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 2013  agosto 09 Venerdì calendario

L0ATLETICA DEI FENOMENI CON IL SORRISO SULLE LABBRA

Dicono che i 400 metri dell’atletica leggera siano una metafora della vita: la prima curva è l’infanzia dove tutto è ancora possibile. Il rettilineo la gioventù dove guardare avanti è facile e la fatica non si sa che cos’è. La seconda curva la maturità dove si incassa ciò che si è costruito. Il finale è il finale: nessuno può sapere come verrà, bisogna viverlo, e sperare di non aver sprecato troppo prima.

Guido Müller sta per compiere 75 anni, ha i capelli candidi, un corpo da atleta e l’aspetto di chi non ha sciupato nulla. Da giovane, sui 400 ad ostacoli, ha gareggiato contro Salvatore Morale, l’azzurro allora primatista mondiale. Da trent’anni a questa parte i record del mondo dei veterani sono tutti suoi. «Ho cominciato a correre quando avevo undici anni - racconta, aggiustandosi gli occhiali con la bandierina tedesca agganciata a una stanghetta - Ero bravo, ma ho fallito le qualificazioni per le Olimpiadi di Tokyo, nel ’64 Così, l’anno dopo, 65, sono andato a studiare in America e poco a poco ho smesso. Ho ripreso negli anni Ottanta, con degli amici a Stoccarda. Sono ancora qui».

La corsa Fatti i conti, fanno quasi mezzo secolo trascorso in pista, tra ostacoli e corsie . «A me l’atletica piace. I medici mi fanno gli esami e dicono che ho i valori di un cinquantenne, e allora vado avanti. Mi chiedono se sono così perché corro, o se corro perché sono così, ma io la risposta non la so. Sto bene e corro, tanto mi basta: mi piace pensare che non sono ancora da buttare via».

Ieri ha vinto i 300 a ostacoli e i 400 piani, scavando un abisso tra sé e i coraggiosi che hanno provato a sfidarlo allo stadio Nebiolo. «I tempi? Buoni, ma non è importante adesso. l’anno prossimo passo di categoria e saranno nuovi record del mondo...».

I sorrisi Müller parla e sorride. Si inchina a salutare il pubblico e sorride. Si toglie le scarpette chiodate e sorride, va a ritirare la millesima medaglia della carriera e sorride.

Non è il solo: sorride Aso Katsuya, il giapponese che ha vinto il lancio del peso e fa un po’ fatica a uscire dal campo, arrampicandosi sui gradoni degli spalti con i passi corti dei suoi 86 anni. Sorride Seryoza Sarukhanian, armeno, l’ex maratoneta che di anni ne ha 87 ed è venuto qui tutto solo da Yerevan: «Ho già fatto le gare di velocità, ma per me sono un po’ corte. Per fortuna domani arrivano i 1500...».

Sorridono Maryonne Icarre e Chiara Ansaldi, francese la prima e piemontese la seconda, giovani quarantacinquenni protagoniste di un testa a testa nella gara di salto in lungo. Sorride Domenico Chatrian, valdostano, quarto nella gara di Müller: «Medaglia di cartone, ma quelli sono fenomeni». Sorride anche Sergio Veronesi, ingegnere lombardo, battuto sugli ostacoli da un russo impossibile: «Da quando sono in pensione sono quasi un professionista scherza - Prima di venire qui mi sono allenato con mio nipote che ha quindici anni: la mattina gli insegnavo i lanci, il pomeriggio andavamo in pista o a correre su e giù per la pineta».

I torinesi Un’epidemia di facce allegre, anche in chi perde. «Nelle nostre gare c’è molto fair play, molta amicizia, non siamo qui per scannarci», racconta Michele Boccardo, classe 1936, una volta azzurro con Livio Berruti e oggi medaglia d’argento over 75 sui 100 metri. «Alla nostra età le delusioni durano poco», spiega. Anche la sua, come quella di Müller, è una storia di andata e ritorno.

«Ho smesso nel ’59 prima dei Giochi di Roma che tanto non avrei fatto - ricorda, con un altro sorriso - Non davo esami da un po’, e mio padre non era troppo contento... Ho ripreso nel 2007: qui a Torino siamo un bel gruppo, c’è anche una signora, Silvia Giacosa, che ha cominciato da poco eppure qui ai Masters Games ha già vinto tre medaglie. Ci alleniamo proprio qui al Nebiolo, insieme a Fabio Cerutti e Davide Manenti, due azzurri che da domani saranno a Mosca per i Mondiali, quelli “veri”. Ci dà una mano Alessandro Nocera, l’allenatore della nazionale. Spesso mi usa come preda: mi fa partire trenta metri avanti, e dice agli altri di venirmi a prendere...».