Angela Nocioni, l’Espresso 9/8/2013, 9 agosto 2013
CRISTINA AUMENTA I SALARI
[ARGENTINA]
Il salario minimo aumenta del 25,22 per cento in Argentina. Quello base diventerà di 3.500 pesos, equivalenti a circa 639 dollari. È l’ultimo provvedimento deciso dalla presidente Cristina Kirchner che il 27 ottobre dovrà affrontare le elezioni legislative per il rinnovo della metà del numero dei deputati e di un terzo dei senatori. Appuntamento con le urne delicato per il governo in carica, vista l’inflazione in costante aumento che il governo minimizza ma che, secondo alcuni studi, indipendenti raggiunge il 30 per cento.
L’inflazione è difficile da combattere, perché si calcola sui prezzi in dollari. Il cambio del peso, la moneta nazionale, è fisso. Esiste però un fiorente mercato nero di valuta. Il dollaro parallelo a Buenos Aires, conosciuto come "dolar blue" o "lechiga verde", è schizzato alle stelle a causa dell’irrealistico valore del dollaro al cambio ufficiale.
L’Argentina ha da decenni il salario minimo garantito migliore dell’America latina, vecchia eredità peronista. Con l’ultimo aumento approvato dal ministero del Lavoro, la differenza con i Paesi vicini si fa ancora più evidente. Al secondo posto nella regione sta il Cile (che a differenza dell’Argentina ha ottimi indici macroeconomici). Lì lo stipendio minimo garantito equivale a 411 dollari.
Il problema a Buenos Aires è però che i prezzi dei generi di consumo crescono più degli stipendi. Cristina punta sull’aumento corposo per risalire nel consenso al suo partito che è in discesa. Ma la situazione resta insostenibile per chi lavora in nero, la maggior parte degli under 40, e non può esigere il nuovo salario minimo.