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 2013  agosto 07 Mercoledì calendario

QUEI GRAN FIGLI DI… PENNA DAL COGNOME PESANTE

Owen King, figlio di Stephen King e della scrittrice Tabitha Spruce King, ha pubblicato nel marzo scorso il suo primo romanzo, Double Feature, accolto abbastanza bene dalla critica. Suo fratello Joe Hill è al quarto romanzo, NOS4A2 (pronuncia: Nosferatu), riuscito cocktail di horror e fantasy, ma, secondo alcuni, si muove ancora nel cono d’ombra del famoso padre. Anche la moglie di Owen, Kelly Braffet, è una scrittrice, con un giallo in uscita il prossimo mese: Save Yourself.
Ovviamente quando il clan King si riunisce nella casa paterna nel Maine, l’argomento più dibattuto è la letteratura seguito a ruota dal cinema. Ma non mancano le sorprese. “Quando la sera ci mettevano a letto - ricorda Owen - non erano i nostri genitori a raccontarci una favola o a leggerci qualcosa. Siamo stati sempre noi a raccontare le nostre storie a mamma e papà e spesso a leggere per loro”. In quegli anni lontani Naomi, la terza figlia dei King, lesse al padre tutti i romanzi di Wilbur Smith e Anna Karenina e il padre non glielo ha ancora perdonato. “Non le piacevano i romanzi russi”, ricorda Naomi”. “Preferiva le mie fantasie e i miei sogni”.
Letture di una famiglia di successo
La lettura a casa King era il passatempo più praticato oltre che una forma di socializzazione tra i membri della famiglia che, a turno, leggevano ad alta voce durante il pranzo e la cena. Cosa leggevano? Di tutto: da Tolkien alle Cronache di Narnia. E scrivere era considerata la cosa più naturale del mondo. Stephen e sua moglie non hanno mai avuto un ufficio; hanno sempre scritto in casa, spesso in cucina mentre i figli giocavano e magari si chiedevano quali parole uscivano in quel momento dalle fantasia di mamma e papà.
Chissà perché quando si parla di figli d’arte si pensa comunemente ai figli degli attori, dei cantanti, dei musicisti, dei pittori. Più rari sono i figli degli scrittori che si sono dedicati con successo al mestiere dei genitori. Tra tutti il più famoso è probabilmente Martin Amis, figlio di Kingsley. Martin Amis è, insieme a Salman Rushdie, Ian McEwan e lo scomparso Christopher Hitchens, uno dei “cattivi ragazzi” della letteratura britannica. “Mio padre diceva sempre che ero disposto ad infrangere qualunque regola pur di attirare l’attenzione. Con il mio amico Christopher Hitchens eravamo specialisti di scherzi sgradevoli e osceni”. Certo è che Martin ha sempre sofferto – a volte ammettendolo, altre negandolo – l’immancabile confronto con il padre, scrittore prolifico e molto amato in Gran Bretagna. “Il nome di mio padre mi ha danneggiato. Non fossi stato suo figlio non avrei mai chiesto un anticipo di 500.000 sterline per il mio primo libro, L’informazione. Avrei dovuto accontentarmi delle 300.000 sterline che mi erano state proposte. In tal modo non avrei rotto con la mia agente, Pat Kavanagh, moglie del mio amico Julian Barnes”. Il 20 luglio scorso Bbc Radio 4 ha trasmesso una lunga e illuminante intervista con Amis nel corso della quale è stato affrontato anche il rapporto con il padre: “Mio padre era una persona riservata e un padre evanescente. Se ne stava rinchiuso per giorni nel suo studio e ci incontravamo qualche volta per le scale. Debbo dire che ogni volta che lo incontravo mi faceva ridere. Aveva un modo straordinario di mettere insieme le parole ed aveva un grande senso dell’umorismo”. Ma quale è stata l’influenza di suo padre sul suo modo di scrivere? “Avrei voluto mettere una maggiore distanza tra me a lui. Era un uomo ingombrante e uno scrittore ingombrante. Ma non credo di aver mai consapevolmente tentato di imitarlo e sicuramente non ho mai cercato di fare colpo su di lui. In fondo del suo giudizio mi importava poco a nulla”.
Per complicarsi ulteriormente la vita, Martin Amis ha sposato in seconde nozze la scrittrice Isabel Fonseca, “sua musa e sua pari”, come ama dire Martin. Fonseca è a sua volta figlia d’arte, ma non nel senso letterario del termine: suo padre era uno scultore, sua madre e suo fratello pittori. Stanno insieme da 17 anni e sembrano felici. “Nessuna rivalità, nessuna gelosia. In fondo il matrimonio è una barzelletta. Funziona solo se continui a ridere”, sentenzia Martin Amis. “E poi mia moglie è talmente affascinante che, mi vergogno a dirlo, la mia joie de vivre dipende dalla sua bellezza”.
La storia stravagante di Rebecca Miller
Leggermente diversa la storia di Rebecca Miller, figlia del drammaturgo Arthur, al suo secondo romanzo, Jacob’s folly, bizzarra storia dell’arrotino francese Jacob nella Parigi del Settecento che sembra disposto a tutto per avere successo nella vita. Ma come d’incanto si ritrova reincarnato in una mosca a Long Island nel ventunesimo secolo. È proprio la sua comparsa nelle vesti di una mosca a cambiare per sempre il destino di una giovane infermiera ebrea ortodossa. Rebecca non ha mai patito il confronto con il padre tanto da avere una vita artistica libera e multiforme e da aver spesso lavorato con il padre. Ha iniziato come attrice, è passata alla sceneggiatura e poi alla regia e da molti anni è sposata con Daniel Day-Lewis conosciuto mentre con il padre preparava la versione cinematografica di La seduzione del male tratto dal dramma The crucible sulla stregoneria. Ted Heller ha pubblicato tre romanzi, l’ultimo dei quali, Pocket Kings, parla di un aspirante scrittore, Franklin W. Dixon, che non riesce a farsi pubblicare e si accorge, con grande sgomento, che molti scrittori usano il suo vero nome come pseudonimo. Al colmo della disperazione Dixon prende la decisione di auto-pubblicarsi. Anche Ted Heller condivide il cognome con uno scrittore: Joseph Heller, l’immortale e indimenticabile autore di Comma 22, È successo qualcosa, Tempo scaduto. È suo padre, ma Ted non se ne è mai fatto un problema e il suo ultimo libro è stato acclamato dalla critica come un capolavoro. Indubbiamente le due principali “famiglie di scrittori” sono state la famiglia Bronte e quella Dumas, ciascuna delle quali contra tre scrittori pubblicati e un poeta. E in Italia? Nulla. Se proprio vogliamo fare un nome viene in mente solamente Federico Moccia, l’idolo delle adolescenti, figlio di Giuseppe Moccia, sceneggiatore cinematografico e televisivo con il nome di Pipolo.