Massimo Gaggi, Corriere della Sera 8/8/2013, 8 agosto 2013
«L’intellettuale e il cowboy Due leader incompatibili» – «Cancellare una visita già programmata è certamente un trauma
«L’intellettuale e il cowboy Due leader incompatibili» – «Cancellare una visita già programmata è certamente un trauma. Ma un annullamento — anzi un rinvio, se vogliamo usare il linguaggio più soffice del Dipartimento di Stato — è sempre meglio di un fallimento. Il rischio era quello di un incontro molto teso al termine del quale Obama e Putin si presentano in pubblico dando segni di ostilità reciproca. Un rischio molto grosso: ci eravamo già andati molto vicini due mesi fa, quando i due si sono incontrati al G8 nordirlandese di Enniskillen». Cliff Kupchan è un profondo conoscitore della Russia e delle relazioni Washington-Mosca. Fratello di Charlie, altro celebre esperto di relazioni internazionali, Cliff, un ex funzionario del Dipartimento di Stato, ora svolge la sua attività di analista all’Eurasia Group. Anche se il caso Snowden ha creato una situazione insostenibile, fino a ieri sembrava che le diplomazie fossero al lavoro per cercare di salvare il summit del Cremlino. Era stato anche messo in calendario per venerdì un incontro tra i ministri degli Esteri e della Difesa dei due Paesi. È successo qualcosa nelle ultime ore? «Che io sappia no. Credo che, qui, siamo su due piani diversi: da un lato il dialogo diplomatico e militare con la Russia che deve comunque continuare, data l’importanza dei due Paesi, il loro ruolo strategico. E, quindi, il lavoro dei ministri. Dall’altro la Casa Bianca e la sensibilità del presidente americano: il suo difficile rapporto personale con Putin, la pratica impossibilità di arrivare a qualche risultato concreto, oggi, in una visita al Cremlino. E, su tutto, un problema di sensibilità: la decisione della Russia di ospitare un traditore dell’America ha reso oggettivamente impossibile una visita ufficiale, a quel punto non più proponibile proprio dal punto di vista dell’interesse nazionale degli Usa. Che le cose stessero ormai in questi termini, era evidente da giorni. Per questo penso che non ci siano stati fatti nuovi nelle ultime ore». Edward Snowden è il detonatore, ma la sensazione è che il vertice sia stato reso inopportuno anche da altri nodi insoluti. Troppi problemi aperti e zero progressi, dalla Siria ai missili in Europa. E Putin scettico anche sui tagli agli arsenali atomici, la cosa che stava più a cuore a Obama. «È vero. Leader a parte, il clima tra i due Paesi è andato continuamente deteriorandosi nell’ultimo anno. A partire dal Magnitsky Act, votato dal Congresso e ratificato da Obama (vieta ai cittadini russi che hanno violato i diritti umani di viaggiare negli Usa e di acquistare proprietà immobiliari nel Paese, ndr ) e dal decreto di Putin che, subito dopo, ha vietato l’adozione di bambini russi da parte di famiglie americane, l’umore è cambiato anche a livello popolare: questi atti hanno portato i cittadini di tutti e due i Paesi a sentirsi in qualche modo offesi. E poi ci sono le divergenze diplomatiche, due leader che sembrano parlare lingue diverse: nessun spiraglio per una soluzione negoziata della guerra civile in Siria, Putin che non si fida delle aperture di Obama che ha modificato il piano di dispiegamento delle difese antimissile in Europa. E che non concede nulla sul taglio ulteriore delle armi nucleari dei due Paesi. Solo sul contenimento dell’Iran e delle sue ambizioni nucleari, la collaborazione Mosca-Washington sembra funzionare, oltre che sul terrorismo dopo le bombe di Boston». Ma c’è anche un’incompatibilità tra i due personaggi? In passato Obama è riuscito quasi sempre a creare un minimo di feeling umano anche con leader che alleati non sono, come quelli cinesi. Con Putin non c’è riuscito. «Putin è un politico abile e glaciale, ma è anche un uomo che ama le imprese fisiche. È molto diverso da un intellettuale cerebrale come Obama. Paradossalmente è più simile al “cowboy” George Bush. E, infatti, era più a suo agio con lui». Massimo Gaggi