediaset».
Si riapre l’ultimo scandalo, il più complesso e grave in una democrazia. Il mercato di parlamentari per ribaltare un governo. Ma a metà settembre, è prevedibile un colpo di teatro. Piombano su Berlusconi anche i veleni della lite con Fini. L’ex leader di Fli, interrogato, ha suggerito ai pm di leggere il libro di Italo Bocchino. A Francesco Curcio e Fabrizio Vanorio, nel verbale pieno di omissis Bocchino aveva già rivelato un impegno di Berlusconi per candidare Lavitola alle Europee, circoscrizione sud. Rifiuto netto di Bocchino, e inizio dello strappo. Ma da quel giorno che cosa è stato ancora rivelato? La pausa estiva consente di chiarire posizioni sospese: chi si è schierato con Berlusconi (2012, seconda fase del viavai da un partito all’altro) e quali vantaggi ha ottenuto? Usciranno forse di scena Luca Barbareschi, l’attore andato con Fini e tornato sui suoi suoi passi, Catia Polidori e Grazia Siliquini che non risultano indagati, benché apparsi nelle cronache di passaggio.
A Napoli fanno notare che le offensive giudiziarie non hanno turbato Berlusconi e i suoi, neanche un urlo della Santanchè o un ghigno di Brunetta. C’è un precedente. Ghedini, affiancato da Michele Cerabona, già presidente della Camera penale di Napoli, ottenne massima garanzia di privacy e distruzione delle telefonate più imbarazzanti attribuite all’ex premier, captate dalla Finanza nel 2007 ed emerse il 20 maggio 2008, con altre conversazioni tra Berlusconi e Agostino Saccà di Rai Fiction. I coniugi Berlusconi non si erano ancora separati. C’era molta tensione. «Ricordo ottimi rapporti con i legali del Presidente in una vicenda delicata. La nostra doverosa correttezza fu apprezzata», dice solo oggi Paolo Mancuso, allora procuratore aggiunto, oggi capo della procura di Nola. Blindò con Piscitelli le telefonate di racconti pruriginosi sulle virtù di donne politiche in carriera e altre figure minori. L’udienza della distruzione avvenne di notte, in data diversa da quella annunciata. A Napoli, e non a Milano come si è detto.
In tutta serenità, il tandem va avanti da allora. Woodkock, che ora vive da solo, dedica ancora più tempo al lavoro. Dalle 7 alle 22, anche la domenica. Sparisce e riappare. Ha un solo impegno: la gestione di Emma e Omar, una coppia di pastori tedeschi, i suoi amori veri, lui che ne ha avuti abbastanza. Lucida spesso una moto che non tira mai fuori. La Yamaha 500 XT serie speciale, la stessa di James Bond. Il nuovo Woodcock non si concede certe vanità, ormai. «Ma io dico che non è cambiato, il narcisimo a Potenza era forse una sua difesa, era evidentemente isolato, qui una grande struttura non lo ha normalizzato come speravano, ha esaltato le sue immensa capacità operative e il fiuto investigativo», confida Vincenzo Piscitelli, che nel 1993 da pm della Circondariale ricorse all’inedito reato di «voto di scambio» per far saltare l’archivio elettorale di Franco De Lorenzo e schiodare la Tangenlopoli di Napoli dopo Milano. Intorno ai due, un gruppo di 007 rodato. Staffetta della Finanza: prima il generale Giuseppe Bottillo ora con il colonnello Nicola Altiero, due investigatori di rango. Poi, i carabinieri del Noe. Il colonnello Sergio De Caprio era con Woodcock alle 7 del 12 aprile 2012, quando fu per 12 ore interrogata in casa sua Nadia Dagrada. Disse quasi tutto della Lega Nord, di Bossi, del conto The Family, del Cerchio magico. Era appena stata scoperta la P4, pista infilata con Marco Milanese consigliere di Tremonti e finita con l’arresto di un ex pm. Alfonso Papa del Pdl.
Napoli ascolta l’Italia. In media 300 persone nel mirino, si calcolano dieci interlocutori ciascuno, la rete si amplia. Il procuratore Colangelo ha un forte sconto dalle compagnie: ogni intercettato costa ora 5 euro al giorno, prima 9, ancora prima 24. Spending review anche nella giustizia, e si comincia a Napoli. Ridotto ad un quarto il costo delle intercettazioni in carcere. «C’è una banca dati e un sistema di lavoro che consentono all’ufficio di allargare gli orizzonti investigativi» precisa Colangelo, in linea con il procuratore generale Vittorio Martusciello. «Non sono solo i telefoni a creare inchieste o arresti, tutt’altro» spiegano. A Napoli ci fu la prima intercettazione di Stefano Gotti Tedeschi [attenzione: deve essere Ettore Gotti Tedeschi - nota di GdA], e addio Ior, banca vaticana.
Tra camorra e politica fa da ponte l’indagine sul pdl Nicola Cosentino. Pm ancora Woodcock e Antonello Ardituro, punta di diamante dell’antimafia. È caduto l’impero di Nick O’Mericano, fingono di gioire anche i suoi devoti questuanti. Che strana, la vita. L’uomo politico più potente della Campania, dopo Bassolino, è stato in carcere 131 giorni. Da viceministro dell’Economia a una cella di Secondigliano. Oltre mille arresti al mese tra i casalesi, intercettazioni e indagini futuriste confermano il valore del pool anticamorra: i suoi leader storici, Franco Roberti e Federico Cafiero De Raho guidano ora la Superprocura Nazionale non più appannaggio dei palermitani e di Reggio Calabria. Cesare Sirignano ha ricostruito come Cosa Nostra e camorra incidano per 50 miliardi sul fatturato dell’ortofrutta. La mafia a tavola.
Coinvolti da Trapani a Vittoria, a Licata, a Rosarno, a Fondi, i clan di Matteo Messina Denaro, di Santapaola, dei casalesi. Mariella Di Mauro è contesa nei convegni sulla sicurezza alimentare in Francia e Spagna dopo aver scoperto (17 arresti) i fitofarmaci contraffatti che dopano le colture italiane. Non esistono superlatitanti: Antonello Ardituro, Cerare Sirignano, Catello Maresca, Giovanni Conzo, Marco Del Gaudio, Alessandro Milita hanno guidato la cattura degli ultimi Casalesi, Antonio Iovine e Michele Zagaria. Anche qui i soliti investigatori. I colonnelli Marco Minicucci e Giancarlo Scafuri dei carabinieri, il vicequestore Alessandro Tocco dopo la base di Vittorio Pisani. «Con mezzi modernissimi anche telematici», non si sa altro. La storia di Castello Maresca lascia immaginare di più. Fu forse localizzato il computer di Zagaria con l’aiuto di hacker. Governava con un mouse un patrimonio immenso: finanziarie, imprese, casinò. Colpito e affondato forse dai virus, nemici quotidiani della nostra modernità.
Antonio Corbo